Notte agitata al Pronto Soccorso di Terni, dove una 19enne residente in città ha aggredito tre infermieri in servizio. L’episodio è avvenuto tra domenica e lunedì: la giovane, accompagnata dal 118 per grave ebbrezza alcolica e un trauma facciale dovuto a una caduta, è risultata positiva non solo all’alcol, con un tasso di 1,71 g/l, ma anche a cannabinoidi e benzodiazepine.
In evidente stato di alterazione psicomotoria, ha colpito con calci, pugni e graffi il personale che tentava di contenerne la violenza. Un infermiere ha riportato escoriazioni agli arti, un altro graffi al collo, mentre un terzo ha subito un morso con il distacco parziale di un’unghia.
Solo la somministrazione di sedativi ha consentito di riportare la calma. I Carabinieri della Sezione Radiomobile di Terni, presenti in ospedale per altri accertamenti, sono intervenuti tempestivamente e hanno arrestato la giovane in flagranza di reato per lesioni personali aggravate.
Il giorno successivo il giudice ha convalidato l’arresto e disposto la liberazione della ragazza in attesa del processo, considerandol'assenza di porecedenti penali. Resta però il peso di un fenomeno in continua crescita.
In Umbria, secondo i dati diffusi dalla Regione, nel 2024 sono state 207 le aggressioni denunciate da parte di operatori sanitari, con un aumento del 37% rispetto all’anno precedente. A farne le spese sono soprattutto gli infermieri, coinvolti nel 58% dei casi, seguiti dai medici (25%) e dagli operatori sociosanitari (9%). Il pronto soccorso resta il luogo più esposto, ma gli episodi non risparmiano altri reparti.
Un quadro che ha spinto la Regione a inserire nel nuovo piano sociosanitario misure specifiche per la prevenzione delle violenze, in collaborazione con ordini professionali e associazioni di categoria.
La Consulta umbra delle professioni sanitarie ha ribadito che “nessuna forma di violenza può essere tollerata”, sottolineando come episodi di questo tipo compromettano la qualità del servizio e il benessere psicologico di chi opera in prima linea. L’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Perugia e Terni ha rilanciato la necessità di dotare il personale di strumenti concreti: braccialetti elettronici, pulsanti di emergenza e sistemi di videosorveglianza potenziati.
A livello nazionale, il Decreto-Legge 137 del 2024, convertito in legge, ha introdotto nuove tutele: sanzioni più pesanti, arresto in flagranza differita e l’istituzione dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli operatori sanitari. Parallelamente, il Ministero della Salute ha destinato risorse del PNRR per rafforzare la sorveglianza negli ospedali e prevedere una formazione mirata alla gestione delle situazioni di rischio.
L’aggressione al pronto soccorso di Terni non è un episodio isolato, ma l’ennesimo segnale di una tensione crescente. In prima linea ci sono operatori che, oltre alla professionalità clinica, devono oggi fronteggiare episodi di violenza fisica e verbale sempre più frequenti.
La risposta istituzionale è fondamentale, ma non sufficiente. Serve un cambio culturale, che passi attraverso la sensibilizzazione dei cittadini e un patto di rispetto reciproco tra chi cura e chi è curato. Senza un salto di qualità nella prevenzione e nella tutela, il rischio è che la sanità diventi terreno di conflitto invece che di cura.