02 Dec, 2025 - 13:40

Coop e Superconti, 24 punti vendita verso la cessione o la chiusura e 180 esuberi: l'allarme del Comune di Terni

Coop e Superconti, 24 punti vendita verso la cessione o la chiusura e 180 esuberi: l'allarme del Comune di Terni

Un piano che promette rilancio ma porta chiusure e cessioni: Unicoop Etruria punta a cedere fino a 24 punti vendita tra Umbria, Lazio, Abruzzo e Toscana, con il possibile trasferimento di circa 340 dipendenti a nuovi operatori, e a ridurre di 180 unità il personale delle sedi amministrative di Vignale Riotorto e Castiglione del Lago. 

Una scelta presentata come necessaria per l’efficienza, ma che ha fatto immediatamente scattare la reazione sindacale. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno proclamato lo stato di agitazione e annunciato un pacchetto di ore di sciopero, accusando l’azienda di “scaricare sui lavoratori il peso di anni di cattiva gestione”.

La seconda fase del Piano Industriale 2025-2027, dopo la fusione che ha dato vita al colosso cooperativo, si rivela dunque un passaggio doloroso, che mette in discussione presidi commerciali e centinaia di posti di lavoro in territori già fragili.

Al via a Roma i tavoli di trattativa: nel mirino punti vendita ex Coop Centro Italia e Superconti

I tavoli si sono aperti ieri a Roma, in un clima già teso. Da una parte la cooperativa, che parla di “cammino complesso ma necessario” per assicurare una “prospettiva di sviluppo duraturo”. Dall’altra le organizzazioni sindacali, che vedono nella mole delle dismissioni e dei tagli al personale un colpo durissimo. I numeri sul tavolo sono quelli che contano: sotto la lente della “razionalizzazione” finiscono 24 esercizi commerciali, un mix di ex Coop Centro Italia, ex Unicoop Tirreno e, soprattutto, dell’insegna Superconti Supermercati Terni. L’azienda parla di 23 punti, ma i sindacati ne contano 24, includendo anche un ulteriore Superconti.

I punti vendita coinvolti: l'Umbria perde i Superconti di Amelia, Acquasparta e Terni

Il comunicato aziendale fornisce alcuni nomi emblematici dei negozi destinati alla cessione, tutti concentrati in Umbria e riferiti all’insegna Superconti. Si tratta dei punti vendita di Amelia, Acquasparta e di Terni, in particolare quelli di Cospea e viale Turati. Questi sono gli unici esempi citati esplicitamente, a testimonianza di un impatto significativo sul territorio umbro. Per i sindacati, si tratta della prova di uno smantellamento del presidio commerciale della cooperativa in una provincia storica per l’insegna. Mentre Unicoop Etruria parla di punti “non più sostenibili” per mutate condizioni di mercato, per le organizzazioni dei lavoratori si tratta della privatizzazione di fatto di un segmento importante della rete, con conseguenze immediate per i 340 dipendenti coinvolti, il cui futuro dipenderà interamente dalla volontà dei nuovi acquirenti.

L'allarme politico: l'assessore Cardinali teme per il marchio storico Superconti

La tensione politica si aggiunge a quella sociale. Sergio Cardinali, assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Terni, lancia un grido d’allarme che suona come un amaro “avevo detto io”. “Le notizie che arrivano in queste ore sul piano di ristrutturazione di Unicoop Etruria sono drammatiche e confermano il grido di allarme che mesi fa lanciai attirandomi l'accusa di fare terrorismo”, dichiara Cardinali. “Purtroppo, invece, stiamo andando in quella direzione tragica che avevo paventato, con decine di punti vendita a rischio chiusura e tanti posti di lavoro a rischio soppressione. Complessivamente, tra operatori di vendita e amministrativi, centinaia di posti di lavoro”.

Il timore più grande, espresso a chiare lettere, è per l’identità commerciale del territorio. “L’Umbria perde occupazione, e punti vendita. Terni rischia di vedere scomparire il marchio storico Superconti che ha fatto la storia del commercio della nostra città e che rappresenta un punto di riferimento di qualità e serietà”, prosegue l’assessore. La sua richiesta alle istituzioni è netta: “Ci attendiamo ora delle risposte chiare, in controtendenza ai tagli finora paventati. Ci aspettiamo un nuovo piano industriale da parte dell’azienda e soprattutto una attenzione della Regione Umbria a difesa dei propri cittadini”.

Il doppio binario del piano aziendale: razionalizzazione per investire, ma il conto è salato

Unicoop Etruria, dal canto suo, descrive le mosse come il frutto di “analisi approfondite” e del “senso di responsabilità”. L’obiettivo dichiarato è ottimizzare risorse, migliorare l’efficienza e liberare energie finanziarie per nuovi investimenti. La cooperativa sottolinea di aver già rafforzato la sua struttura patrimoniale e finanziaria per oltre 200 milioni di euro e promette “significativi investimenti in ammodernamento, innovazione e convenienza”, oltre a nuove aperture programmate in Umbria per il biennio 2026-2027. “Quello avviato è un cammino complesso, ma necessario, per assicurare alla cooperativa una prospettiva di sviluppo duraturo”, si legge in una nota.

Tuttavia, il prezzo di questa razionalizzazione è elevatissimo in termini sociali. Oltre alle cessioni della rete commerciale, il piano prevede 180 esuberi nelle funzioni amministrative centralizzate a Vignale Riotorto (GR) e Castiglione del Lago (PG). L’azienda si impegna a “curare la prospettiva della massima conservazione dei posti di lavoro”, ma per i sindacati e ora anche per la politica locale, si tratta di parole di circostanza di fronte a un’operazione di dimensioni inaccettabili.

La risposta dei sindacati: agitazione e sciopero per difendere lavoro e territori

La controparte sociale non ha esitazioni. Per Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs si tratta di una decisione che tradisce lo spirito cooperativo. La proclamazione dello stato di agitazione e l’annuncio di un pacchetto di ore di sciopero sono la risposta immediata, a dimostrazione che le trattative si prospettano lunghe e conflittuali.

Mentre la cooperativa insiste sulla necessità di rendere “più razionale” la presenza sui territori, dalla piazza sindacale e dagli enti locali si alza un coro di protesta che vede in questa mappa delle chiusure, specialmente in Umbria, l’affievolirsi di un presidio che andava rafforzato, non smantellato. La partita è appena iniziata, ma il solco tra le parti sembra già profondo. Le prossime settimane di confronto diranno se sarà possibile trovare una mediazione che vada oltre la semplice gestione di un doloroso declino.

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Federico Zacaglioni
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