La Regione Umbria ha presentato ufficialmente la nuova Rete oncologica regionale, un modello innovativo di organizzazione dei servizi sanitari concepito per garantire percorsi di cura più omogenei, rapidi e inclusivi su tutto il territorio. L’evento, ospitato a Villa Umbra, ha visto la partecipazione delle direzioni delle aziende sanitarie, dell’Università degli Studi di Perugia, delle associazioni dei pazienti e dei numerosi professionisti che operano quotidianamente nella presa in carico delle persone con diagnosi oncologica.
Tra gli elementi centrali del progetto spicca l’attivazione dei primi cinque Percorsi Diagnostico-Terapeutico-Assistenziali (PDTA), dedicati ai tumori della mammella, del polmone, della prostata, del colon e del retto. Questi percorsi definiscono in modo chiaro e condiviso le tappe fondamentali - dalla prevenzione alla diagnosi, dalle terapie alla riabilitazione - assicurando a ogni paziente standard di qualità uniformi, continuità assistenziale e la stessa dignità di cura, indipendentemente dal luogo di residenza.
La presidente della Regione, Stefania Proietti, ha rimarcato il valore strategico della nuova rete oncologica, definendola un investimento concreto nella salute dei cittadini: "Con la Rete oncologica regionale vogliamo garantire che ogni cittadino umbro, indipendentemente dal luogo di residenza, abbia accesso agli stessi percorsi, agli stessi standard di qualità e agli stessi diritti di cura. È una rete che mette al centro la persona, sostenuta dal lavoro straordinario di professionisti, istituzioni e associazioni".
Il progetto si colloca all’interno del Piano oncologico nazionale 2023–2027 e del nuovo Piano socio-sanitario regionale, rappresentando per l’Umbria un passaggio strategico di grande importanza. La Regione sceglie infatti di affrontare la sfida delle malattie oncologiche con un approccio integrato, moderno e inclusivo. Non si tratta soltanto di una semplice riorganizzazione dei servizi, ma di un vero e proprio cambio di paradigma culturale: una sanità più vicina e attenta ai bisogni, più equa nell’accesso alle cure e orientata a valorizzare le competenze diffuse sul territorio.
I primi Percorsi Diagnostico-Terapeutico-Assistenziali (PDTA) introdotti delineano con precisione ogni fase della presa in carico del paziente oncologico: dallo screening e dalla diagnosi precoce fino ai trattamenti chirurgici, oncologici e radioterapici, includendo anche la riabilitazione, le cure palliative e il sostegno psico-sociale. Non semplici protocolli clinici, ma veri e propri binari di garanzia che assicurano al malato un accompagnamento costante e multidisciplinare lungo tutto il percorso di cura.
Tra i PDTA presentati, quello dedicato alla mammella riveste un ruolo centrale ed è stato indicato come modello di eccellenza per la capacità di mettere in rete le Breast Unit regionali di Perugia, Terni, Foligno e Città di Castello. Queste strutture rappresentano un punto di riferimento fondamentale perché garantiscono standard omogenei di qualità, volumi adeguati di attività e, soprattutto, una reale continuità assistenziale.
Il percorso non si limita a coordinare le diverse fasi cliniche, ma propone un approccio unitario e completo che accompagna la paziente dalla prevenzione e diagnosi precoce, fino agli interventi chirurgici specializzati, ai trattamenti oncologici e radioterapici più avanzati, senza trascurare la riabilitazione e il supporto psicologico.
Un aspetto innovativo della nuova rete è l’introduzione della codifica unica dei percorsi tramite CIP (Codici Identificativi di Percorso). Questo strumento consente di tracciare in maniera puntuale l’intero iter clinico del paziente, monitorando tempi, prestazioni ed esiti, e rendendo possibile il passaggio da una logica puramente prestazionale a una medicina di iniziativa, più proattiva e personalizzata. Parallelamente, la rete investe in modo deciso nella digitalizzazione dei processi. Telemedicina, teleconsulto e teleriabilitazione non saranno più soluzioni sperimentali, ma strumenti quotidiani a supporto dei professionisti e dei pazienti. Il loro impiego consentirà di integrare competenze cliniche diverse, ridurre le distanze geografiche, migliorare la qualità delle decisioni terapeutiche e garantire una continuità delle cure più solida tra ospedale e territorio.
Una delle innovazioni organizzative più significative è l’attivazione dei Poli - Punti di Orientamento Locale Oncologico, istituiti in ciascuna azienda sanitaria. Non semplici sportelli informativi, ma veri e propri presidi di accoglienza e presa in carico, con orari e recapiti dedicati, ai quali il paziente con sospetta o accertata diagnosi oncologica può rivolgersi fin dall’inizio del percorso. All’interno dei Poli operano oncologi e infermieri-case manager, professionisti incaricati di pianificare le prestazioni cliniche, coordinare i gruppi oncologici multidisciplinari e monitorare costantemente la continuità terapeutica. Questo modello organizzativo mira a rendere l’iter clinico più chiaro, trasparente e facilmente navigabile, riducendo i tempi di attesa, le disomogeneità territoriali e migliorando l’esperienza complessiva del paziente lungo tutto il percorso di cura.
La costituzione della Rete Oncologica Regionale rappresenta il frutto di un lavoro collaborativo e multidisciplinare, che ha coinvolto la Direzione regionale Salute e Welfare, le direzioni strategiche delle aziende sanitarie umbre, l’Università degli Studi di Perugia, il Registro Tumori Umbro e le associazioni di volontariato impegnate nel settore oncologico.
L’organizzazione della Rete si basa su figure di coordinamento tecnico e scientifico già individuate a livello regionale, con l’obiettivo di garantire una governance clinica e operativa condivisa, capace di monitorare e uniformare i percorsi di cura su tutto il territorio. La formalizzazione della Rete e la conferma di coordinatori con competenze multidisciplinari sono state inoltre sancite da recenti atti regionali, con l’intento di rafforzare la governance oncologica, migliorare l’efficacia dei percorsi e assicurare continuità assistenziale e qualità dei servizi per tutti i pazienti.
Tra le principali sfide che attendono la Rete vi è la capacità di misurare e rendicontare in modo preciso gli impatti clinici e organizzativi. Fondamentale sarà inoltre assicurare una formazione continua e aggiornata per tutti i professionisti coinvolti, insieme alla sostenibilità finanziaria delle iniziative nel medio-lungo periodo. Di pari importanza sarà la capacità di integrare in maniera efficace ospedali e servizi territoriali, affinché strumenti come telemedicina, teleconsulto e case-management si traducano in benefici concreti per i pazienti, riducendo i tempi di diagnosi, migliorando l’appropriatezza delle cure e sostenendo la qualità della vita durante tutto il percorso terapeutico.