Un incontro atteso da settimane, reso possibile dalla pressione congiunta dei territori. Dopo la mobilitazione dei sindaci dello scorso primo luglio, è stato finalmente aperto un tavolo di confronto tra Regioni Umbria, Lazio e Toscana, Trenitalia, RFI e i rappresentanti istituzionali dei Comuni toccati dalle conseguenze della delibera 178/2024 dell’ART, l’Autorità di Regolazione dei Trasporti.
Al centro della questione, la norma che, a partire dal 2026, impedirà ai treni regionali sotto i 200 km/h di percorrere la linea Alta Velocità Firenze-Roma. Una misura che rischia di isolare intere aree del centro Italia e di vanificare investimenti pubblici per oltre 175 milioni di euro, già stanziati per l’acquisto di 12 nuovi convogli moderni e ad alta prestazione.
“Siamo soddisfatti che la mobilitazione dei sindaci abbia prodotto un risultato concreto”, ha commentato la sindaca di Orvieto, Roberta Tardani, presente all’incontro insieme al sindaco di Chiusi, Gianluca Sonnini. “Dopo mesi di richieste inascoltate, ora si comincia a discutere su basi più costruttive. Ma serve continuità: vogliamo un tavolo permanente con coinvolgimento attivo degli enti locali”.
Durante il confronto, Trenitalia e RFI hanno confermato di aver chiesto ad ART una proroga alla deroga esistente, estendendola almeno fino al 2027, in modo da consentire l’introduzione graduale dei nuovi treni.
La richiesta è stata sostenuta da tutte le Regioni presenti. La presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, ha sottolineato la necessità di affrontare la crisi con una visione strutturale:
“È ora che il confronto, che necessariamente deve essere promosso dal Ministero dei Trasporti coinvolgendo Trenitalia, RFI e le Regioni, avvenga con una visione ampia e strategica. Non possiamo più subire decisioni che ci tagliano fuori dalle grandi direttrici”.
Proietti ha ricordato che l’Umbria sta investendo risorse proprie per garantire i servizi essenziali, in un momento particolarmente delicato: “Siamo la seconda destinazione giubilare dopo Roma. È inaccettabile che, mentre il Paese si prepara al Giubileo, qui si taglino treni o si devino convogli sulla linea lenta”.
Sulla vicenda è intervenuto anche l’onorevole Riccardo Augusto Marchetti, segretario della Lega Umbria e componente della Commissione Trasporti della Camera.
“Le polemiche politiche sulla direttissima sono del tutto fuori luogo. La delibera 178/2024 è stata emanata da un’autorità indipendente come l’ART, non dal Ministro Salvini. È inutile scaricare responsabilità, serve invece serietà istituzionale”, ha affermato.
Marchetti ha evidenziato come l’Umbria abbia già fatto la sua parte: “La Regione, nella scorsa legislatura, ha investito 175 milioni di euro per dotarsi di treni moderni, capaci di viaggiare a 200 km/h e realizzati su misura da Alstom. Ora non possiamo permettere che questi investimenti siano resi inutili da un vincolo burocratico o tecnico”.
Sui disagi attuali, il deputato ha specificato: “Molti problemi derivano dai 1.200 cantieri in corso sulla rete ferroviaria nazionale, molti dei quali finanziati con fondi PNRR. L’Umbria, da questi lavori, potrà anche trarne vantaggio in termini di efficienza futura. Ma nel frattempo dobbiamo proteggere i pendolari”.
Infine, un richiamo alla responsabilità: “Davanti a problematiche che si ripercuotono negativamente su lavoratori, famiglie e studenti, la politica deve agire. L’unica priorità ora è trovare soluzioni rapide, concrete e condivise per superare un isolamento storico. La Lega sta lavorando in questa direzione, con l’obiettivo di chiudere una ferita infrastrutturale che dura da decenni”.
Sul piano operativo, i sindaci presenti all’incontro hanno avanzato richieste precise: riattivazione dell’IC 598 sulla direttissima, utilizzo dei nuovi treni regionali sulle tratte Firenze-Orvieto-Roma, accorpamento strategico tra Regioni per la definizione del nuovo catalogo tracce.
“Non vogliamo deroghe temporanee o soluzioni tampone. Serve un cambio di passo strutturale”, ha ribadito Tardani. “La mobilità ferroviaria non è solo un tema tecnico, ma è leva di sviluppo, coesione e attrattività territoriale. Non possiamo rimanere spettatori mentre si ridisegna la geografia dei trasporti”.
La posta in gioco è alta. Lo conferma il clima del confronto: non si tratta solo di treni, ma della capacità dell’Umbria e dell’Italia mediana di restare agganciate al sistema-Paese, con servizi pubblici efficienti, moderni e all’altezza delle sfide sociali ed economiche che si profilano.