20 Nov, 2025 - 16:25

Violenza giovanile, rissa sul bus a Padule: cresce l’allarme dopo l’aggressione all’autista della gita dei 100 giorni

Violenza giovanile, rissa sul bus a Padule: cresce l’allarme dopo l’aggressione all’autista della gita dei 100 giorni

Un fenomeno in aumento che tocca anche il territorio eugubino

 

La violenza giovanile continua a manifestarsi con una frequenza allarmante in tutta Italia. Anche il territorio eugubino non è immune. Dopo il grave episodio dell’aggressione all’autista del pullman della gita dei 100 giorni da parte di uno studente, si è verificata a Padule una nuova rissa scoppiata all’interno di un autobus, con giovani coinvolti e passeggeri terrorizzati.

Due episodi ravvicinati che confermano una deriva sempre più evidente: l’incapacità di molti ragazzi di gestire frustrazione, conflitti e limiti, trasformando in violenza ciò che dovrebbe essere affrontato con dialogo e autocontrollo.

La rissa sul bus a Padule: paura tra i passeggeri

Secondo le prime ricostruzioni, la rissa sul bus di Padule è esplosa improvvisamente durante una corsa ordinaria.
Urla, spinte, calci e minacce hanno costretto l’autista a fermare il mezzo e richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Alcuni passeggeri hanno raccontato di attimi di autentico panico.

«Non sapevamo cosa potesse accadere, eravamo bloccati dentro», ha riferito uno dei presenti, ancora scosso.

Il fatto, fortunatamente, non ha causato feriti gravi, ma ha messo in luce una dinamica purtroppo sempre più comune: gruppi di ragazzi che, in assenza di controllo e limiti, trasformano un mezzo pubblico in una zona franca di violenza, dove il rispetto per gli altri viene completamente a mancare.

Il precedente: l’aggressione all’autista della gita dei 100 giorni

La rissa di Padule arriva pochi mesi dopo l’episodio, ben più grave, avvenuto a bordo del pullman che riportava gli studenti della gita dei 100 giorni da Misano Adriatico.

Come riportato a suo tempo dal giornalista Massimo Boccucci, e da noi ripresa lo scorso 15 marzo un giovane aveva strattonato l’autista, tirandolo per i capelli e colpendolo con schiaffi, in un gesto di totale violenza e disprezzo per l’autorità.

L’aggressione era nata dal rifiuto dell’autista di far scendere alcuni studenti a Cagli e Cantiano, scelta non consentita dal protocollo di sicurezza della gita.
Un rifiuto legittimo che ha scatenato insulti, minacce e infine la violenza fisica.

All’arrivo a Gubbio sono intervenuti i Carabinieri.

Una violenza che non è più un’eccezione

L’episodio della gita dei 100 giorni non è isolato. Negli ultimi mesi si sono registrati in Italia scontri tra giovani all'esterno di locali, risse improvvisate e aggressioni a figure adulte percepite come “autorità”: insegnanti, conducenti, perfino forze dell’ordine.

Gli esperti indicano tra i fattori scatenanti:

– abuso di alcol e droghe
– mancanza di disciplina familiare
– educazione affettiva insufficiente
– modelli negativi assorbiti dai social
– assenza di limiti chiari

Testimoni del recente episodio parlano di giovani in evidente stato di alterazione.
Il problema, però, non è solo la sostanza: è la cultura del disprezzo.

L’assenza di rispetto verso figure autorevoli

Sempre più spesso la violenza giovanile si rivolge non verso coetanei, ma verso adulti “di riferimento”: insegnanti, autisti, controllori, operatori scolastici.

Una dinamica gravissima, perché segnala non solo impulsività, ma negazione dell’autorità come concetto.

«Stiamo crescendo ragazzi senza strumenti emotivi», affermano molti esperti, «e quando arriva un limite non lo riconoscono.»

È qui che il tema educativo diventa centrale.

Il dibattito sulla leva obbligatoria: disciplina come antidoto?

Alla luce dei recenti episodi, è tornata d’attualità la discussione sul possibile ripristino del servizio civile o militare obbligatorio.
Una misura che potrebbe:

– insegnare disciplina
– trasmettere senso di responsabilità
– allontanare i giovani da ambienti rischiosi
– offrire esperienze formative
– fornire una cornice di regole chiare

Molti osservatori ricordano che la leva non è mai stata abolita, ma solo sospesa, ed è tuttora prevista dalla Costituzione.

«Se i ragazzi crescono senza punti fermi, la società ne paga il prezzo», sostengono alcuni educatori.

Un problema sistemico: servono azioni immediate

Per affrontare la violenza giovanile non bastano indignazione o singole punizioni. Serve una strategia complessiva.
Tra le proposte:

Più controlli nei luoghi frequentati dai giovani
Presidio delle forze dell’ordine in orari serali e nelle zone critiche.

Educazione civica rafforzata nelle scuole
Programmi concreti di rispetto delle regole, gestione delle emozioni e comportamento responsabile.

Attività alternative
Sport, musica, volontariato: creare spazi dove i ragazzi possano canalizzare energia e rabbia.

Sanzioni più efficaci
Percorsi di rieducazione obbligatori per chi commette atti violenti.

Reintroduzione del servizio militare o civile obbligatorio
Per instillare disciplina e senso del dovere.

La violenza giovanile è una vera emergenza sociale

Gli episodi di Padule e della gita dei 100 giorni devono far riflettere profondamente.
Quando ragazzi giovanissimi arrivano a picchiare adulti che stanno svolgendo il loro lavoro, o trasformano un autobus in un ring, non siamo davanti a “ragazzate”, ma a un indicatore di un problema sistemico.

La violenza giovanile è già una emergenza sociale, e richiede risposte rapide, coordinate e coraggiose da parte delle istituzioni, delle famiglie e delle scuole.

Senza regole, senza limiti e senza educazione, una generazione rischia di crescere nella devianza.
Agire oggi significa proteggere la società di domani.

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Mario Farneti
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