430 alloggi nuovi o ripristinati entro il 2030, grazie a uno investimento da 147 milioni di euro (provenienti da fondi nazionali, comunitari e ATER). È il cuore operativo del Piano Industriale 2026-2030 di ATER Umbria, presentato oggi, che punta a scardinare l’emergenza abitativa regionale partendo da un dato cruciale: il recupero della quasi totalità dei 1.270 alloggi attualmente non locabili nel proprio patrimonio. Un’azione che, da sola, potrebbe soddisfare circa il 30% della domanda oggi insoddisfatta, corrispondente a 4.200 nuclei in attesa.
Il piano, illustrato nel Salone d’Onore di Palazzo Donini dal presidente di Ater Federico Santi e dal direttore generale Andrea Napoletano, alla presenza della presidente della Regione Stefania Proietti e dell’assessore alla Casa Fabio Barcaioli, traccia una road map precisa. Oltre all’incremento del patrimonio, prevede una rivoluzione digitale dei servizi all’utenza, con l’obiettivo di portare al 100% le chiamate evase e di trasformare il portale web in uno sportello unico digitale, e iniziative sociali come lo sportello itinerante “Ater ti ascolta” per il contrasto al disagio nei condomini.

Il documento presentato a Palazzo Donini delinea una strategia chiara, che agisce su due fronti paralleli e complementari. Da un lato, la realizzazione di nuovi alloggi e il ripristino di quelli in degrado, per un totale di 430 unità il cui completamento sarà distribuito nell’arco del quadriennio. Dall’altro, e qui risiede uno degli sforzi più significativi, l’impegno a rendere nuovamente abitabili gli 1.270 alloggi attualmente fuori uso.
È su questo secondo fronte che il piano misura la propria ambizione di risposta concreta all’emergenza. Quei milleduecentosettanta alloggi, una volta ripristinati, rappresenterebbero una risorsa immediata per dare una risposta a un terzo delle famiglie oggi in lista d’attesa. Un obiettivo che non può prescindere, come sottolineato dai vertici Ater, da un massiccio reperimento di fondi aggiuntivi.

La nuova governance guidata da Federico Santi e Andrea Napoletano ha ereditato una situazione complessa e ha immediatamente attivato un monitoraggio stringente. I numeri presentati oggi testimoniano uno sforzo iniziale significativo: gli alloggi in ristrutturazione sono passati da 81 (dato del 30 marzo 2025) a 153 (dato del 30 ottobre 2025), realizzando un incremento dell’89% in sette mesi.
Tuttavia, proprio questo balzo in avanti illumina la dimensione della sfida. Il documento è esplicito nel riconoscere che, nonostante il grande sforzo economico già profuso, “servono maggiori fondi per risolvere questo problema strutturale”.
La partita si gioca quindi sulla capacità di intercettare risorse dal PNRR (nello specifico, si lavora alla Missione M7 I17 dedicata all’efficientamento dell’edilizia residenziale pubblica), dal Piano Nazionale Qualità dell’Abitare (Pinqua), da bandi regionali per l’efficientamento energetico e da altre fonti di finanziamento europee e nazionali. I 147 milioni di euro già previsti sono il motore iniziale, ma non sufficienti a coprire l’intero fabbisogno per il ripristino completo del patrimonio sfitto.

La regia politica regionale è stata delineata con chiarezza dalle autorità presenti. L’assessore Fabio Barcaioli, nel dichiararsi soddisfatto del lavoro sinergico avviato, ha posto l’accento sulla qualità dell’abitare come elemento non negoziabile. “Grazie all’impegno del presidente Santi, del direttore Napoletano e del nuovo Consiglio di Amministrazione - ha affermato Barcaioli - in questi mesi ci siamo impegnati affinché appartamenti in ottime condizioni, pur disponibili, venissero finalmente assegnati a chi ne aveva diritto, offrendo così nuove opportunità a chi ha bisogno di una casa”.
L’assessore ha proseguito spiegando la visione regionale: “L’obiettivo è migliorare la qualità dell’abitare intervenendo sulle barriere architettoniche e garantendo ambienti salubri, sicuri e adeguati alle esigenze di chi li vive, con un’attenzione particolare al social housing come strumento di inclusione e sostegno per chi affronta gravi difficoltà”. Un approccio che trasforma l’alloggio popolare da semplice unità abitativa a presidio di welfare e coesione sociale.

Oltre al capitolo puramente edilizio, il piano imposta una profonda trasformazione nel rapporto con i cittadini e nella gestione del patrimonio. L’obiettivo dichiarato è di azzerare la percentuale delle chiamate inevase, portandola al 100% rispetto all’attuale 80%, e di gestire il 100% delle segnalazioni fornendo feedback in tempo reale attraverso sistemi digitali come SMS e email.
Il portale dei servizi di Ater Umbria è destinato a evolversi in un vero e proprio sportello digitale unificato, attraverso il quale i locatari potranno accedere a tutti i servizi, riducendo drasticamente la necessità di recarsi fisicamente presso gli uffici. Per intercettare le fragilità sociali che possono sfuggire al canale digitale, sarà attivato il progetto “Ater ti ascolta”, che prevede l’istituzione di uno sportello sociale itinerante gestito con mezzi camper aziendali, con l’obiettivo di rafforzare la coesione e il presidio sociale nei condomini, prevenendo conflitti.
Parallelamente, la sostenibilità ambientale ed economica diventa un asse strategico. Ater sta lavorando a studi dedicati per l’attivazione di Comunità Energetiche e per l’accesso al Conto Termico 3.0. L’obiettivo è duplice: migliorare la qualità della vita e la sostenibilità ambientale degli immobili, e al contempo ridurre i costi energetici sia per l’ente che per i locatari, in un’ottica di lungo periodo.
La presidente della Regione, Stefania Proietti, ha inquadrato il piano in una prospettiva di ampio respiro sociale. “Quello di oggi è l’inizio di un cammino importante per l’Umbria perché il tema della casa continua a essere una delle questioni più delicate nel Paese e da troppo tempo pesa sulla vita delle famiglie – ha dichiarato –. La Regione intende accompagnare questo lavoro con una visione che metta al centro famiglie, giovani, anziani e tutte le persone che chiedono stabilità e luoghi adeguati alle proprie esigenze”.
Il presidente di Ater, Federico Santi, ha sintetizzato lo spirito del documento con parole operative. “Nel piano industriale c’è l’Ater del futuro. E' un passo importante per affrontare l'emergenza abitativa – ha affermato Santi –. Il documento è fatto per risolvere questo problema partendo dai quasi 1300 alloggi che sono sfitti. Stiamo cercando di rispondere a questa emergenza conservando quello che è stato fatto fino ad oggi”. Santi ha poi ribadito l’importanza della svolta digitale: “Altro passo è il miglioramento dei servizi ai cittadini che andranno sul digitale, quindi saranno molto più smart e più facili, perché ci è sembrato normale cercare di puntare sul fatto che il nostro possa essere anche un sito di servizi che dia delle risposte”.
Con il piano ora sulla carta, per Ater Umbria inizia la fase più delicata: quella dell’esecuzione. La capacità di tradurre gli impegni in cantieri aperti, di spendere con efficienza i fondi e di innovare realmente i servizi misurerà la distanza tra l’annuncio di Palazzo Donini e la risposta tangibile all’emergenza che attanaglia migliaia di famiglie umbre.