Il numero fotografa una criticità strutturale che va oltre le polemiche e chiama in causa istituzioni, risorse e scelte politiche. A Terni gli alloggi di edilizia residenziale pubblica non utilizzabili sono oggi 475, un dato che cresce più velocemente della capacità di recuperarli e rimetterli sul mercato. È su questo squilibrio che l’assessore alle Politiche abitative Giovanni Maggi ha acceso i riflettori, chiedendo apertamente "un piano speciale per la casa" e un intervento straordinario da parte di Regione e Governo.
“Alloggi insufficienti, serve un piano speciale”, è il messaggio che sintetizza la posizione dell’amministrazione comunale, emerso nel corso della conferenza stampa dedicata al piano industriale Ater Umbria 2026-2030. Un appuntamento voluto per fare chiarezza sui numeri e per misurare l’impatto concreto del piano regionale sulla realtà ternana.

L’assessore non nega il cambio di passo avviato da Ater Umbria, anzi lo riconosce come un elemento positivo. “Dobbiamo dare atto del buon comportamento e del cambio di passo che ha avuto Ater”, ha spiegato Maggi, sottolineando come oggi, grazie alla nuova governance, i dati siano finalmente disponibili e verificabili anche da cittadini e stampa.
Il nodo, però, resta quello delle risorse. Ater opera quasi esclusivamente con entrate proprie, derivanti dagli affitti, e questo limita in modo significativo la capacità di intervento. Nel piano industriale regionale, gli alloggi che saranno recuperati in tutta l’Umbria nel quinquennio sono 430, una media di 86 alloggi l’anno. “Numeri che non riescono a intercettare il fabbisogno reale”, è la lettura politica dell’assessore.
A Terni la situazione è ancora più evidente. Nel settembre 2023 gli alloggi da ripristinare erano 306. Oggi sono 475. Significa che ogni anno circa 80 alloggi rientrano nel circuito degli sfitti, senza che il sistema riesca a compensare con un pari numero di recuperi. “Case che tornano nella disponibilità pubblica ma restano inutilizzabili e fuori mercato”, ha rimarcato Maggi.
Nel segno della trasparenza, l’assessorato ha diffuso anche il quadro aggiornato sulle assegnazioni Ers. Il bando approvato nell’ottobre 2023 ha portato a 642 domande ammesse e 37 escluse. La graduatoria definitiva, valida fino al luglio 2026, ha consentito 51 assegnazioni già effettuate, con ulteriori 23 in fase di completamento a dicembre.
Restano però rinunce, esclusioni definitive e pratiche sospese che rallentano il meccanismo e amplificano la distanza tra domanda e offerta abitativa. Una distanza che il Comune ha provato a ridurre con interventi diretti: 16 alloggi recuperati a San Lucio e 6 a Cesi, grazie ai fondi PNRR, oltre al recupero di Palazzo Stocchi, edificio di pregio destinato all’accoglienza abitativa.
“Interventi necessari ma non risolutivi”, è la sintesi politica. Anche perché una convenzione del 1985 affida ad Ater, con fondi derivanti dagli affitti, il ripristino anche degli alloggi di proprietà comunale. Un modello che oggi mostra limiti evidenti, soprattutto in assenza di finanziamenti aggiuntivi.

Alle valutazioni dell’assessore replica il presidente di Ater Umbria Federico Santi, che interviene per precisare i contenuti del piano industriale e il perimetro temporale degli interventi. “La situazione degli alloggi non locabili è una criticità sulla quale stiamo lavorando con trasparenza e impegno dal primo giorno”, afferma Santi, chiarendo però che i numeri citati non vanno letti come conclusivi.
I 435 alloggi indicati nel piano industriale, spiega il presidente, non esauriscono le operazioni previste, che per esigenze di rendicontazione si completeranno entro il primo semestre 2027. Per il 2026, Ater si impegna a mettere a disposizione almeno 318 alloggi, grazie ai fondi PNC, PNRR e alle risorse proprie di Ater regionale e comunale.
“Siamo sopra i livelli medi di riconsegne annuali e in piena operazione di recupero del terreno perso negli anni passati”, sottolinea Santi, rivendicando un’inversione di tendenza rispetto al passato. La conclusione, però, converge con l’analisi del Comune: “Per risolvere il problema alla radice servono ulteriori finanziamenti”.
Il confronto resta aperto. I numeri sono ora sul tavolo, la trasparenza è stata rivendicata da entrambe le parti. La sfida, tutta politica e amministrativa, è trasformare piani e impegni in alloggi abitabili, prima che l’emergenza diventi la normalità.