24 Oct, 2025 - 12:08

Ucciso in Albania Flori Paluçi, il ricercato della sparatoria di Verna: il 33enne freddato dopo una lite per un caffè in una stazione di servizio

Ucciso in Albania Flori Paluçi, il ricercato della sparatoria di Verna: il 33enne freddato dopo una lite per un caffè in una stazione di servizio

È terminata nel modo più drammatico la fuga di Flori Paluçi, 33 anni, cittadino albanese già noto alle forze dell’ordine e ricercato in Italia per la sparatoria di Verna, frazione di Umbertide, avvenuta lo scorso giugno. Il suo corpo è stato rinvenuto nella notte tra sabato e domenica a Manëz, nei pressi di Durazzo, al termine di uno scontro a fuoco scoppiato all’interno di una stazione di servizio.

Secondo quanto riportano i media albanesi, e come riferisce Il Messaggero dell’Umbria, la lite sarebbe scoppiata per futili motivi davanti al bancone del bar dell’area di servizio. Paluçi si trovava nel locale insieme a un amico, quando uno dei presenti avrebbe iniziato a discutere animatamente con il barista, che si era rifiutato di servire un caffè poiché la macchina era già stata spenta, come di consueto, dopo la mezzanotte.

Quella che sembrava una discussione di poco conto si è rapidamente trasformata in una violenta colluttazione, degenerata in pochi istanti: dalle parole si è passati alle spinte, poi agli spari e infine al tragico epilogo. Nel piazzale antistante il distributore, Paluçi e un altro giovane di 23 anni sono stati colpiti mortalmente.

Un terzo uomo, ritenuto il presunto autore dei colpi, si è dato alla fuga subito dopo l’accaduto ed è attualmente ricercato dalla polizia albanese.

La Procura di Durazzo apre un’indagine: attivate le verifiche con le autorità italiane

Le autorità albanesi hanno aperto un’inchiesta per omicidio volontario, mentre la polizia scientifica ha avviato i rilievi balistici e l’analisi delle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza della stazione di servizio. Le indagini sono tuttora in corso e non si esclude alcuna ipotesi, anche se - al momento - la pista più accreditata rimane quella di una lite improvvisamente degenerata in tragedia.

Parallelamente, è stata attivata una stretta cooperazione investigativa tra le forze di polizia albanesi e italiane. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Città di Castello, che avevano seguito il caso della sparatoria di Verna, sono in costante contatto con gli inquirenti di Durazzo per condividere elementi informativi e verificare possibili collegamenti con reti criminali transnazionali attivi tra i due Paesi.

Dai precedenti penali in Italia ai collegamenti con lo spaccio a Verna: il profilo di Flori Paluçi

Il nome di Flori Paluçi non era nuovo agli investigatori italiani. Secondo quanto ricostruito dalla stampa albanese, nel 2015 era stato arrestato come presunto componente di una banda di rapinatori attiva tra Emilia-Romagna e Veneto. Il gruppo - composto da sei italiani e da Paluçi come unico straniero - si distingueva per una tecnica particolare di “scasso silenzioso”, consistente nell’aprire fori nei muri di gioiellerie e negozi per introdursi all’interno senza far scattare gli allarmi.

Negli anni successivi, Paluçi si era stabilito tra Umbertide, Città di Castello e la frazione di Verna, dove, secondo le indagini coordinate dalla Procura di Perugia, avrebbe intrecciato rapporti con ambienti riconducibili al traffico di stupefacenti.

Proprio a Verna, la sera del 19 giugno, il 33enne rimase coinvolto in una sparatoria riconducibile - secondo gli accertamenti degli inquirenti - a un presunto regolamento di conti tra gruppi di connazionali. Intorno alle 19:30, Paluçi avrebbe esploso diversi colpi di pistola calibro .45 contro un uomo di 29 anni, colpendolo al torace e a una gamba, mentre un complice avrebbe colpito un altro uomo che cercava di fuggire dal retro di un locale.

Le vittime furono prontamente soccorse dal 118: una di loro riportò il collasso di un polmone e la perdita della milza, rendendo necessario un intervento chirurgico d’urgenza. A seguito di quei fatti, Paluçi risultava indagato per tentato omicidio e porto abusivo d’arma da fuoco. Poco dopo, il 33enne fece perdere le proprie tracce.

Gli sviluppi delle indagini sulla morte del 33enne: ipotesi ancora aperte sulla matrice del delitto

A seguito della sparatoria di Verna, il 33enne aveva trovato riparo nell’area di Durazzo, facendo leva su una rete di legami familiari e contatti consolidati nel tempo. Chi lo ha visto negli ultimi mesi lo descrive come una persona schiva, sempre attenta a non dare nell’occhio, ma ancora profondamente radicata in contesti borderline e circoli ritenuti dalle autorità ad alto rischio criminale. La sua morte - scaturita da una lite nata per un semplice caffè negato - assume così i contorni di un epilogo tanto drammatico quanto coerente con un percorso segnato da violenza, latitanza e fratture mai realmente sanate.

Le autorità albanesi stanno ora approfondendo ogni possibile collegamento tra l’omicidio e i traffici illeciti che avevano coinvolto Paluçi in Italia. Gli investigatori non escludono che dietro la lite apparentemente futile possa celarsi un regolamento di conti o dinamiche riconducibili a reti criminali più ampie; per questo motivo le verifiche proseguono sia sugli aspetti locali della vicenda sia sugli elementi emersi dalle inchieste italiane.

Lite fatale o regolamento di conti? I dubbi sull’omicidio

Con la tragica morte di Flori Paluçi si chiude simbolicamente uno dei capitoli più complessi della cronaca dell’Altotevere umbro, teatro negli ultimi mesi di una crescente escalation di violenza legata a rivalità tra bande straniere.

Resta tuttavia un fitto alone di mistero e numerosi interrogativi aperti: chi ha premuto il grilletto? E, soprattutto, la lite scoppiata davanti al bar è stata davvero un episodio casuale o il culmine di un regolamento di conti maturato nel tempo?

Le indagini della Procura di Durazzo proseguono in pieno coordinamento con le autorità italiane, con l’obiettivo di ricostruire la dinamica dell’omicidio e i possibili intrecci criminali che collegano - in un’unica e inquietante trama - Italia e Albania.

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Francesco Mastrodicasa
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