10 Sep, 2025 - 16:44

Umbria, un patto operativo per l’accoglienza: Perugia e i partner avviano il modello integrato per le famiglie da Gaza

Umbria, un patto operativo per l’accoglienza: Perugia e i partner avviano il modello integrato per le famiglie da Gaza

La politica umbra sceglie la strada dei fatti. Con la firma del protocollo tra Regione, Comune di Perugia, Comunità di Sant’Egidio e Consorzio Abn, l’Umbria mette a terra un modello di accoglienza integrata per nuclei familiari provenienti da Gaza: abitazione, accesso ai servizi, alfabetizzazione linguistica e percorsi occupazionali in un’unica regia. Un progetto pilota che nasce dall’esperienza della prima famiglia già arrivata nei mesi scorsi e che ambisce a diventare standard replicabile nel medio periodo.

Che cosa prevede il patto per l'accoglienza delle famiglie da Gaza in Umbria 

Il documento delinea un percorso di dodici mesi – dal 15 settembre 2025 al 15 settembre 2026, con possibilità di proroga – in cui ogni soggetto pubblico e del terzo settore porta competenze e risorse. L’obiettivo non è soltanto la protezione umanitaria, ma un’integrazione ordinata: casa, sostegno sociale ed educativo, orientamento ai servizi sanitari e scolastici, formazione linguistica e civica, accompagnamento al lavoro, attività di inclusione comunitaria. La cornice è quella di un coordinamento inter‑istituzionale che monitora risultati, impatto e buone pratiche da replicare sul territorio.

Ruoli e responsabilità: chi fa che cosa

La Regione Umbria si assume il coordinamento istituzionale e la copertura delle spese abitative; il Comune di Perugia facilita l’accesso ai servizi sociali, sanitari e scolastici; il Consorzio Abn a&b Network Sociale gestisce l’accoglienza operativa e i percorsi di inserimento lavorativo; la Comunità di Sant’Egidio cura il sostegno relazionale e le iniziative di inclusione comunitaria. È un’architettura che mette in filiera amministrazione locale e terzo settore con l’ambizione di aprire la porta anche ad altri firmatari – da Anci al Forum del Terzo Settore – così da ampliare capacità e copertura.

Gaza - Umbria: le parole dei firmatari del patto di accoglienza 

Nel presentare l’intesa, l’assessore regionale al Welfare, Pace e Cooperazione internazionale Fabio Barcaioli ha parlato di “un punto di partenza”. “Il protocollo prende avvio con la prima famiglia arrivata da Gaza e accolta nei mesi scorsi”, ha spiegato, sottolineando come “questo protocollo è il segno che l’Umbria non si volta dall’altra parte e sceglie di aprire spazi di accoglienza e di futuro”.

Dalla sponda comunale, l’assessora alle Politiche sociali di Perugia, Costanza Spera, rivendica una scelta netta e insieme operativa: “Siamo molto orgogliosi, come Comune di Perugia, di essere parte di questo protocollo e faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità e come Comune metteremo in campo ogni sforzo affinché il progetto di vita di queste persone torni a essere un progetto fondato sulla dignità e sul rispetto degli individui”.

Sul versante del terzo settore, Luciano Morini, responsabile della Comunità di Sant’Egidio a Perugia, definisce la firma “un atto di coraggio e di speranza: osare la pace oggi è quanto mai necessario”, mentre dal fronte della gestione operativa il presidente del Consorzio Abn, Roberto Leonardi, richiama la corresponsabilità del territorio: “Oggi questo è il nostro impegno, ma naturalmente tutti siamo chiamati a contribuire secondo le nostre possibilità”.

Parole che si intrecciano con l’impianto operativo del protocollo, pensato per essere esteso ad altri nuclei e ad altri firmatari (Anci, Forum del Terzo Settore) e vigilato da un tavolo di coordinamento. La cabina di regia punterà su casa, servizi e lavoro, ma anche su alfabetizzazione civica e coinvolgimento della cittadinanza (scuole, quartieri, volontariato). L’obiettivo dichiarato è trasformare un’emergenza in un percorso ordinario, misurabile e replicabile, capace di generare coesione oltre l’orizzonte dei dodici mesi.

Perché è un segnale politico

Il protocollo non si limita a gestire un’emergenza: indica una postura della comunità regionale nel quadro della solidarietà internazionale. L’Umbria sceglie di mettere a sistema le leve di welfare locale e di cooperazione, anticipando possibili adesioni di altre amministrazioni. Se il tavolo di coordinamento saprà misurare con trasparenza esiti e criticità, l’esperienza potrà diventare una piattaforma stabile di accoglienza e inclusione, in grado di parlare a tutto il Paese.

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Giorgia Sdei
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