L’Autorità di Regolazione dei Trasporti ha confermato la possibilità per i regionali fino a 160 km/h di utilizzare ancora la direttissima verso Roma fino all’arrivo dei nuovi convogli a 200 km/h (orizzonte primo semestre 2027). Una scelta che scongiura il “tutti in lenta”, ma non risolve i nodi più spinosi per i viaggiatori umbri: niente ristori, niente integrazioni tariffarie sugli Intercity e zero interventi immediati contro il sovraffollamento nelle ore di punta.
La delibera ribadisce un principio di continuità operativa: i regionali non vengono esclusi dalla direttissima, purché restino sotto la soglia dei 160 km/h, in attesa dei 12 treni a 200 km/h destinati all’Umbria. "È una soluzione di buon senso sulla quale abbiamo lavorato in questi mesi", ha commentato l’assessore del Lazio Fabrizio Ghera. Ma per la rete umbra l’accesso resta contingentato: solo una parte dei regionali veloci continuerà a transitare sulla direttissima, mentre il resto rimarrà sulla linea tradizionale - la cosiddetta linea lenta, ben conosciuta dai pendolari umbri - con tempi più lunghi e minore affidabilità.
Il quadro operativo non cambia sui treni più sensibili per i pendolari: i due Intercity pomeridiani tra Roma e l’asse Orvieto continueranno a viaggiare sulla linea lenta almeno per tutto il 2026. Sul Regionale Veloce delle ore 17.00 da Termini verso Foligno, divenuto sovraffollato dopo l’intesa con il Lazio per la fermata di Orte, non arrivano né carrozze in più né la soluzione “duplex” con materiale toscano. Risultato: i convogli “forti” reggono il carico senza potenziamenti, con effetti visibili su comfort e puntualità.
La Regione Umbria aveva messo sul tavolo 500 mila euro per un pacchetto di ristori legato ai cantieri della Orte–Falconara e ai disagi accumulati negli ultimi mesi. La richiesta di compartecipazione dell’azienda non ha avuto seguito, così come la proposta di consentire – per un periodo massimo di un anno – l’uso degli abbonamenti dei regionali veloci sugli Intercity senza sovrapprezzi per i viaggiatori.
Il rifiuto su entrambi i dossier ha irrigidito il confronto e spinto l’assessore Francesco De Rebotti a lasciare il tavolo con un quadro definito "insostenibile" nei messaggi rivolti ai pendolari nei giorni scorsi.
Nel breve periodo la mappa dei collegamenti verso Roma resterà ibrida: alcuni regionali veloci manterranno la linea direttissima, altri si fermeranno su quella lenta, senza integrazioni tariffarie con gli Intercity. Insomma, un nulla di fatto per quanto riguarda le richieste dei pendolari umbri.
Finché i nuovi treni non entreranno in servizio – entro giugno 2027 – si prevede una pressione crescente su poche tracce orarie con maggiore capienza, a scapito della distribuzione dei flussi e della regolarità. È il classico “equilibrio imperfetto”: sufficiente a evitare un tracollo dell’offerta, insufficiente a migliorare davvero l’esperienza quotidiana di chi viaggia.
Sul tavolo politico restano però alcune leve: ricalibrare l’intesa con il Lazio sulla fermata di Orte per riequilibrare i carichi, chiedere a RFI una cabina di regia sui cantieri con finestre protette nelle ore di punta, e negoziare potenziamenti mirati su poche fasce critiche invece di interventi diffusi ma inefficaci. In prospettiva, l’arrivo dei 12 convogli a 200 km/h è la vera discriminante: solo allora la direttissima potrà essere sfruttata a pieno regime. Fino ad allora, l’Umbria resta in trincea: l’ART salva la cornice regolatoria, ma senza risorse e materiale aggiuntivo la sostanza per i pendolari cambia poco.