La Regione Umbria rinnova e rafforza il proprio impegno nella lotta alla tratta e allo sfruttamento degli esseri umani. Con l'approvazione della delibera relativa al progetto "Free Life 7", l'esecutivo regionale ha dato il via libera a una nuova fase di azione, che da agosto 2025 a novembre 2026 coinvolgerà tutte le 12 zone sociali della regione, con un investimento di oltre 800mila euro, interamente finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il progetto, presentato da un'ampia rete di enti del terzo settore - Borgorete Società Cooperativa Sociale (capofila), San Martino Impresa Sociale, Arci Solidarietà Ora d'Aria e Fondazione Istituto Crispolti - si inserisce nel quadro del Piano nazionale d'azione contro la tratta e il grave sfruttamento. L'obiettivo prioritario è quello di consolidare il sistema territoriale di presa in carico delle vittime, migliorando l'efficacia degli interventi e la capacità di intercettazione dei fenomeni sommersi.
Non si tratta di un intervento isolato. L'Umbria, infatti, è parte attiva del sistema nazionale contro la tratta già dal 2017, anno in cui la regione ha iniziato a partecipare con continuità ai bandi pubblici del Dipartimento per le Pari Opportunità. Le esperienze maturate in questi anni hanno permesso di costruire una rete capillare e competente, in grado di intervenire su situazioni complesse che coinvolgono spesso donne, minori e soggetti in condizione di estrema vulnerabilità.
"La Regione Umbria si conferma così parte attiva del sistema nazionale di contrasto alla tratta" – ha dichiarato l’assessore al Welfare, Fabio Barcaioli – "con interventi strutturati e coordinati, capaci di offrire risposte tempestive ed efficaci a una delle più gravi violazioni dei diritti umani ancora presenti nelle nostre società". Un'affermazione che sottolinea l'approccio sistemico della Regione, che punta su programmazione, collaborazione interistituzionale e coinvolgimento del privato sociale.
La nuova edizione del progetto prevede tre assi portanti: protezione delle vittime, emersione del fenomeno e inclusione sociale. Saranno attivati percorsi personalizzati di accoglienza e assistenza sanitaria, psicologica e legale, insieme a misure di accompagnamento all'autonomia abitativa e lavorativa. Particolare attenzione verrà riservata alle donne e ai minori vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo.
Free Life 7 prevede anche azioni di formazione per operatori sociali, sanitari e delle forze dell'ordine, campagne di sensibilizzazione sul territorio e una costante attività di monitoraggio e raccolta dati. Tutto ciò con l'obiettivo di rafforzare una rete già attiva e renderla ancora più reattiva, inclusiva e vicina ai bisogni delle persone.
Il rilancio del progetto Free Life 7 si inserisce in un contesto nazionale sempre più segnato dall’emergere di forme di criminalità organizzata legate alla tratta di esseri umani. Emblematico in tal senso il maxi blitz condotto a maggio 2025 dalla Squadra Mobile di Sassari, che ha portato all’arresto di 30 persone affiliate alla mafia nigeriana, con ramificazioni anche a Terni. L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, ha fatto luce su un vasto sodalizio criminale coinvolto in spaccio, riciclaggio, tratta e sfruttamento della prostituzione.
Le vittime, per lo più donne e minori, venivano reclutate nei Paesi d’origine con la promessa di un futuro migliore e poi ridotte in schiavitù. Secondo gli inquirenti, il gruppo era affiliato al “cult” dei Vikings, noto per la sua violenza e per i riti di affiliazione. L’operazione ha confermato come la tratta resti uno dei settori più redditizi per le mafie transnazionali, imponendo un rafforzamento degli strumenti di contrasto e tutela a livello territoriale.
Il progetto Free Life 7 non è solo un'iniziativa locale, ma un tassello di una più ampia strategia europea contro la tratta, riconosciuta come una grave forma di criminalità transnazionale. L'Umbria, con il suo approccio integrato e decentrato, si propone come esempio di buona pratica per altre realtà regionali, offrendo un modello che coniuga prevenzione, protezione e promozione dei diritti.