Ancora Stefania Proietti protagonista di vicende social. Emerso nelle scorse ore, un video "deepfake", nel quale si vede la presidente della Regione Umbria che sembra scappare da alcuni uomini e donne con cartelli "Terni merita rispetto" e una bandiera tricolore. Dura la reazione di Elisabetta Piccolotti, deputata di Avs, che ha mostrato solidarietà verso la governatrice umbra e parlando di un qualcosa di inaccetabile.
"In un tempo e in un Paese in cui la violenza sulle donne è un’emergenza sociale e culturale, fa inorridire il video deepfake realizzato con l’intelligenza artificiale e pubblicato dalla pagina “Terni Migliore”, guidata da Alessio Badoglio - le prime parole di Elisabetta Piccolotti nella nota pubblicata sul sito di Alleanza Verdi Sinistra - Nel video si vede la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, che fugge inseguita da una folla inferocita di uomini e donne sventolanti tricolori".
"Una trovata da trogloditi - rimarca la deputata di Avs - resa ancor più grave dal fatto che chi l’ha diffusa ricopre anche un ruolo politico: coordinatore provinciale delle politiche del lavoro giovanile per Alternativa Popolare".

"Torniamo a chiedere al Governo - prosegue la deputata rossoverde - come abbiamo già fatto quando circolarono i video deepfake su Ilaria Salis e Giovanni Donzelli, norme stringenti per impedire che volto, voce e immagine delle persone vengano utilizzati senza consenso. Presenteremo un’interrogazione parlamentare su questa vergognosa vicenda".
"Poche settimane fa - conclude Piccolotti - noi di Alleanza Verdi Sinistra abbiamo presentato una proposta di legge ispirata al modello danese che introduce nel nostro ordinamento il concetto di “diritto d’autore personale”: un diritto originario, esclusivo, inalienabile e irrinunciabile sulla propria immagine, sulla propria voce e sui propri tratti somatici, assimilato a un diritto di proprietà intellettuale e tutelato dalla legge. In queste ore va la solidarietà di Avs a Stefania Proietti, vittima di un attacco osceno e inaccettabile".
Già lo scorso mese di aprile, la presidente dell'Umbria fu costretta a rispondere all'odio emerso dai social, tra commenti indecenti e offese becere. Stefania Proietti scelse di rispodnere agli haters, cercando di placare l'odio manifestato da parte dei "leoni da tastiera".
“'Tanto è una donna, trattiamola così'. Le immagini che vedete qui sotto non hanno bisogno di grandi spiegazioni - scrisse su Facebook la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti - Sono solo una parte dei commenti, meme, fotomontaggi e insulti sessisti che negli ultimi giorni mi sono piovuti addosso. C’è chi ha pensato di rappresentarmi con il dito medio alzato. Chi ha voluto ridurmi a una caricatura con minigonna, smalto e scollatura. Chi mi chiama 'la rossettata'. Chi mi ha chiamata 'lady tax', con l’intenzione di sminuirmi e deridermi. E poi ancora: naso da Pinocchio, odio, volgarità, aggressività gratuita".
"Tutto questo non riguarda me. Io, per fortuna, ho le spalle larghe. Ma riguarda le tante giovani donne che stanno pensando, oggi, di impegnarsi in politica - continuò Stefania Proietti nel suo sfogo su Facebook - Riguarda le nostre figlie e i nostri figli. Perché se questo è il prezzo che una donna deve pagare per il solo fatto di esporsi, di metterci la faccia, di avere idee, allora abbiamo un problema. Questo tipo di linguaggio non è mai stato usato contro colleghi uomini. Perché accade ora? Non cerchiamo scuse. Non cerchiamo giustificazioni. Solo un invito a riflettere".
"Tante cose in questa società non sono riparabili. Ma il linguaggio sì. - concluse la presidendte dell'Umbria - A partire dalla politica. Abbassiamo i toni. Ricominciamo a dare un valore alle parole. Perché è dal linguaggio che inizia la violenza. È dalle parole che si autorizza la cultura dell’odio, la discriminazione, l’aggressione. E il passo dalle parole ai gesti - anche i più estremi, come i femminicidi - è breve. Terribilmente breve. È per questo che dobbiamo fare muro. Tutte e tutti insieme. Per dire che no, non è normale. Non deve essere tollerato. Che una donna non può, non deve, essere insultata o derisa solo perché fa politica, solo perché è libera, solo perché è donna. Io non mi fermo. E continuo a metterci la faccia. Anche per chi, oggi, ha paura di farlo".