Un nuovo, pesantissimo ritardo sulla gara del Trasporto Pubblico Locale in Umbria, che slitta di altri due anni, con un costo stimato per la Regione di 20 milioni di euro. È la denuncia dura e circostanziata dell’ex assessore ai Trasporti Enrico Melasecche (Lega), che punta il dito contro la presidente Stefania Proietti e l’attuale assessore Franceso de Rebotti. Al centro dell’accusa, la mancata ottemperanza agli impegni solennemente assunti davanti alla Corte dei Conti lo scorso aprile.
Un fatto che, secondo l’esponente leghista, non è solo un vulnus procedurale, ma l’ultimo capitolo di una ventennale storia di proroghe, inefficienze e costi esorbitanti che i cittadini umbri continuano a pagare.
Era il 15 aprile 2024 quando la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, e l'assessore ai Trasporti, si presentarono all’udienza pubblica della Sezione di Controllo della Corte dei Conti del Lazio. Davanti ai magistrati contabili, impegnati a scrutinare la gestione finanziaria regionale, furono date assicurazioni formali e pubbliche. L’impegno, ricordato oggi da Melasecche, era duplice e stringente: approvare entro ottobre 2025 sia il nuovo sistema tariffario del TPL, sia il Piano Regionale dei Trasporti (PRT). Due atti fondamentali, propedeutici e indispensabili per bandire finalmente la gara del servizio di trasporto pubblico, attesa da decenni, e per garantire l’equilibrio economico dei futuri contratti di servizio.
A distanza di otto mesi da quell’udienza, e con due mesi di ritardo rispetto alla scadenza autunnale autoimposta, Melasecche traccia un bilancio senza appello. “Ad oggi non risulta l’adozione degli atti annunciati”, scrive nella sua nota. Una mancanza che, spiega, “determina criticità rilevanti: le basi d’asta restano non aggiornate, permane incertezza sui ricavi attesi e si riscontrano difficoltà nel garantire coerenza tra la programmazione regionale e i contenuti della gara”. In sostanza, il percorso verso l’affidamento competitivo del servizio è di nuovo in stallo.
Le conseguenze di questo nuovo blocco non sono solo procedurali, ma hanno un prezzo preciso e molto alto. Secondo quanto riportato da Melasecche, il Documento di Economia e Finanza Regionale (DEFR) fotografa uno slittamento della gara TPL di almeno due anni: dalla prima finestra utile di giugno 2026 si passerebbe a un periodo tra giugno e settembre 2028. “Il che comporta un danno per l’Ente di circa 20 milioni”, afferma l’ex assessore.
Ma questa cifra, già di per sé significativa, si inserisce in un contesto storico di costi ancor più esorbitanti. Melasecche stima infatti che “quanto avvenuto negli ultimi venti anni, cioè il rinnovo sistematico di anno in anno di atti d’obbligo, in alternativa alla correttezza normativa dell’espletamento della gara, ha comportato per la Regione un maggior costo, che complessivamente può computarsi dai 150 ai 200 milioni”. Una montagna di denaro pubblico che, secondo la sua ricostruzione, ha di fatto finanziato la perpetuazione di un sistema inefficiente e poco concorrenziale, preferito da quello che definisce “il sistema di potere della sinistra” per mantenerlo “ammaestrato e prone alle esigenze politiche di chi governava”.
Nella sua lunga nota, Melasecche evidenzia le difficoltà ereditate dalla passata amministrazione di centrosinistra, ricordando la situazione “catastrofica” di Umbria Mobilità nel 2019, con un debito di circa 50 milioni di euro e “rapporti incestuosi con società romane”. Sottolinea anzi gli sforzi della giunta di centrodestra, di cui è stato parte, per avviare un piano di rientro e migliorare servizi e flotta.
Tuttavia, l’attacco si concentra sull’azione, o meglio sull’inerzia, dell’attuale esecutivo guidato da Proietti. Secondo Melasecche, dopo un iniziale impulso, nel 2025 si è verificato un “blocco” le cui cause non sarebbero solo tecniche. Accusa la giunta di aver ceduto alle pressioni, citando “i primi sette scioperi indetti dalla FILT CGIL per impedirci di fare la gara”, fino all’ottavo, “quest’ultimo contro la giunta Proietti”. Il risultato, a suo dire, sarebbe l’“ennesimo rinvio per andare a rimodulare la gara con l’intento palesemente di ridurre la concorrenzialità, aumentare i costi, produrre altri debiti”.
La conclusione della nota è politicamente durissima. “Il gattopardismo della sinistra ricomincia con le logiche d’un tempo”, scrive Melasecche, usando un’immagine evocativa. “Si ricomincia con il rimandare gli impegni, cambiare il minimo possibile”. La prospettiva che delinea per l’Umbria è pessimistica: “a parità di quantità e qualità di servizi, costi maggiori”, un sistema subordinato agli interessi dei fornitori, inefficienze croniche e un ritardo competitivo rispetto alle regioni più virtuose.
“Le promesse fatte dalla presidente, ma non mantenute, rappresentano, nel caso specifico, non solo una mancanza di rispetto nei confronti della magistratura contabile, ma anche l’ennesima presa in giro nei confronti dei cittadini”, conclude l’ex assessore, collegando i ritardi agli aumenti tariffari recentemente applicati. Un’accusa grave, che attende ora una replica ufficiale da parte di Palazzo Donini e che riporta l’attenzione su un nodo cruciale per la mobilità e le tasche degli umbri, sotto lo sguardo vigile della Corte dei Conti.