Il sistema dei servizi sociali in Umbria è vicino a un punto di rottura. A sostenerlo è Luca Simonetti, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, che accusa i Comuni umbri di non aver ancora recepito le delibere regionali n. 261 e 330 del 2025, emanate per dare attuazione alla Legge regionale 2/2024. Secondo Simonetti, la mancata applicazione di queste misure compromette la possibilità per le cooperative sociali di continuare a offrire servizi essenziali in ambito sociosanitario.
Il nodo cruciale riguarda l’adeguamento dei contratti con le cooperative, che operano in prima linea nei settori dell’assistenza domiciliare, dei servizi per disabili, della cura agli anziani e del sostegno alle famiglie vulnerabili. L’entrata in vigore del nuovo contratto collettivo nazionale del settore, firmato nel febbraio 2024, ha comportato un aumento dei costi per il personale e per la gestione, ma molte amministrazioni comunali non hanno ancora aggiornato i corrispettivi economici previsti dai contratti di affidamento. Il risultato? Le cooperative devono sostenere le maggiori spese senza adeguati rimborsi pubblici, e in alcuni casi stanno valutando la possibilità di abbandonare gli appalti.
Un’eventualità che non solo metterebbe a rischio servizi fondamentali, ma aprirebbe anche un vuoto difficile da colmare in tempi brevi. La gestione di questi servizi richiede competenze, formazione e continuità che non si improvvisano: sostituire una cooperativa ritiratasi per difficoltà economiche può significare mesi di disagi per utenti fragili e famiglie.
A supportare le preoccupazioni del M5S c’è anche l’Osservatorio paritetico regionale su appalti e accreditamenti, che ha evidenziato ritardi diffusi nel recepimento delle nuove direttive da parte delle amministrazioni locali. Le due delibere approvate dalla Giunta regionale dovrebbero fornire linee guida chiare per armonizzare i contratti in essere con le normative aggiornate, in linea con il nuovo Codice dei contratti pubblici. Ma a oggi, molti Comuni non hanno ancora avviato le necessarie revisioni.
“Nonostante l’attivazione del nuovo contratto nazionale del settore" – spiega Simonetti – "molte amministrazioni non hanno aggiornato le condizioni economiche, lasciando le cooperative a sostenere i maggiori oneri senza supporto. Questa situazione sta portando alcune cooperative a riconsiderare l’esecuzione degli appalti. Il rischio è la risoluzione dei contratti e la sospensione di servizi essenziali sul territorio”.
L’allarme è concreto: interi territori, soprattutto quelli periferici, rischiano di restare senza presidi fondamentali per la tutela delle fasce deboli della popolazione. La tenuta occupazionale nel terzo settore è a sua volta messa in discussione, con conseguenze che potrebbero estendersi ben oltre il comparto sociale, colpendo la stabilità economica locale.
Di fronte a questo scenario, Simonetti chiede un intervento urgente e coordinato da parte delle amministrazioni comunali. L’adeguamento dei contratti, sottolinea, non è solo una questione contabile, ma un atto di responsabilità politica nei confronti dei cittadini. “Le delibere citate contengono indicazioni politiche e tecniche precise per consentire agli enti pubblici di aggiornare i contratti esistenti in coerenza con il Codice dei contratti pubblici. È quindi fondamentale intervenire con sollecitudine: l’adeguamento delle tariffe garantirà la sostenibilità delle cooperative sociali e la continuità dei servizi della pubblica amministrazione nei confronti della cittadinanza”.
Oltre all’aspetto normativo, la vicenda assume un peso politico crescente. La capacità della Regione Umbria di garantire la funzionalità della rete dei servizi sociosanitari passa anche dalla tempestività con cui si mettono in pratica le riforme approvate. Ritardare ancora rischia di generare contenziosi legali tra enti pubblici e cooperative, aumentando le tensioni istituzionali e aggravando una crisi che potrebbe colpire duramente i cittadini più fragili. Il tempo per agire, avverte il M5S, sta per scadere.
In questo contesto, diventa fondamentale anche il ruolo della politica regionale nel monitorare costantemente l’attuazione delle misure e nel sostenere gli enti locali attraverso strumenti di accompagnamento e risorse mirate. Solo così sarà possibile evitare il collasso di un sistema già messo a dura prova e restituire fiducia agli operatori e ai cittadini che quotidianamente vi fanno affidamento.