Un patto istituzionale per dire “basta” alle aggressioni, per restituire sicurezza e dignità a chi, in ospedale, cura. È stato siglato questa mattina a Palazzo Bazzani, sede della Prefettura di Terni, il primo Protocollo d’intesa in Umbria per la prevenzione e la gestione degli episodi di violenza contro il personale sanitario e sociosanitario. Un accordo che giunge in risposta a un’emergenza crescente, resa drammaticamente tangibile dai numerosi e gravi casi registrati nel 2025 al Pronto Soccorso dell’ospedale “Santa Maria”, dove in pochi giorni tre infermieri sono stati aggrediti con lesioni tali da richiedere un mese di prognosi. Alla firma, un segnale forte di unità di intenti, hanno partecipato il Prefetto Antonietta Orlando, la Presidente della Giunta Regionale Umbria, Stefania Proietti, e il Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera “Santa Maria” di Terni, Andrea Casciari, alla presenza dei vertici provinciali delle Forze dell’Ordine.
L’intesa non è un mero atto formale, ma un piano operativo concreto. Stabilisce procedure d’intervento immediate e coordinate per gestire le situazioni di crisi, garantendo al contempo supporto psicologico e legale alle vittime. L’obiettivo dichiarato è promuovere una politica di tolleranza zero verso ogni atto di violenza, fisica o verbale, e formare adeguatamente il personale per prevenire e gestire le aggressioni.

Il 2025, nella provincia di Terni, si è aperto con una scia di violenza inaccettabile tra le corsie del Pronto Soccorso. Due episodi distinti, tre infermieri gravemente colpiti. Sono i volti e le storie dietro le statistiche che hanno reso questo protocollo un’assoluta priorità. Questi casi non sono isolati, ma la punta di un iceberg in un contesto regionale già fortemente critico. Se i dati complessivi per il 2025 sono ancora in via di definizione, quelli del 2024 tracciano un quadro allarmante: in Umbria si sono registrati 207 episodi di aggressione (+37% rispetto al 2023), che hanno coinvolto 262 operatori (+46%). Le categorie più esposte sono gli infermieri (58%) e i medici (25%). Se la maggioranza degli attacchi è di tipo verbale (76%), le aggressioni fisiche, pur rappresentando il 18% del totale, lasciano segni indelebili, non solo sulla pelle ma anche nella motivazione di chi svolge una professione di cura.
Il Protocollo rappresenta la risposta strutturata a un’esigenza che le istituzioni non potevano più ignorare. “Questo Protocollo, il primo ad esser sottoscritto in Umbria, è un esempio tangibile della collaborazione istituzionale”, ha dichiarato il Prefetto Antonietta Orlando al termine della cerimonia. “È volto a prevenire, scoraggiare e contrastare fenomeni di aggressione, sia fisica che psicologica, ai danni dei sanitari la cui sicurezza viene riconosciuta quale priorità condivisa”.
La presidente Stefania Proietti ha rimarcato la centralità dell’azione di prevenzione: “La tutela del personale sanitario è una priorità assoluta: con questa firma compiamo un passo concreto e necessario per proteggere chi ogni giorno garantisce assistenza e cura ai cittadini. Sottolineo in primo luogo la necessità di prevenire gli episodi di violenza e promuovere la cultura del rispetto e del dialogo”. Il Prefetto Orlando ha aggiunto: “Per quanto attiene alla nostra competenza, credo nella assoluta necessità di adottare una politica di tolleranza zero contro ogni forma di violenza, garantendo un ambiente sicuro e rispettoso per tutto il personale sanitario”.
Dall’ospedale, il direttore generale Andrea Casciari ha chiuso con una nota di determinazione: “Il protocollo che firmiamo oggi è uno strumento molto significativo e rappresenta un passo fondamentale per proteggere il personale sanitario, rafforzando la nostra azione comune contro ogni forma di violenza”.

L’accordo darà attuazione alle misure nazionali introducendo un sistema coordinato di procedure e interventi tempestivi, anche attraverso il coinvolgimento del numero unico di emergenza 112. Il documento, inoltre, disciplina il ruolo del costituendo Osservatorio regionale rischio aggressioni, che avrà il compito cruciale di monitorare gli episodi, aggiornare le linee guida e coordinare le iniziative formative. Non solo repressione, quindi, ma una strategia articolata fatta di prevenzione, formazione e supporto, per trasformare la sicurezza da auspicio in diritto quotidiano per chi lavora nella sanità.