29 Jul, 2025 - 13:30

Trump cambia le carte in tavola: l'Umbria naviga tra opportunità e incognite nel nuovo scenario commerciale

Trump cambia le carte in tavola: l'Umbria naviga tra opportunità e incognite nel nuovo scenario commerciale

Il mercato statunitense si trasforma in un territorio di frontiera per l'economia umbra. Con oltre 202 milioni di euro fatturati nel primo trimestre 2025 e una crescita del 20,5% verso gli Stati Uniti, la regione si ritrova a fare i conti con un paesaggio commerciale ridisegnato dalle scelte di Donald Trump. L'accordo del 27 luglio tra Ursula von der Leyen e il presidente americano ha tracciato nuove coordinate, ma le incognite restano numerose quanto le opportunità.

Elisabetta Tondini, Responsabile Area di Ricerca "Processi e trasformazioni economiche e sociali" dell'Agenzia Umbria Ricerche, ha scandagliato gli impatti dei dazi trumpiani sull'economia umbra. Il suo paper rivela un territorio che ha saputo cavalcare l'onda dell'export verso l'America, piazzandosi al quinto posto nazionale per incremento in valore assoluto e al sesto per crescita percentuale.

Il settore moda traina la corsa verso l'America

Gli States rappresentano ormai il secondo mercato di destinazione per i prodotti umbri, assorbendo il 13,6% delle esportazioni regionali contro l'11,9% dello stesso periodo del 2024. Una penetrazione che supera persino quella nazionale, ferma all'11,6%.

La moda umbra ha conquistato gli americani con un fatturato di 72,3 milioni di euro, pari al 35,8% del totale verso gli Usa, registrando una crescita del 38,6%. Un risultato che trasforma il tessile-abbigliamento in una locomotiva dell'export regionale, seguito dalle macchine e apparecchi con 55,7 milioni (27,5% del totale), anche se in calo del 14,1%.

Sorprendente l'ascesa degli apparecchi elettrici, balzati al quarto posto con 16,6 milioni di euro e una crescita che ha contribuito per 9,4 punti percentuali all'aumento dell'export umbro totale. Un settore che si è ritagliato uno spazio strategico nel panorama delle esportazioni regionali.

La dipendenza americana: un'arma a doppio taglio

I numeri fotografano una dipendenza significativa: l'85% delle batterie di pile e accumulatori elettrici prodotti in Umbria trova sbocco nel mercato americano, così come oltre la metà degli aeromobili e dispositivi spaziali. Il 31% delle bevande umbre - quasi esclusivamente vino - attraversa l'Atlantico, mentre il 26,9% degli articoli di abbigliamento e il 22,7% della maglieria regionale vestono i consumatori statunitensi.

L'accordo von der Leyen-Trump ha stabilito un dazio uniforme del 15% sulla quasi totalità delle merci europee, con esenzioni totali per prodotti strategici come aerei, componenti chimiche e agricole, apparecchiature per semiconduttori. Una mossa che disegna scenari contrastanti per il sistema produttivo umbro.

Settori vincenti e perdenti nel nuovo ordine commerciale

Il compromesso transatlantico apre spazi di manovra per la meccanica di precisione, la chimica e l'agroalimentare di qualità umbri, beneficiari della riduzione o eliminazione delle tariffe. Ma il quadro non è uniforme: il comparto vitivinicolo rimane in zona d'ombra, ancora escluso da agevolazioni chiare, mentre le imprese metallurgiche devono fare i conti con dazi del 50% su acciaio e alluminio.

"Il sistema produttivo umbro si trova ad affrontare un contesto commerciale rinnovato ma ancora parzialmente incerto", evidenzia la ricercatrice Tondini. "Dall'altro, permangono elementi di incertezza, in particolare per il comparto vitivinicolo, ancora escluso da agevolazioni chiare, e di criticità, per le imprese metallurgiche".

