28 Nov, 2025 - 17:52

Umbria, tentata aggressione e insulti sessisti a un’arbitra durante un match dilettantistico. Disposte pesanti sanzioni per tesserati e società

Umbria, tentata aggressione e insulti sessisti a un’arbitra durante un match dilettantistico. Disposte pesanti sanzioni per tesserati e società

Ancora violenza verbale, intimidazioni e discriminazioni nei campi dilettantistici umbri. Protagonista, suo malgrado, una giovane arbitra, vittima di insulti sessisti e di un tentativo di aggressione durante la gara di Seconda Categoria tra San Giustino e Po’ Bandino, disputata lo scorso 23 novembre e terminata sul punteggio di 2-2.

Un episodio che assume contorni ancora più gravi per il contesto temporale in cui si è verificato: gli stessi giorni in cui, in tutta Italia, si moltiplicavano iniziative, manifestazioni e momenti di riflessione legati alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Un corto circuito amaro e simbolicamente pesantissimo, che riporta al centro il tema del rispetto e della tutela delle donne anche nello sport.

A ricostruire con precisione quanto accaduto è il referto arbitrale, atto ufficiale sulla base del quale il giudice sportivo ha adottato una serie di provvedimenti disciplinari di particolare severità, definiti dagli ambienti federali come “esemplari” per la loro portata e per il messaggio che intendono lanciare: nessuna tolleranza verso comportamenti violenti, discriminatori o intimidatori, dentro e fuori dal campo.

Gli insulti sessisti e il tentativo di aggressione

Il caso più grave riguarda un calciatore del Po’ Bandino, espulso nel corso del match. Secondo quanto riportato nel referto, il giocatore avrebbe rivolto al direttore di gara una serie di offese a sfondo sessista, mettendo in discussione il ruolo stesso delle donne nel mondo arbitrale. Nel documento ufficiale si legge che l’atleta ha pronunciato "gravissimi insulti sessisti nei riguardi del direttore di gara, contestando altresì la capacità del genere femminile ad arbitrare".

Per lui è scattata una squalifica fino al 30 giugno 2026, una misura che equivale, di fatto, alla chiusura anticipata del campionato e a una lunga esclusione dalle competizioni.

Ancora più allarmante un secondo episodio, sempre a carico di un calciatore del Po’ Bandino, che dopo l’espulsione si sarebbe avvicinato all’arbitra in modo minaccioso, tentando di colpirla. L’arbitra, per evitare il contatto, è stata costretta a indietreggiare per circa 20 metri, fino a quando non sono intervenuti i dirigenti della squadra avversaria, che hanno provveduto ad allontanare il calciatore.

Le sanzioni ai tesserati

Per il secondo giocatore responsabile del comportamento minaccioso e degli insulti è stata comminata una squalifica di sette giornate. Secondo quanto riportato, una volta rientrato negli spogliatoi, l’atleta avrebbe continuato a protestare vivacemente e ad alzare la voce, prima di essere definitivamente accompagnato fuori dall’impianto.

Provvedimenti disciplinari sono stati adottati anche nei confronti dell’allenatore del Po’ Bandino. Il tecnico è stato squalificato fino al termine del mese di febbraio per essere entrato in campo durante l’incontro e aver rivolto insulti all’arbitra. Nel referto si evidenzia come egli abbia “insultato gravemente l’arbitro” e, dopo l’espulsione, abbia proseguito dalla tribuna con ulteriori frasi ingiuriose. Il comportamento dell’allenatore è stato considerato particolarmente grave e aggravante, in quanto riconducibile a una figura di riferimento per gli atleti, soprattutto i più giovani, chiamata invece a promuovere e incarnare i valori del rispetto, della correttezza e della cultura sportiva.

Responsabilità del club e sanzioni

A livello societario, il Po’ Bandino è stato oggetto di un severo provvedimento disciplinare. Il giudice sportivo ha disposto che la squadra disputi una gara a porte chiuse, in seguito a quanto accaduto nel corso del secondo tempo, quando alcuni sostenitori avrebbero rivolto ripetuti insulti alla direttrice di gara.

Nel referto arbitrale si legge che dalla tribuna sarebbero partite "offese reiterate all’arbitro con espressioni ingiuriose e a sfondo sessista". Oltre alla sanzione della disputa a porte chiuse per una gara, alla società è stata inflitta un’ammenda di 600 euro, per responsabilità oggettiva in relazione al comportamento dei propri tesserati e dei sostenitori.

La voce delle istituzioni sportive

Le sanzioni comminate rappresentano un segnale chiaro e inequivocabile da parte della giustizia sportiva regionale, intenzionata a rimarcare come qualsiasi forma di violenza morale o fisica - a maggior ragione se connotata da profili discriminatori e sessisti - sia radicalmente incompatibile con i valori fondanti dello sport. L’episodio ha suscitato reazioni anche nel mondo arbitrale e tra le associazioni sportive, che hanno ribadito la necessità di tutelare maggiormente le arbitre, ancora oggi troppo spesso esposte a insulti, intimidazioni ed episodi di discriminazione nei campionati dilettantistici.

In un contesto che dovrebbe incarnare i princìpi di educazione, rispetto e inclusione, quanto accaduto durante San Giustino-Po’ Bandino resta una ferita profonda, ma al tempo stesso un monito inequivocabile: la tolleranza zero verso sessismo e violenza non può più essere una scelta, bensì un imperativo.

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Francesco Mastrodicasa
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