Meno imprese, ma più solide e strutturate. È questa la fotografia dell’economia regionale scattata dal report della Camera di Commercio dell’Umbria. Nel 2025 la media degli addetti per impresa sale a 3,7, contro i 3,5 del 2019. Un incremento del +5,7%, che supera sia la media italiana (+5,0%) sia quella del Centro Italia (+4,9%). Il numero delle imprese scende, ma il tessuto produttivo si rafforza: meno unità, più robuste, con un maggiore peso occupazionale.
Il presidente della Camera di Commercio, Giorgio Mencaroni, legge così il quadro: “Le imprese stanno dimostrando capacità di adattamento e visione, cogliendo le opportunità offerte dai bandi e investendo in formazione, digitalizzazione e innovazione. Il ridimensionamento numerico delle unità produttive non va letto come un segnale negativo, ma come il frutto di una selezione che rafforza chi resta sul mercato. Oggi abbiamo aziende più solide, più strutturate e meglio in grado di affrontare la competizione nazionale e internazionale”.
Il periodo decisivo è quello compreso tra il 2019 e il 2025. In questi sei anni le imprese attive umbre calano da 79.790 a 77.861 (-2,4%), ma gli addetti crescono da 279.220 a 287.471 (+3,0%). L’Umbria non solo supera l’incremento nazionale (+2,9%), ma soprattutto si distanzia nettamente dal Centro (-1,2%).
Il dato va letto insieme a un riequilibrio interno: il peso delle microimprese (1-9 addetti) scende dal 40,7% al 34,7% degli occupati, mentre aumentano le piccole (dal 23,2% al 26,1%), le medie (dal 12,1% al 14,6%) e le grandi (dal 13,7% al 14,4%). In altre parole, la regione resta a forte presenza micro, ma si fa strada un tessuto più articolato, con un protagonismo crescente delle realtà intermedie.
La crescita più robusta riguarda le medie imprese: tra 100 e 249 addetti registrano un aumento del +35,8% degli occupati, seguite da quelle tra 50 e 99 addetti (+16,2%). Anche le piccole mostrano dinamismo, con +18,2% nella fascia 10-19 e +16,5% nella fascia 20-49. Soffrono invece le micro più fragili, soprattutto quelle con meno di cinque addetti.
Il report mette in evidenza un altro dato chiave: l’aumento dei dipendenti non familiari, cresciuti del +7,9% tra il 2019 e il 2025. Un ritmo superiore sia all’Italia (+6,2%) che al Centro (+2,0%). Se si guarda all’intero decennio 2015-2025, l’Umbria segna +13,1% contro l’11,1% nazionale e l’11,3% del Centro. Parallelamente, diminuisce il peso del lavoro familiare.
Questo cambiamento non è secondario: significa più occupazione stabile, più contratti regolari, più competenze interne. Un passaggio che rafforza la qualità del lavoro e la resilienza delle imprese. Come sottolinea Mencaroni, “La sfida ora è mantenere questa traiettoria, sostenendo la crescita delle realtà più dinamiche e accompagnando anche le micro e piccole verso percorsi di consolidamento. La Camera di Commercio, come sempre, è costantemente a fianco delle imprese perché riescano ad accelerare ancora il ritmo della crescita dimensionale, cogliendo a pieno le sfide e le opportunità della doppia transizione: quella digitale e quella ecologica”.
L’accelerazione non è frutto di inerzia. Negli ultimi anni la regione ha potuto contare su bandi finanziati con fondi europei, incentivi alla digitalizzazione e programmi di formazione per imprenditori e dipendenti. Queste leve hanno permesso ad alcune micro di diventare piccole e a diverse piccole di rafforzarsi ulteriormente.
Seppure l’Umbria resti sotto la media nazionale (3,7 addetti contro i 4,3 dell’Italia e i 4,5 del Centro), il passo più veloce le consente di ridurre il divario. È un segnale che la geografia imprenditoriale sta cambiando: meno polverizzazione, maggiore capacità di investimento e più stabilità organizzativa.
Dal quadro emergono tre elementi di rilievo. Primo: un sistema meno frammentato, in cui le realtà intermedie prendono spazio e contribuiscono a rafforzare la competitività. Secondo: una maggiore capacità di attrarre risorse, grazie a una base crescente di lavoratori dipendenti regolari. Terzo: la conferma che politiche pubbliche e selezione spontanea delle imprese possono, insieme, orientare un percorso di consolidamento.
Il futuro prossimo dell’Umbria si gioca su questo equilibrio: rafforzare chi ha già intrapreso percorsi di crescita e, al contempo, accompagnare le micro e le piccole in una transizione che le renda più resilienti. Il traguardo è un sistema produttivo capace di innovare, esportare e competere, senza perdere di vista la coesione sociale che ha sempre contraddistinto la regione.