I settori umbri nella morsa dei dazi: vino e metallurgia sotto pressione

Il nuovo assetto commerciale disegna una mappa di vincitori e vinti che ridefinisce gli equilibri dell'export umbro. Il comparto vitivinicolo, che rappresenta il 31% delle bevande regionali destinate agli Stati Uniti, si ritrova in una zona grigia dell'accordo von der Leyen-Trump. L'incertezza regna sovrana su un settore che ha costruito ponti solidi con il mercato americano e che ora deve navigare senza bussola nelle acque della diplomazia commerciale.

Ancora più critica la situazione per le imprese metallurgiche umbre, colpite dai dazi globali del 50% su acciaio e alluminio. Una mannaia che taglia trasversalmente un comparto già provato dalle oscillazioni dei prezzi delle materie prime e che ora deve fare i conti con una competitività erosa dalle scelte protezionistiche di Washington.

La meccanica specializzata umbra, invece, può respirare. Le macchine di impiego generale - con il 34,6% dell'export regionale diretto verso gli States - beneficiano delle esenzioni previste dall'accordo, così come buona parte della chimica e dell'agroalimentare di qualità. Un salvagente che arriva dopo mesi di apprensione per un settore che fattura 55,7 milioni di euro oltreoceano.

L'effetto domino sull'economia regionale

L'impatto delle nuove regole commerciali si propaga a macchia d'olio nell'ecosistema produttivo umbro. La crescita del 48% del fatturato regionale ascrivibile al potenziato assorbimento della domanda statunitense nel primo trimestre 2025 rappresenta un'eredità pesante da gestire. Un patrimonio che rischia di trasformarsi in zavorra se le tensioni commerciali dovessero inasprirsi ulteriormente.

I prodotti alimentari e bevande, con 17,9 milioni esportati e una crescita di un terzo rispetto all'anno precedente, si muovono su un terreno scivoloso. L'esclusione del vino dalle agevolazioni tariffarie suona come un campanello d'allarme per un comparto che ha fatto dell'America una delle sue destinazioni privilegiate.

L'abbigliamento umbro, con il 26,9% della produzione regionale che attraversa l'Atlantico, gode invece di una posizione relativamente protetta. Il dazio del 15% concordato tra Bruxelles e Washington non dovrebbe compromettere la competitività di un settore che ha registrato una crescita del 38,6% e che rappresenta il fiore all'occhiello dell'export umbro verso gli States.

Le strategie di adattamento nell'era Trump

"Per le PMI umbre sarà importante riflettere sulla ridefinizione delle proprie strategie di presenza internazionale, promuovendo la diversificazione dei mercati", sottolinea Elisabetta Tondini nel suo paper. Un invito che nasconde la complessità di una trasformazione che non può limitarsi ai soli aspetti commerciali.

La diversificazione geografica diventa una necessità strategica per un sistema produttivo che ha concentrato il 13,6% delle proprie esportazioni sul mercato americano. Una dipendenza che, se da un lato ha garantito crescita e profittabilità, dall'altro espone le imprese umbre alle turbolenze della politica internazionale.

Le aziende del tessile-abbigliamento, forti di un fatturato di 72,3 milioni verso gli Usa, possono contare su margini di manovra più ampi. Ma anche per loro la parola d'ordine è prudenza: l'esperienza insegna che nel mondo di Trump le certezze hanno la durata di un tweet presidenziale.

La strada tracciata dall'analisi dell'Agenzia Umbria Ricerche indica una necessità stringente: costruire resilienza attraverso la diversificazione. Un processo che richiede investimenti, tempo e una visione strategica che vada oltre l'orizzonte delle contingenze commerciali immediate.

Il primo trimestre 2025 rappresenta l'ultima istantanea di un'era commerciale che si sta chiudendo. Le carte sono state rimescolate, le regole riscritte, ora tocca alle imprese umbre adattarsi a un gioco dove l'unica costante è l'incertezza. Un banco di prova che misurerà la capacità di tenuta di un sistema produttivo chiamato a reinventarsi nell'era dei dazi a geometria variabile.

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Federico Zacaglioni
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