Sono Mirko Presciuttini di Alternativa Popolare ed Emidio Gubbiotti del Partito Democratico i nuovi vicepresidenti del consiglio comunale di Terni, eletti questa mattina da un’assemblea chiamata a ricomporre gli equilibri istituzionali dopo le recenti frizioni politiche che hanno portato a una modifica dei gruppi consiliari.
Presciuttini ha ottenuto 15 voti, Gubbiotti 14. Nell’urna anche una scheda bianca. Il rinnovo dell'Ufficio di Presidenza è stata imposta dal cambio di schieramento dell’ex capogruppo AP Guido Verdecchia, approdato al Misto, e dal contemporaneo rientro in maggioranza del consigliere Danilo Primieri.

L’ufficio di presidenza del consiglio comunale si era ritrovato nel limbo da una settimana, in ragione di trattative serrate e tentativi di mediazione tra gruppi che, in aula, convivono con equilibri politicamente delicati in ragione delle dfifferenze di schieramento.
La presidente dell’assemblea, Sara Francescangeli di Alternativa Popolare, vede ora ricomposta la squadra con l’ingresso di due figure che, nel loro campo, rappresentano esperienze giuridiche e politiche molto differenti.
Per la maggioranza, la scelta era ricaduta fin da subito sul fedelissimo bandecchiano Mirko Presciuttini, già capogruppo di AP in Provincia. La disponibilità del vicepresidente uscente, Raffaello Federighi, a lasciare il posto aveva aperto la strada a una soluzione rapida, favorita anche dalla recente nomina dello stesso Federighi a capo di gabinetto della Provincia di Terni.
Più complesso il percorso dell’opposizione, che è divisa in tre blocchi: centrodestra, centrosinistra e Misto.
Per giorni si era sondato il nome dell’ex candidato sindaco del centrodestra Orlando Masselli, oggi nel Misto, ma l’ex vicesindaco della giunta Latini ha preferito non accettare la candidatura. Il centrodestra, privo di una convergenza interna e gravato da diverse indisponibilità (come quelle di Elena Proietti Trotti e di Valdimiro Orsini), ha quindi lasciato campo al Partito Democratico, che ha proposto l’ex capogruppo Emidio Gubbiotti, oggi sostituito in quel ruolo da Pierluigi Spinelli.
Nel seggio composto da Severoni, Rosati e Proietti Trotti sono stati registrati 30 voti totali: 15 preferenze per Presciuttini, 14 per Gubbiotti, una scheda bianca. Un voto pulito, rapido, tecnico. Ma frutto di una settimana politica tutt’altro che inoperosa.
La rielezione dei vicepresidenti non è stata una scelta politica, bensì un passaggio dovuto al combinato disposto del regolamento consiliare e dei recenti cambi di collocazione di due consiglieri chiave.
Il trasferimento di Guido Verdecchia da AP al Misto ha determinato la decadenza dalla sua posizione di vicepresidente, innescando automaticamente la necessità di rinnovare entrambi i posti disponibili. A complicare ulteriormente il quadro, il rientro del consigliere Danilo Primieri in maggioranza ha reso impossibile la sua permanenza nel ruolo di vicepresidente espresso dalle minoranze.
Lo statuto comunale è chiaro: quando un vicepresidente cambia gruppo, si dimette o decade, la carica va riassegnata tramite una votazione complessiva che coinvolge tutte le forze politiche. Un meccanismo pensato per garantire che i ruoli di garanzia rispecchino fedelmente la geografia politica reale dell’aula.
È in questo contesto che si inserisce l’elezione di Presciuttini e Gubbiotti, scelta che ha ricomposto la fotografia istituzionale dopo giorni in cui la rappresentanza era rimasta sospesa per la necessità di riallineare le posizioni.
La rivotazione certifica, punto per punto, la nuova mappa dei rapporti di forza. Alternativa Popolare ha scelto un nome di piena fiducia politica, mentre l’opposizione ha mostrato la capacità di trovare una convergenza, seppur lunga e sofferta (molti i nomi caduti nell'operazione di sfoglio della margherita), attorno a Gubbiotti, figura considerata di alta competenza, capacità di sintesi istituzionale e credibilità anche fuori dal perimetro del PD.
Per Palazzo Spada, la normalizzazione dell’ufficio di presidenza chiude una parentesi complicata, riporta ordine nella catena istituzionale e consente alle forze politiche di tornare ai dossier aperti.