Nel silenzio raccolto del Giardino dei Giusti di San Matteo degli Armeni, una quercia è stata piantata in memoria di Laura Santi, giornalista perugina che ha affrontato con lucidità e coraggio una lunga battaglia contro la sclerosi multipla progressiva e per il diritto di scegliere come e quando porre fine alla propria sofferenza.
L’iniziativa, intitolata “Una quercia per Laura”, è stata promossa dall’associazione WeTree in collaborazione con il Comune di Perugia, alla presenza di istituzioni, familiari, amici e rappresentanti del mondo culturale e civile.
Un gesto apparentemente semplice - piantare un albero - che assume però un significato profondo: un atto insieme poetico e collettivo, capace di trasformare il dolore in memoria viva e la memoria in impegno condiviso. La quercia, simbolo di forza e radicamento, diventa così metafora di una libertà che mette radici, di una dignità che continua a crescere nel tempo, oltre la vita stessa di chi l’ha incarnata.
La quercia, albero che nei secoli ha incarnato forza, radicamento e resistenza, è stata scelta come simbolo del coraggio con cui Laura Santi ha vissuto la vita: lucida, determinata, capace di difendere fino all’ultimo il proprio diritto alla libertà di scelta. Ai piedi dell’albero, una targa ne ricorda il nome, il sorriso e la battaglia civile per l’autodeterminazione - una battaglia che, nel silenzio di tante istituzioni, ha contribuito a tenere vivo il dibattito su uno dei temi più complessi e urgenti della contemporaneità italiana: il diritto al fine vita, ancora sospeso tra vuoti legislativi, esitazioni politiche e sensibilità sociali contrastanti.
"Pensare alla morte aiuta a pensare la vita,” ha affermato la sindaca Vittoria Ferdinandi, durante il suo intervento. “L’eredità di Laura ci chiede coraggio e chiarezza: serve una legge sul fine vita che rispetti la libertà di scelta e l’universalità del diritto, evitando disuguaglianze territoriali.” La piantumazione della quercia, ha sottolineato la sindaca, è un atto che unisce memoria, ecologia e responsabilità. Le radici di quest’albero sono un monito: i diritti, come gli alberi, vanno curati e difesi perché possano crescere.
Laura Santi aveva 50 anni e da venticinque conviveva con una forma degenerativa di sclerosi multipla progressiva. Da tempo quasi completamente paralizzata, aveva scelto di intraprendere un percorso di libertà e dignità che l’ha portata, dopo un lungo iter legale e sanitario, ad accedere al suicidio medicalmente assistito.
La sua vicenda è divenuta simbolo del vuoto normativo italiano sul tema: una lotta condotta con lucidità e determinazione, culminata nella decisione di morire a casa propria, nel modo che lei stessa aveva scelto. Laura aveva più volte denunciato la lentezza burocratica che rischiava di costringerla a trasferirsi in Svizzera, e grazie alla sua tenacia - e al sostegno di chi ha condiviso la sua battaglia - è riuscita a compiere la sua scelta in Italia, nel rispetto della legalità e della dignità personale.
Il suo impegno, unito a quello di altri casi simbolo, continua oggi a porre una domanda etica e politica al Paese: quale spazio di libertà riconosciamo alla fine della vita?
Durante la cerimonia, Stefano Massoli, marito di Laura, ha parlato con voce commossa: "Questa quercia è un segno di continuità. Laura ha saputo unire memoria, parità e rispetto per l’ambiente: tre dimensioni che oggi vivono qui, in un luogo che celebra la libertà e la vita.”
L’assessore all’Ambiente David Grohmann ha sottolineato come San Matteo degli Armeni rappresenti “un luogo vivo, un laboratorio civico vivo, con un orto sociale, un roseto della memoria e ora anche la quercia di Laura. Sarà curata nel tempo - ha aggiunto - come parte integrante di una comunità che si riconosce nei valori che lei ha incarnato.”
Il Giardino dei Giusti di San Matteo degli Armeni non è un semplice spazio verde. È un luogo della memoria attiva, dedicato a coloro che hanno difeso la libertà, i diritti umani e la dignità della persona. Qui la quercia di Laura si aggiunge ad altre testimonianze simboliche, in un percorso che intreccia ecologia, giustizia e cultura civile.
L’associazione WeTree, porta avanti da anni un progetto di riforestazione urbana e memoria femminile, piantando alberi dedicati a donne che hanno lasciato un segno profondo nella società. “Radicare i valori nella terra e nella memoria” - spiegano i promotori - “è un modo per rendere visibile ciò che rischierebbe di restare invisibile.”