Codice Rosso in Umbria, numeri e gravità del fenomeno
Le ultime relazioni semestrali inviate alla Procura generale della Cassazione evidenziano un aumento significativo delle denunce relative ai reati disciplinati dal cosiddetto Codice Rosso: nel distretto umbro sono state registrate oltre 1.200 segnalazioni nel periodo di riferimento. L’incremento più rilevante riguarda in particolare i maltrattamenti in ambito familiare, lo stalking e le forme di violenza psicologica, indicatori di un fenomeno diffuso che va ben oltre la dimensione episodica, rivelando una persistenza e una complessità che richiedono interventi strutturati e coordinati.
A rendere ancora più drammatica la fotografia del territorio è il primo femminicidio del 2025 registrato nel comprensorio di Perugia: un episodio che ha provocato forte commozione nell’opinione pubblica e ha riacceso l’urgenza di interventi tempestivi e più incisivi. La convergenza tra l’aumento dei dati statistici e la gravità di casi limite evidenzia la natura strutturale del fenomeno, mettendo in luce l’esigenza di misure articolate e integrate che trascendano la mera repressione giudiziaria, rafforzando contestualmente prevenzione, protezione e percorsi di sostegno specialistico destinati alle vittime.
Sinergie interistituzionali e monitoraggio dei processi: il nuovo assetto per la protezione delle vittime
Le procure umbre hanno potenziato le sinergie interistituzionali attraverso protocolli e accordi operativi che istituiscono percorsi dedicati e un coordinamento sistematico tra uffici giudiziari, forze dell’ordine, servizi sociosanitari e centri antiviolenza.
Le intese mirano a garantire una risposta più tempestiva ed efficace alle segnalazioni, uniformando procedure, velocizzando l’attivazione di misure cautelari e rafforzando i canali di comunicazione tra i soggetti coinvolti.
“È stato attivato un sistema di vigilanza sui processi, che rileva dinamiche, ritardi e pratiche virtuose senza interferire con l’autonomia dei singoli uffici: un modello utile a orientare interventi più efficaci e consolidare buone prassi,” ha spiegato Sottani, ribadendo l’importanza di una gestione coordinata delle indagini e dei procedimenti giudiziari.
Il dispositivo operativo previsto dai protocolli comprende, tra l’altro, flussi informativi dedicati per la condivisione tempestiva degli elementi probatori, gruppi di lavoro multidisciplinari per la valutazione dei rischi, e percorsi di ascolto e accompagnamento per le vittime finalizzati a garantire tutela immediata e sostegno psicologico. Al contempo si promuove la formazione specialistica di magistrati, investigatori e operatori dei servizi sociali per migliorare l’accoglienza delle denunce e l’efficacia degli interventi.
L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato contenere i tempi procedurali e ridurre le discontinuità investigative che possono compromettere la protezione delle persone offese; dall’altro consolidare pratiche virtuose trasferibili tra uffici, così da rendere più omogeneo l’approccio giudiziario e operativo sull’intero territorio regionale.
Ascolto, protezione e reinserimento: la società civile spinge per percorsi concreti a favore delle vittime
Centri antiviolenza, associazioni locali e organizzazioni del privato sociale ribadiscono l’urgenza di potenziare percorsi integrati di ascolto, accoglienza e accompagnamento per le vittime di violenza. Oltre alla pronta attivazione di misure cautelari, le strutture chiedono investimenti stabili per servizi di primo intervento, accoglienza notturna, sostegno legale e accompagnamento psicologico, nonché per la formazione specialistica degli operatori che raccolgono le denunce.
Le campagne di prevenzione rivolte a scuole, famiglie e comunità locali vengono considerate un presidio imprescindibile per incidere alla radice su comportamenti, atteggiamenti e stereotipi culturali che alimentano la violenza di genere.
In questo quadro, informazione mirata, educazione all’affettività e percorsi formativi strutturati negli istituti scolastici rappresentano strumenti strategici per promuovere una cultura del rispetto e contrastare la normalizzazione della violenza.
Parallelamente, gli operatori del settore sollecitano l’adozione di una strategia integrata capace di coniugare la tutela immediata delle vittime con percorsi strutturati di uscita dalla violenza - dal reinserimento lavorativo al sostegno abitativo e all’autonomia economica - al fine di garantire una protezione effettiva e durevole e favorire un pieno recupero sociale e professionale.