03 Dec, 2025 - 13:20

Unicoop e Superconti: chiusure e licenziamenti accendono lo scontro politico

Unicoop e Superconti: chiusure e licenziamenti accendono lo scontro politico

Il ridimensionamento di Unicoop Etruria e della rete Superconti, con chiusure e licenziamenti anche in Umbria, si è trasformato in un fronte politico immediato. Il centrodestra chiede una convocazione urgente in Commissione dei vertici della cooperativa e chiama in causa la Giunta regionale, accusata di aver sottovalutato una crisi annunciata. Nel frattempo la Flaica CUB rompe gli equilibri sindacali e attacca i confederali, denunciando anni di scelte che avrebbero spianato la strada all’attuale scenario.

Opposizioni compatte: “Una emergenza sociale ignorata dalla Regione”

A firmare la presa di posizione sono i consiglieri regionali Donatella Tesei, Enrico Melasecche, Eleonora Pace, Matteo Giambartolomei, Paola Agabiti, Laura Pernazza, Andrea Romizi e Nilo Arcudi, che parlano di una situazione da affrontare senza indugi. La riorganizzazione derivante dalla fusione tra Coop Centro Italia e Unicoop Tirreno, spiegano, non sarebbe una sorpresa dell’ultimo minuto.

Il gruppo ricorda che già a dicembre 2024 erano noti i contorni del nuovo assetto e che, a febbraio 2025, l’assessore allo Sviluppo economico Francesco De Rebotti aveva rassicurato l’Aula affermando che si trattava di “un processo di fusione e non di una crisi aziendale”. Oggi, rileva l’opposizione, la realtà racconta altro.

La critica è diretta: “Che cosa ha fatto la Regione Umbria in questo anno? Come mai non hanno monitorato gli sviluppi della fusione? Possibile che Giunta regionale e assessore competente non sapessero di quanto sarebbe avvenuto?”.

I numeri forniti dai sindacati aggravano il quadro. Il piano prevedrebbe 180 esuberi nelle sedi amministrative e la dismissione di 24 punti vendita, di cui 10 in Umbria, con ricadute su oltre 340 lavoratori. Tra i negozi umbri a rischio figurano Perugia San Sisto, Bastia Umbra, Tavernelle, Cannara, oltre agli esercizi Superconti di Amelia, Perugia via Settevalli, Todi, Acquasparta e due punti a Terni.

Nel luglio 2025, l’Aula aveva approvato all’unanimità una mozione che impegnava la Regione ad aprire un tavolo con azienda, sigle sindacali e Comuni interessati. Per i consiglieri, da quel mandato non è scaturito nessun presidio adeguato. Per questo chiedono ora una convocazione urgente della II Commissione, per chiarire il perimetro del piano industriale e le misure che la Regione intende adottare per contenere licenziamenti e cessioni.

Flaica CUB all’attacco: “Lavoratori trattati come variabili di costo”

A rendere ancora più tesa la vicenda è la posizione della Flaica CUB Umbria, che esprime una preoccupazione radicale per la ristrutturazione di Coop Etruria e Superconti. Il sindacato di base parla di una crisi che affonda le radici in un modello di relazioni industriali ritenuto remissivo.

Nel comunicato, l’organizzazione denuncia: “Questo è il risultato di anni di concertazione al ribasso, lo stesso approccio che ha caratterizzato l’ultimo rinnovo del contratto nazionale del commercio, in cui CGIL, CISL e UIL si sono accontentate di una vera e propria elemosina”.

Il giudizio si estende a scelte operative considerate insostenibili: aperture indiscriminate, orari estesi e condizioni di lavoro che, secondo la sigla, avrebbero compromesso la qualità della vita dei dipendenti. La sintesi è amara: “I dipendenti vengono trattati come carne da macello, spremuti fino all’ultimo per poi essere sacrificati quando l’azienda decide di ristrutturare o tagliare”.

La vertenza della grande distribuzione organizzata terreno di conflitto politico-sindacale 

La Flaica CUB rivendica un ruolo sindacale più netto e conflittuale: “Il sindacato deve essere contrapposizione, non complicità. Se perde questo ruolo, perde se stesso”. L’impegno dichiarato è quello di continuare a sostenere i lavoratori senza margini di compromesso, opponendosi a qualsiasi logica concertativa che non garantisca risultati reali.

Il dossier Unicoop Etruria assume dunque una dimensione che va oltre la chiusura dei punti vendita: è uno stress test per la Regione, per il sistema sindacale e per un settore già sotto pressione. La convocazione in Commissione sarà il primo passaggio utile per misurare responsabilità e prospettive, mentre per i lavoratori l’urgenza resta la stessa: ottenere certezze in un quadro che rischia di pesare a lungo sulle comunità locali.

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Federico Zacaglioni
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