L'Umbria sul fotovoltaico è ancora molto indietro. Secondo il rapporto elaborato da Italia Solare su base Gaudì-Terna, il cuore verde d'Italia è in quintultima posizione nazionale, prima soltanto di Basilicata, Liguria, Molise e Valle d'Aosta. Un ritardo evidente che, ha dichiarato l'assessore regionale all'Ambiente e all'Energia, Thomas De Luca è figlio di anni di immobilismo politico e che necessita di interventi ormai urgenti.
In Italia attualmente sono in funzione due milioni e 11.056 impianti fotovoltaici. A guidare la classifica delle regioni più "solari" è la nordica Lomabardia che conta 326.586 impianti fotovoltaici connessi alla rete, seguita da un'altra nordica, il Veneto con 274.699.
In Umbria di impianti ce ne sono solamente 39.367, ovvero poco più di un decimo di quelli della Lombardia, che fanno attestare la nostra regione in 16esima posizione nazionale. Insomma, i margini di miglioramento sono ampi e il solare potrebbe rappresentare un volano per l'economia regionale.
"Il grave ritardo nella realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile, che emerge dal nuovo rapporto Terna, è il risultato di anni di mancate decisioni da parte della politica" così ha commentato i dati di cui sopra l'assessore De Luca.
La soluzione che propone è quella di introdurre una specifica legge che andrà a beneficio di imprese, ambiente e cittadini. "Con la legge 'Energia Umbra' - prosegue - colmeremo questo vuoto fermando l'avanzata di una desertificazione economica e sociale attraverso un intervento strutturale di competitività per le nostre aziende. Questa legge è la chiave per il futuro energetico dell'Umbria".
Come riporta la nota regionale, "l'Umbria a giugno 2025 registra un divario di 80 megawatt di potenza nominale installata di impianti alimentati da fonti di energia rinnovabile rispetto all'obiettivo intermedio fissato dal DM Aree Idonee a 354 megawatt". Numeri che fanno certamente riflettere e che, spiega l'assessore regionale, svelano scenari più complessi perché, sostiene, dietro ai dati si celano imprese che non se la sentono di sobbarcarsi da sole l'investimento per un nuovo impianto in un clima di incertezza normativa.
"Sono dati - sottolinea ancora l'assessore - che ci spingono a ribadire con forza l'urgenza di procedere all'approvazione della legge entro il mese di settembre. Quella forbice negativa del 20% in meno di impianti è costituita da progetti di piccole e medie imprese, di famiglie che preferiscono rinunciare. Non hanno le forze per assumersi il rischio di un investimento messo a repentaglio da un quadro normativo a dir poco folle".
Chi riesce a realizzare i nuovi impianti, spiega, è una minoranza di grandi aziende che dalla loro hanno disponibilità e spalle sufficientemente larghe per crearli. "Oggi vanno avanti solo esclusivamente i grandi progetti proposti da gruppi che hanno le risorse economiche per forzare la mano con i territori, con conseguenze incalcolabili. Abbiamo il dovere di consegnare un quadro certo e definito su dove poter realizzare gli impianti, nel più breve tempo e nel minor costo possibile, e dove non si può fare".
Sull'Umbria, secondo quanto sostiene l'assessore regionale ad Energia e Ambiente, gravano anche le lungaggini della burocrazia nazionale e su questo ripercorre le vicende che ancora si protraggono.
"Il Ministro Pichetto Fratin aveva annunciato che avremmo avuto il nuovo decreto entro luglio - specifica -, poi prima delle ferie ma ancora non c'è traccia dell'adeguamento alla sentenza del TAR del Lazio che, è bene ricordarlo, dava 60 giorni di tempo a metà maggio". E se il Governo nazionale tarda, quello umbro è pronto a fare da sè conclude De Luca. "Nell'auspicio che arrivi prima di Natale, ci organizziamo da soli".