27 Nov, 2025 - 18:00

Umbria, l'allarme di Ance Perugia: "Economia in affanno, serve una strategia oltre il Pnrr"

Umbria, l'allarme di Ance Perugia: "Economia in affanno, serve una strategia oltre il Pnrr"

Un’economia regionale che arranca, un settore delle costruzioni costretto a un brusco risveglio dopo gli anni d’oro di bonus e Piani nazionali di ripresa e resilienza, e un futuro che, senza un cambio di passo nella programmazione, rischia di scivolare in una nuova fase critica. È una fotografia in controluce quella che emerge dal Report 2025 di Ance Perugia, presentato questa mattina, che ritrae un’Umbria “in affanno” e in cerca di una bussola. “Non vogliamo fare allarmismi, ma dare una scossa”, ha affermato il presidente di Ance Perugia, Giacomo Calzoni, illustrando i dati dello studio. La diagnosi è netta: “Il settore è in un equilibrio instabile” e per evitare il tracollo “serve una visione e una programmazione” condivisa. Un j’accuse preciso a un sistema regionale che fatica a esprimere “un’attrattiva di sistema” dal lavoro alle infrastrutture.

Un motore inceppato tra cali degli investimenti e gap infrastrutturale

I numeri, elaborati dall’analista Alfredo Martini di The Sign Comunicazione, parlano chiaro. Le costruzioni, che negli ultimi anni hanno trainato l’economia locale rappresentando il 12,5% del Pil regionale e impiegando il 24% degli addetti dell’industria, stanno virando verso una fase di contrazione. Gli investimenti nel settore sono attesi in calo del 4,9% nel 2024 e addirittura del 7,7% nel 2025, con un rallentamento delle ore lavorate e dell’occupazione. “L'Umbria, pertanto, continua a crescere meno della media nazionale, con un Pil stagnante e un valore aggiunto tra i più bassi d'Italia”, ha sottolineato con dati alla mano Martini. Il termine “stagnazione strutturale” utilizzato nel report non è un eufemismo, ma la radiografia di un motore economico che si è inceppato.

A pesare è il progressivo esaurirsi della spinta del Pnrr - in Umbria il 61% dei cantieri è già avviato o concluso, con un livello di spesa sulle opere fermo al 23,41% a fronte di una media nazionale del 32,63% - e l’assenza di un orizzonte alternativo. Ma il vero tallone d’Achille, come evidenziato dalle stesse imprese, rimane il gap infrastrutturale. Le opere indicate come strategiche - dal completamento del Quadrilatero Umbria-Marche al nodo stradale di Perugia, dalla superstrada E78 “Due Mari” alla direttrice ferroviaria Orte-Falconara e al collegamento con la rete Alta Velocità -sono ancora un promemoria incompiuto. Infrastrutture definite "fondamentali" non solo per la mobilità, ma per riequilibrare i flussi turistici e commerciali, sostenere le aree interne e arginare lo spopolamento.

La fuga dei giovani e l'appello per un tavolo sulla programmazione

Quello infrastrutturale, per quanto cruciale, non è l’unico campanello d’allarme. “Il patrimonio abitativo è di scarso valore e depresso”, ha aggiunto Calzoni, indicando in questo dato un sintomo di un più ampio “scarso dinamismo industriale della regione”. Un dinamismo soffocato dai numeri di un declino demografico che assume i contorni di un’emorragia silenziosa. Negli ultimi dieci anni l’Umbria ha perso oltre 41.000 residenti, con un indice di vecchiaia che supera 246, ben al di sopra della media italiana. E mentre la popolazione invecchia, i giovani scappano: nel 2024 hanno lasciato stabilmente la regione per l’estero 722 laureati umbri, un dato che segna un +62% rispetto all’anno precedente.

Di fronte a questo scenario, con “il rischio concreto di una nuova destrutturazione del settore, simile a quella post-crisi 2008”, Ance Perugia non si limita a lanciare l’allarme ma prova a indicare una via d’uscita. La proposta è quella di un tavolo permanente “per una strategia regionale condivisa, tra pubblico e privato”, concentrandosi su sviluppo sostenibile e infrastrutture. Un percorso che il presidente Calzoni porterà all’attenzione delle istituzioni e del sistema umbro nel corso del convegno pomeridiano “Guardiamo al futuro: la consapevolezza”. L’obiettivo è ambizioso: arrivare a redigere un Piano che integri costruzioni, industria e logistica, fondato sull’interazione tra risorse disponibili e priorità territoriali. Perché il dopo-Pnrr, qui, non è un’ipotesi lontana, ma una realtà che bussa già alla porta con dati inesorabili.

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Federico Zacaglioni
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