Una seduta rovente, quella della Prima Commissione regionale umbra, dove lo scontro politico ha superato i confini del confronto istituzionale e si è trasformato in un duello acceso su bilancio, tasse e metodi di governo. Il centrodestra ha puntato il dito contro la manovra da 184 milioni di euro e contro un metodo giudicato “profondamente antidemocratico”, mentre la maggioranza ha rivendicato la necessità di adeguare il bilancio alle nuove priorità, a partire dalla sanità e dalla coesione sociale.
A incendiare il dibattito è stata Eleonora Pace, capogruppo di Fratelli d’Italia, che ha denunciato una gestione “autoritaria” della discussione: “Il comportamento della maggioranza di sinistra ha rappresentato una delle peggiori manifestazioni di arroganza istituzionale. Siamo di fronte a una forzatura senza precedenti, che ha privato l’opposizione del tempo necessario per presentare emendamenti”.
Nel mirino di Pace c’è soprattutto il merito della manovra: “Di fronte a un disavanzo di 34 milioni certificato dalla Corte dei Conti, si è scelta una stangata fiscale da 184 milioni. Non si tratta di una misura tecnica per rafforzare la sanità, ma di una scelta politica per drenare risorse verso altri comparti, senza trasparenza”. Secondo l’esponente di FDI, il comportamento della maggioranza avrebbe calpestato le regole del confronto democratico, “con il parere del Revisore fornito solo poche ore prima della votazione e nessun tempo per un’analisi puntuale”.
Anche la gestione documentale è stata contestata: “Abbiamo chiesto l’elaborato della KPMG, che l’assessore Bori indicava come pilastro della manovra, ma lo stesso Bori ha ammesso di non averlo mai avuto in mano”. Un passaggio che, secondo la minoranza, smaschera l’inconsistenza tecnica del provvedimento.
Non meno dura la conclusione di Pace, che ha definito la bocciatura della sua richiesta di audizione pubblica della presidente Stefania Proietti come “l’ennesima prova della volontà di silenziare il confronto”. La promessa: “Continueremo a vigilare, a fare domande e a pretendere risposte”.
A fare da contraltare alle accuse del centrodestra è stato Luca Simonetti, presidente dellaTerza Commissione e consigliere M5S, che ha respinto al mittente le critiche. “Non si tratta di un atto tecnico, ma di uno strumento che rende coerente il bilancio con il percorso già avviato: sanità, sociale e sviluppo del territorio”, ha spiegato.
Simonetti ha ricordato che “nei cinque anni di governo del centrodestra, la Corte dei Conti ha più volte segnalato il rischio di collasso del sistema sanitario umbro” e ha sottolineato come l’attuale maggioranza stia affrontando la questione con “scelte difficili ma precise”.
Il cuore della manovra, secondo Simonetti, è il nuovo Piano socio-sanitario regionale, in fase di stesura, che guiderà la sanità umbra nei prossimi anni. E ha precisato: “L’Assestamento serve ad aggiornare il bilancio alle nuove scelte politiche. Interviene su settori chiave come trasporti, cultura, ambiente e sicurezza”. Un atto, ha aggiunto, reso possibile grazie al lavoro degli uffici e alla regia del vicepresidente Tommaso Bori e della presidente Stefania Proietti.
“Ora è il tempo di scegliere, non di galleggiare”, ha concluso Simonetti, rivendicando il senso politico dell’intervento e la coerenza delle scelte adottate.
Lo scontro in Prima Commissione è solo l’anticamera di un dibattito che si preannuncia incandescente in Aula. Con le sottolineature dellaCorte dei Conti che continuano aessere utilizzate da una parte come campanelli d’allarme e dall'altra come passaggi tecnici rigorosi che confermano l'impostazione del governo regionale.Il tema vero sullo sfondo è la contestatamanovra fiscale, percepita da ampi settori della società come un peso difficile da giustificare e dal centrosinistra come un atto dovuto per riequilibrare la capacità della Regione di fare leva sul fisco per promuovere lo sviluppo. Da una parte, dunque, la maggioranza che rivendica una visione di lungo periodo e un risanamento strutturale del sistema. Dall’altra, un’opposizione che contesta metodo, merito e trasparenza, e denuncia un uso politico delle risorse pubbliche.