Si riaccende il confronto sulla perimetrazione della Zona economica speciale (Zes) in Umbria, con il Partito democratico regionale che rilancia la richiesta di una revisione della mappa delle aree ammesse agli incentivi fiscali. Al centro dello scontro, il rischio che una parte consistente del territorio resti esclusa dal credito d’imposta, compromettendo l’efficacia di uno strumento pensato per rilanciare investimenti, occupazione e sviluppo.
Dall’altro fronte, la Lega - attraverso Donatella Tesei ed Enrico Melasecche - respinge ogni addebito di responsabilità in capo alla precedente amministrazione, richiamando la rigidità dei parametri europei e i margini di manovra estremamente limitati concessi alle Regioni. Una contrapposizione netta, che riporta al centro dell’agenda umbra non solo una questione tecnica, ma un nodo eminentemente politico: come redistribuire risorse, opportunità e leve di sviluppo nel nuovo assetto della Zes unica, evitando che diventi l’ennesimo fattore di squilibrio territoriale anziché uno strumento di riequilibrio.
Nel documento diffuso, il Partito democratico dell’Umbria ribadisce con fermezza la necessità di rivedere la perimetrazione della Zona economica speciale, sostenendo che l’attuale configurazione "penalizza ampie porzioni del territorio regionale".
I democratici chiedono al Governo un intervento "nel rispetto delle regole europee, ma capace di rispondere anche alle esigenze reali dei nostri comuni e del sistema economico regionale", sottolineando come una Zes disegnata in modo squilibrato rischi di accentuare divari storici anziché colmarli.
La presidente Stefania Proietti viene difesa da quella che il partito definisce "una polemica artificiosa" alimentata dalla Lega. La Regione - ricordano dal Pd - ha già attivato, attraverso Sviluppumbria, uno "studio tecnico dettagliato" accompagnato da un confronto istituzionale con i ministeri competenti, finalizzato a evidenziare le criticità di una mappatura giudicata non equilibrata e potenzialmente penalizzante per vaste aree dell’Umbria.
Netta la risposta del centrodestra. In una nota congiunta, il segretario regionale della Lega, insieme a Donatella Tesei ed Enrico Melasecche, bolla come "tecnicamente sbagliate" le affermazioni della presidente Proietti, accusata di alimentare "una narrazione politicamente utile ma fuorviante". Il Carroccio ribadisce che "il perimetro degli aiuti non è stato deciso dalla Regione, ma definito e approvato dalla Commissione europea nell'ambito della Carta degli aiuti di Stato a finalità regionale 2022-2027".
Tesei e Melasecche evidenziano inoltre che i criteri europei - indicatori socio-economici, continuità territoriale, parametri demografici - stabiliscono quali aree possano accedere ai benefici. E sottolineano che ogni eventuale revisione dovrà seguire un percorso complesso: prima l’interlocuzione con il Governo, poi la notifica formale a Bruxelles, secondo le procedure previste dagli aiuti di Stato.
La legge n. 171 del 18 novembre 2025, che ha esteso la Zes unica alle Marche e all’Umbria, è entrata recentemente in vigore, ma l’inclusione formale delle due regioni non comporta automaticamente l’attivazione del credito d’imposta per tutte le aree interessate. Lo strumento fiscale rimane infatti disciplinato dall’articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue), che impone limiti stringenti alle zone ammissibili e vincola gli Stati membri al plafond autorizzato dalla Commissione europea.
Ne deriva una geografia degli incentivi a macchia di leopardo: il perimetro delle aree agevolabili non sempre coincide con le aspettative locali, determinando frizioni tra autonomie regionali e ministeri coinvolti nelle trattative con Bruxelles. In questo quadro, ogni eventuale modifica o ripartizione del fondo richiede passaggi negoziali a livello nazionale e la successiva notifica alla Commissione europea.
Il Pd riprende il filo della vicenda richiamando la Delibera di Giunta regionale n. 961 del 13 ottobre 2021, approvata durante la precedente amministrazione guidata da Donatella Tesei. I democratici contestano il procedimento adottato all’epoca, evidenziando la responsabilità dell’allora assessore Enrico Melasecche: quella scelta - secondo il Pd - sarebbe stata "frettolosa e superficiale", priva di un adeguato confronto con le parti sociali e le categorie produttive, e avrebbe determinato l’attuale geografia degli aiuti, che esclude numerosi comuni umbri. Per queste ragioni, il Partito democratico sollecita il Governo a valutare una "revisione equilibrata" della perimetrazione, sottolineando però che ogni intervento dovrà restare pienamente compatibile con le norme europee sugli aiuti di Stato.
Al di là del confronto politico, la questione della perimetrazione della Zes ha ricadute immediate e tangibili sul tessuto produttivo regionale. Il credito d’imposta collegato alla Zona economica speciale non è una misura astratta: costituisce uno strumento capace di favorire nuovi investimenti, attrarre imprese, sostenere l’occupazione e ridurre il divario territoriale.
Se vaste porzioni dell’Umbria restassero escluse dalla mappa degli incentivi, il risultato sarebbe l’aggravarsi di squilibri già presenti: aree dinamiche che consolidano vantaggi e zone interne, montane o periferiche che restano ai margini dello sviluppo. Il rischio non è solo economico, ma sociale: il mancato accesso agli strumenti di incentivazione può ridurre le prospettive occupazionali e frenare la capacità di investimento delle comunità locali.
Su questo punto il Pd ribadisce: "Non si tratta di una battaglia ideologica, ma di una questione concreta che incide sulle possibilità di crescita di intere comunità e sulle prospettive occupazionali delle nuove generazioni". La sfida, conclude il partito, è trasformare la Zes in uno strumento di riequilibrio e non in un fattore che amplifica le disuguaglianze territoriali.