Tra pampepato e Vinitaly, la settimana più tesa per il turismo umbro si chiude con un comunicato che segna la linea politica dell’assessora Simona Meloni, decisa a contrastare “ricostruzioni fantasiose” e a fissare i contorni della partecipazione dell’Umbria alla prossima edizione della fiera vitivinicola. Nel frattempo, si spegne solo in parte l’eco delle contestazioni sullo spot regionale dedicato al dolce natalizio, diventato un caso identitario.
La nota dell’assessora parte da un affondo diretto verso l’ex presidente Donatella Tesei, oggi consigliera regionale della Lega. “Resto incredula di fronte alle dichiarazioni della consigliera Tesei sul Vinitaly 2026. Forse non è a conoscenza di come funzioni realmente l’acquisizione degli spazi all’interno di Veronafiere vista la sua ricostruzione di una vicenda che è in via di definizione proprio grazie alla rapida presa in carico del dossier da parte di questo Assessorato”, osserva Meloni.
Uno dei punti cruciali è la gestione degli spazi: la Regione non è l’ente operativo della presenza umbra alla fiera. “La responsabilità operativa non è in capo alla Regione, bensì della cooperativa Umbria Top, che da anni gestisce in autonomia la presenza delle aziende umbre alla manifestazione”, precisa l’assessora. Fino alla fine dell’estate, sottolinea, non erano state segnalate criticità.
Quando la situazione si è complicata, la Regione ha attivato un confronto diretto con Veronafiere e con gli operatori umbri. L’obiettivo è ricomporre un quadro che consenta stabilità e programmazione, soprattutto dopo anni di contratti annuali che hanno limitato la continuità organizzativa. Meloni evidenzia il nodo: mentre altre regioni hanno scelto accordi pluriennali, l’Umbria non ha mai concretizzato questa opzione, lasciando spazi liberi ad altri territori, “come la Sicilia”.
L’assessora lo definisce un passaggio strategico mancato e apre una domanda politica: perché quella strada non è mai stata perseguita?
Nella visione dell’assessorato, la rotta è già tracciata: “La soluzione su cui stiamo lavorando sarà certamente all’altezza del valore dei nostri produttori e delle aspettative del settore”. Ogni scelta futura, assicura, verrà condivisa direttamente con le imprese.
Il secondo fronte riguarda la campagna promozionale regionale dedicata al pampepato di Terni, criticata per l’utilizzo di immagini girate a Narni e per l’uso della lettera “N” anziché “M” nella denominazione del dolce in un comunicato di risposta. Una polemica che ha riacceso rivalità storiche - da Ferrara a Terni, passando per Perugia - trasformandosi in un terreno di scontro politico e identitario. Al centro, secondo le accuse, ci sarebbe la mancata valorizzazione della città e della sua tradizione dolciaria.
La replica dell’assessora è diretta: “Spiace assistere a polemiche speciose e, a mio modo di vedere, anche un po’ ingenerose. Ho scelto personalmente di inserire il pampepato nei nuovi spot, perché è giusto dargli la visibilità che merita e credo sia la prima volta che questo prodotto viene messo così in evidenza in una campagna regionale”.
Meloni ribadisce che lo scopo era la valorizzazione del prodotto, non una riproduzione filologica del luogo, e segnala come la Regione abbia investito risorse nelle iniziative natalizie del Comune di Terni, proprio per potenziarne l’immagine e l’attrattività.
Nell’arco di pochi giorni, l’assessorato si è trovato dunque al centro di due controversie differenti ma accomunate dallo stesso tema: la gestione dell’identità regionale e della sua rappresentazione pubblica. La posizione di Meloni si consolida attorno a un messaggio chiave, che chiude idealmente entrambe le vicende: rimettere ordine dopo anni complessi, ricostruire certezze e garantire una promozione dell’Umbria coerente, stabile e riconoscibile.