Nel 2022 in Italia sono state uccise 106 donne, nel 2023, 117 e nel 2024, 113. Nei primi dieci mesi del 2025 sono già 72. In Umbria si è verificato il primo femminicidio dell'anno, quello di Eliza Feru, al quale ad aprile, nel giro di pochi giorni, ne sono seguiti altri due, Ilaria Sula e Laura Papadia.
Un'emergenza che non può più essere ignorata e che il governo regionale ha scelto di affrontare scendendo in campo contro ogni forma di violenza dando vita a un sistema strutturato e permanente che coinvolge sanità, scuole, enti locali, forze dell’ordine, magistratura e associazioni. A meno di un mese dal 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro tutte le donne, la Regione ha voluto lanciare un segnale forte: la violenza si combatte insieme tutto l'anno, ogni giorno. Questo mese che precede il 25 novembre sarà il punto di partenza per la campagna che rappresenta a pieno titolo un modello a livello nazionale.
"La violenza non è un fatto privato, ma una ferita alla salute e alla dignità delle persone – ha dichiarato la presidente della Regione Stefania Proietti -. Per questo l’Umbria ha scelto di affrontarla come una questione di sanità pubblica. Abbiamo costruito un sistema permanente, non una campagna temporanea: protocolli nei pronto soccorso, scuole coinvolte, comuni in rete, formazione degli operatori". Proietti ha ricordato come nel 2025 proprio in Umbria si sia verificato il primo femminicidio dell'anno.
"Quella tragedia - ha sottolineato - ci ha detto che il 25 novembre non può restare un giorno simbolico, ma deve diventare un punto di partenza. Lavoriamo fermamente ad un cambio culturale che renda più facile chiedere aiuto, più immediata la risposta delle istituzioni, più forte la fiducia di chi denuncia".
La Regione ha già stanziato 76.600 euro per il rafforzamento dei servizi antiviolenza sul territorio; una rete che prevede tra l'altro l'attivazione di due nuovi centri in altrettante zone che al momento ne sono prive.
Il piano regionale attiverà protocolli condivisi tra sanità, scuola, servizi sociali e comuni. Sono 37 le iniziative già in calendario e 18 le realtà che hanno già aderito.
Il piano prevede azioni - nei Pronto soccorso, nei reparti psichiatrici, nei consultori e nei servizi sociali - che comprendono strumenti come pulsanti di allarme, QR code per segnalare episodi di violenza, protocolli sanitari che attivano supporto psicologico e legale entro 24 ore e sportelli psicologici per operatori sanitari dal 2026. Forte l'impegno nelle scuole dove verranno attivati progetti mirati su rispetto, affettività, uso consapevole dei social, bullismo e cyberbullismo, body shaming e disturbi alimentari, coinvolgendo 71 istituti.
Dal 25 ottobre al 25 novembre inoltre in tutta la regione prenderà piede un programma diffuso di iniziative rivolto al contrasto di ogni forma di violenza, incluse anche la violenza contro gli animali, gli operatori sanitari e l'ambiente.
L’assessora regionale alle Pari Opportunità Simona Meloni, ha ricordato i numeri dei femminicidi avvenuti in Italia negli ultimi anni. "Le leggi - ha affermato - esistono – Codice Rosso, braccialetto elettronico – ma la violenza continua, quasi sempre in casa. Per questo abbiamo scelto di agire su due piani: protezione e cultura. Abbiamo finanziato 246mila euro per i centri antiviolenza, con 80mila euro in più per aprire nuovi sportelli, come a Todi e Città di Castello. Ma la protezione non basta se non si cambia la cultura: rispetto, consenso, autonomia economica, educazione nelle scuole, condivisione nelle famiglie. La violenza non riguarda solo le donne, ma anche i figli, gli anziani, le persone con disabilità, gli animali, l’ambiente. Serve una rete vera tra istituzioni, sanità, scuola e cittadini".
La direttrice regionale Salute e Welfare, Daniela Donetti ha spiegato che "questa campagna nasce dall’idea che la violenza sia una questione di salute pubblica. L’OMS la definisce una epidemia silenziosa e ci invita a riconoscerla in tutte le sue manifestazioni: autoindotta, interpersonale – familiare, scolastica, lavorativa, digitale – o collettiva, legata a guerre, terrorismo o crimini d’odio. Per questo - ha aggiunto - abbiamo costruito un sistema basato su quattro pilastri: riconoscere le violenze, individuare i sintomi e i luoghi in cui si manifestano, definire protocolli tecnico-scientifici per affrontarle e costruire alleanze tra istituzioni per renderli operativi".