Un operatore socio-sanitario, dopo essere stato licenziato da una Rsa di Perugia, davanti al gip ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. L'uomo, accusato di violenza sessuale nei confronti di una sua collega, è stato punito dal giudice ha disposto il divieto di avvicinamento alla donna.
Ancora una Rsa protagonista di una vicenda di cronaca. I fatti oggetto delle contestazioni risalirebbero al 25 agosto. Un operatore socio-sanitario di una residenza per anziani e persone non autosufficienti di Perugia, si è presentato davanti al gip, dopo l'accusa di violenza sessuale nei confronti di una collega.
L'infermiera, in servizio all’epoca dei fatti, secondo la ricostruzione dell’accusa, sarebbe stata costretta a subire atti sessuali "con violenza e minaccia" dal collega, all’interno della struttura stessa dove entrambi lavoravano.
Nello specifico, l’operatore socio-sanitario avrebbe spinto alle spalle contro il muro l’infermeria, toccandola e cercando ripetutamente di girarle il volto per baciarla.
La donna ha raccontato che il 45enne, originario di Crotone, le avrebbe leccato il collo e le avrebbe intimato di stare zitta e di non urlare: secondo la ricostruzione l'uomo avrebbe cercato di girarle la testa e di baciarla, interrompendo l’azione per le urla e per la resistenza dell’infermiera.
Solo dopo un'ora, la donna avrebbe raccontato di essersi sentita afferrata al collo dal collega (poi indagato) che, dopo averla tirata a sé, l’avrebbe baciata in bocca. Dopo aver raccontato la storia ai colleghi, i due non avrebbero più lavorato insieme finché, l’operatore socio-sanitario, come sottolineato dai suoi difensori, gli avvocati Giada Guanciagrossa e Pierfrancesco Moriconi, non era stato licenziato.
Nelle scorse ore l’uomo, difeso dall’avvocato Giada Guanciarossa e Pierfrancesco Moriconi, è stato interrogato dal gip, ma ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Il giudice per le indagini preliminari, Natalia Giubilei ha imposto la misura del divieto di avvicinamento a 500 metri da casa e dal luogo di lavoro. Il direttore della struttura ha spiegato che nei confronti dell’Oss è stata avviata una pratica disciplinare.
La difesa, invece, ha chiesto al gip la revoca della misura: sarebbe venuto meno il pericolo di reiterazione del reato, essendo stato l’indagato licenziato. Non lavorando più con la presunta persona offesa, per i legali sarebbero venute meno le esigenze cautelari.