La politica umbra sceglie la strada dei fatti. Con la firma del protocollo tra Regione, Comune di Perugia, Comunità di Sant’Egidio e Consorzio Abn, l’Umbria mette a terra un modello di accoglienza integrata per nuclei familiari provenienti da Gaza: abitazione, accesso ai servizi, alfabetizzazione linguistica e percorsi occupazionali in un’unica regia. Un progetto pilota che nasce dall’esperienza della prima famiglia già arrivata nei mesi scorsi e che ambisce a diventare standard replicabile nel medio periodo.
Il documento delinea un percorso di dodici mesi – dal 15 settembre 2025 al 15 settembre 2026, con possibilità di proroga – in cui ogni soggetto pubblico e del terzo settore porta competenze e risorse. L’obiettivo non è soltanto la protezione umanitaria, ma un’integrazione ordinata: casa, sostegno sociale ed educativo, orientamento ai servizi sanitari e scolastici, formazione linguistica e civica, accompagnamento al lavoro, attività di inclusione comunitaria. La cornice è quella di un coordinamento inter‑istituzionale che monitora risultati, impatto e buone pratiche da replicare sul territorio.
La Regione Umbria si assume il coordinamento istituzionale e la copertura delle spese abitative; il Comune di Perugia facilita l’accesso ai servizi sociali, sanitari e scolastici; il Consorzio Abn a&b Network Sociale gestisce l’accoglienza operativa e i percorsi di inserimento lavorativo; la Comunità di Sant’Egidio cura il sostegno relazionale e le iniziative di inclusione comunitaria. È un’architettura che mette in filiera amministrazione locale e terzo settore con l’ambizione di aprire la porta anche ad altri firmatari – da Anci al Forum del Terzo Settore – così da ampliare capacità e copertura.
Nel presentare l’intesa, l’assessore regionale al Welfare, Pace e Cooperazione internazionale Fabio Barcaioli ha parlato di “un punto di partenza”. “Il protocollo prende avvio con la prima famiglia arrivata da Gaza e accolta nei mesi scorsi”, ha spiegato, sottolineando come “questo protocollo è il segno che l’Umbria non si volta dall’altra parte e sceglie di aprire spazi di accoglienza e di futuro”.
Dalla sponda comunale, l’assessora alle Politiche sociali di Perugia, Costanza Spera, rivendica una scelta netta e insieme operativa: “Siamo molto orgogliosi, come Comune di Perugia, di essere parte di questo protocollo e faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità e come Comune metteremo in campo ogni sforzo affinché il progetto di vita di queste persone torni a essere un progetto fondato sulla dignità e sul rispetto degli individui”.
Sul versante del terzo settore, Luciano Morini, responsabile della Comunità di Sant’Egidio a Perugia, definisce la firma “un atto di coraggio e di speranza: osare la pace oggi è quanto mai necessario”, mentre dal fronte della gestione operativa il presidente del Consorzio Abn, Roberto Leonardi, richiama la corresponsabilità del territorio: “Oggi questo è il nostro impegno, ma naturalmente tutti siamo chiamati a contribuire secondo le nostre possibilità”.
Parole che si intrecciano con l’impianto operativo del protocollo, pensato per essere esteso ad altri nuclei e ad altri firmatari (Anci, Forum del Terzo Settore) e vigilato da un tavolo di coordinamento. La cabina di regia punterà su casa, servizi e lavoro, ma anche su alfabetizzazione civica e coinvolgimento della cittadinanza (scuole, quartieri, volontariato). L’obiettivo dichiarato è trasformare un’emergenza in un percorso ordinario, misurabile e replicabile, capace di generare coesione oltre l’orizzonte dei dodici mesi.
Il protocollo non si limita a gestire un’emergenza: indica una postura della comunità regionale nel quadro della solidarietà internazionale. L’Umbria sceglie di mettere a sistema le leve di welfare locale e di cooperazione, anticipando possibili adesioni di altre amministrazioni. Se il tavolo di coordinamento saprà misurare con trasparenza esiti e criticità, l’esperienza potrà diventare una piattaforma stabile di accoglienza e inclusione, in grado di parlare a tutto il Paese.