15 Nov, 2025 - 11:54

Umbria, l’economia rallenta e il lavoro cambia pelle: crescono i servizi, arretra l’industria

Umbria, l’economia rallenta e il lavoro cambia pelle: crescono i servizi, arretra l’industria

Umbria, dal Bollettino Excelsior emergono una crescita economica anemica, un mercato del lavoro in trasformazione e una regione che scivola verso una terziarizzazione avanzata: meno industria, più servizi, profili qualificati ai margini. In soli due anni l’industria - comprese le costruzioni - è passata dal 39,8% al 34,7% delle assunzioni previste. A novembre le imprese programmano 5.170 avviamenti, che diventano 16.130 nel trimestre novembre-gennaio. Un’Umbria che continua a generare occupazione, ma con un passo lento, mentre produttività e qualità del lavoro restano gli elementi più fragili.

La regione che avanza piano: tra crescita debole e qualità del lavoro in affanno

Il Bollettino Excelsior di novembre 2025 offre un quadro nitido: l’Umbria cresce ma senza slancio. L’andamento rispecchia la traiettoria dell’economia italiana, rallentata dopo la spinta del Pnrr.

Nel primo semestre, secondo Banca d’Italia, la crescita si ferma allo 0,6%. Una progressione modesta, coerente con un motore che gira a regime ridotto. Sul fronte occupazionale, le imprese umbre prevedono 4.730 assunzioni a novembre (escludendo l’agricoltura), in calo rispetto alle 5.700 del 2024. La diminuzione non testimonia un arretramento marcato, ma una dinamica di avanzamento più lenta.

La caratteristica più significativa è lo scarto tra andamento economico e occupazione: da anni, in Umbria, l’occupazione cresce più del Pil. È uno squilibrio che rivela una produttività stagnante e un aumento dei lavori meno qualificati, instabili e sottopagati. Uno scenario che amplifica il fenomeno del lavoro povero, la vera zona d’ombra sotto la superficie dei numeri positivi.

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Su questa traiettoria interviene il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, che sottolinea la necessità di una svolta condivisa.
“Il Bollettino Excelsior ci consegna dati che richiedono una lettura attenta. Il rallentamento della produttività e l’aumento dei lavori meno qualificati mostrano che il tema centrale è la qualità dello sviluppo, non solo la sua quantità. La struttura economica dell’Umbria sta cambiando in modo profondo: questo impone a tutti noi - imprese, istituzioni, mondo della formazione - uno sforzo ulteriore per elevare competenze, capacità innovative e solidità dei sistemi produttivi”.

Mencaroni ricorda anche l’impegno dell’ente camerale: “La Camera di Commercio è da tempo impegnata in questa direzione, attraverso strumenti, servizi e iniziative che accompagnano i diversi comparti in un contesto complesso. La competitività del territorio dipende dalla capacità di affrontare questi passaggi con visione e responsabilità condivisa”.

Industria in arretramento, servizi in espansione: la terziarizzazione riscrive il lavoro

La frattura più evidente è nel cuore della struttura produttiva umbra. Le assunzioni nell’industria calano da 2.220 nel 2024 a 1.640 nel 2025. Un trend che non è più ciclico ma strutturale. Il tessuto manifatturiero perde dimensione, capacità innovativa e presidi strategici.

Al contrario, i servizi consolidano il loro ruolo di pilastro del mercato del lavoro regionale: 3.090 avviamenti previsti a novembre, che diventano 5.170 includendo anche l’agricoltura. Nel trimestre, l’Umbria arriva a 16.130 assunzioni programmate.

Il raffronto con due anni fa certifica la transizione: l’industria scende dal 39,8% al 34,7%, mentre i servizi salgono al 65,3% (al netto dell’agricoltura).

Nel dettaglio settoriale, i movimenti sono ancora più netti:

  • commercio dal 14,9% al 18,2%

  • turismo dal 15,6% al 17,1%

  • servizi alla persona dal 9,6% al 10,6%

  • costruzioni dal 14,3% al 12,1%

Un terziario che si espande ma solo nella componente tradizionale. Manca un vero terziario avanzato, capace di generare lavori altamente specializzati e valore aggiunto.

La distanza tra domanda e offerta si allarga: nel 53% dei casi le imprese non trovano le figure necessarie, contro il 45,7% nazionale. La criticità è nella scarsità di profili, non nella loro qualità.

L’Umbria mostra inoltre un limite strutturale: solo il 10% delle assunzioni riguarda laureati, contro il 13% italiano. E dirigenti, specialisti e tecnici si fermano al 13%, contro il 17% nazionale. Segnali chiari di un’economia che fatica ad attrarre e trattenere competenze elevate.

Numeri che pesano: contratti brevi, giovani in uscita, imprese piccole

La crescita dell’occupazione ha fondamenta fragili. Solo il 23% dei contratti previsti sarà stabile; il 77% sarà a termine.
Il 60% dei nuovi ingressi arriva nei servizi, il 67% nelle imprese sotto i 50 addetti.
Un terzo delle assunzioni riguarda under 30, il 24% lavoratori stranieri.
Nel 65% dei casi è richiesta esperienza specifica.
E soltanto il 14% delle imprese umbre prevede di assumere nel mese.

Un sistema produttivo vivo ma strutturato su basi leggere, che rischia di non reggere senza un cambio di passo in innovazione, competenze e produttività.

Il quadro dell’Umbria non è quello di una regione in crisi, ma di un territorio che attraversa una transizione delicata, in cui la crescita non riesce ancora a trasformarsi in sviluppo di qualità. La direzione è tracciata, la velocità ancora troppo bassa per recuperare i divari aperti.

La verifica dei dati attesa nel 2026 dirà se questa trasformazione avrà trovato una traiettoria più solida o se il passo resterà quello attuale, prudente e insufficiente per competere in uno scenario nazionale ed europeo che cambia rapidamente.

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Federico Zacaglioni
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