28 Dec, 2025 - 13:00

Umbria, le professioni sanitarie in rivolta: "Manovra 2025 crea disparità inaccettabile, la Regione intervenga"

Umbria, le professioni sanitarie in rivolta: "Manovra 2025 crea disparità inaccettabile, la Regione intervenga"

Un vulnus nell’equità del sistema, una ferita alla dignità di migliaia di professionisti che ogni giorno tengono in piedi i reparti. La Manovra di Bilancio 2025, con una scelta definita "discriminatoria", ha acceso la miccia di un malcontento profondo nel mondo sanitario umbro, andando a toccare nervi scoperti e princìpi ritenuti inviolabili. A lanciare l’allarme, con una lettera ufficiale alla presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, e all’Assemblea Legislativa, è Federico Pompei, presidente dell’Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione (Tsrm e Pstrp) dell’Umbria.

Il cuore della protesta è un provvedimento che estende l’imposta sostitutiva agevolata al 5% sugli straordinari e sulla reperibilità, un beneficio fiscale significativo. Questo, però, è riservato esclusivamente alla categoria infermieristica, lasciando fuori dal bonus tutte le altre 21 professioni sanitarie. Un “treatment” differente che, per i 3.200 professionisti umbri rappresentati dall’Ordine (160.000 a livello nazionale), suona come una svalutazione del proprio ruolo e della propria formazione, universitaria e giuridicamente pari a quella infermieristica.

"Troviamo giusta e sacrosanta questa decisione politica" - scrive Federico Pompei"perché le professioni sanitarie, come quella infermieristica, vanno incentivate in tutte le forme possibili. Tuttavia, non possiamo che esprimere profonda contrarietà e delusione per la disparità di trattamento".

La discriminazione fiscale che mina la tenuta del sistema sanitario

Il tema, come evidenziato con toni netti dalla lettera, travalica la semplice questione economica, per quanto importante. Si trasforma in un fattore simbolico potentissimo, che rischia di erodere ulteriormente il già fragile equilibrio del Servizio Sanitario Regionale e Nazionale. In un contesto di carenza cronica di personale in tutti gli ambiti, l’effetto percepito è quello di una gerarchia di valore imposta per legge, che contraddice il principio della multidisciplinarietà su cui si fonda l’assistenza moderna.

"Nonostante attualmente coesistano 22 professioni sanitarie all’interno del comparto, nonostante si parli quotidianamente del valore della multidisciplinarietà, nonostante sia ben noto che nel prossimo futuro perdurerà la grave carenza di personale in tutti i setting sanitari, si continuano a minare le fragili fondamenta del nostro sistema sanitario nazionale", si legge nel documento. Una frattura che, secondo l’Ordine, indebolisce la coesione interna delle équipe, elemento vitale per la qualità delle cure.

La questione tocca un principio cardine: l’equità tra professioni con stesso titolo di studio e inquadramento giuridico

"L’equità è un principio che non può essere messo in discussione - sottolinea Federico Pompei - e ledere la dignità professionale di oltre 160.000 professionisti sanitari in Italia, di cui circa 3.200 in Umbria, non può essere consentito". Un malessere che rischia di tradursi in un ulteriore esodo dal pubblico o in un calo di motivazione, in un momento in cui il sistema non può permetterselo.

L’appello alla Regione Umbria: "Siate pionieri, sanate questa ingiustizia"

Con la Manovra di Bilancio 2026 che non ha colto l’occasione per rimediare allo squilibrio a livello nazionale, la palla passa ora alla politica regionale. L’Ordine umbro lancia una sfida precisa alla Giunta Proiettipromuoversi come esempio virtuoso a livello nazionale, intervenendo con misure proprie per ristabilire il principio di equità almeno per i propri iscritti. Un atto che avrebbe, secondo i calcoli dell’organismo, un impatto economico sostenibile per le casse regionali, ma un valore politico e istituzionale enorme.

"Sarebbe un atto di grande valore politico ed istituzionale - conclude Federico Pompei nella lettera, dichiarandosi disponibile a un confronto costruttivo - oltreché da un impatto economico sostenibile che renderebbe l’Umbria la prima e unica regione ad aver sanato un’evidente discrepanza di trattamento". Una mossa del genere, osserva l’Ordine, darebbe un segnale concreto di attrazione e valorizzazione per tutte quelle figure tecniche e specialistiche sempre più difficili da reperire.

La posta in gioco è alta. Dietro ai numeri e alle sigle delle professioni citate - dai tecnici di radiologia ai logopedisti, dagli igienisti dentali ai tecnici di laboratorio, dagli assistenti sanitari ai terapisti occupazionali - ci sono volti, competenze specialistiche e un sentimento di frustrazione che rischia di tradursi in ulteriore disaffezione al servizio pubblico. La risposta della Regione Umbria sarà un segnale chiaro su quanto si intenda realmente investire su tutti i pilastri della sanità, non solo su alcuni. Un silenzio, o un diniego, verrebbero interpretati come l’avallo di una disparità di status che la legge non prevede e che la sanità, in crisi di personale, non può permettersi di alimentare. La partita è aperta e si gioca nel palazzo di Piazza Italia, ma i riflettori sono puntati su ospedali e ambulatori, dove la quotidiana battaglia per la tenuta del sistema si combatte anche attraverso il riconoscimento del valore di ciascuno.

AUTORE
foto autore
Federico Zacaglioni
condividi sui social
condividi su facebook condividi su x condividi su linkedin condividi su whatsapp
ARTICOLI RECENTI
LEGGI ANCHE