Il 41enne albanese, Taulant Toma, è evaso dal carcere di Opera (Milano). Si tratta della quarta fuga dell'uomo che avrebbe segato le sbarre della finestra e si sarebbe calato con lenzuola annodate. Nel 2009 l'uomo era riuscito a scappare anche da Terni.
Per la quarta volta Taulant Toma riesce ad evadere da un penitenziario. L’ultima fuga è avvenuta nella notte tra il 6 e il 7 dicembre dal carcere di massima sicurezza di Milano Opera: il 41enne albanese avrebbe usato una lima, recuperata nell’area lavoro, per segare le sbarre della finestra e poi con delle lenzuola, accumulate nei giorni scorsi e annodate, si sarebbe calato dall’edificio.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l'uomo, soprannominato "il mago delle evasioni" avrebbe raggiunto il muro di cinta della struttura alto 6 metri e, dopo averlo scavalcato, sarebbe evaso nel cuore della notte. Non è escluso che possa aver avuto un complice all'esterno e non sarebbe suonato l'allarme. Per Taulent Toma, accusato di una serie di furti, rapine, armi e droga, la fine pena era fissata nel 2048.
La vicenda riporta l’attenzione anche sul Carcere di Terni: la prima evasione di Taulent Toma risale al 9 ottobre 2009, proprio dalla casa circondariale di Sabbione mentre era in corso una partita di calcio dentro al carcere. La fuga si concluse poi con la cattura a fine dicembre in un casolare in provincia di Pavia. Dopo la fuga di Terni, Taulant Toma era riuscito a fuggire anche due volte nel 2013 dal penitenziario di Parma, dal carcere di Lantin, vicino Liegi, in Belgio fino a quello di Milano nelle scorse ore.
La notizia è arrivata ne pomeriggio di ieri, 7 dicembre, direttamente dalle parole Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria: “Sono in corso le ricerche dell'evaso da parte della Polizia penitenziaria e delle altre forze dell'ordine e confidiamo che anche questa volta il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia penitenziaria e le sue articolazioni territoriali possano metterci una pezza”.
"È come un implicito invito alla fuga, collocare consimili detenuti in luoghi da cui, una volta evasi, può essere agevole raggiungere destinazioni estere - denuncia Leo Beneduci segretario generale dell'Osapp, organizzazione sindacale autonoma Polizia Penitenziaria - e l'attuale Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria (il Dap) sconta le disattenzioni delle precedenti gestioni, ivi compresa l'inadeguata distribuzione dei contingenti di personale, ad Opera -30% rispetto al necessario per una popolazione detenuta del 25% oltre le capienze ammissibili".
Per Beneduci, "il sistema penitenziario italiano non dispone più di istituti di pena sicuri e collocati in luoghi idonei per particolari tipologie detentive e purtroppo l'esperienza degli ultimi anni ci racconta che, ferma restando l'auspicata e speriamo celere cattura dell'evaso, ancora una volta le attenzioni delle autorità saranno rivolte verso il 'dito' delle possibili responsabilità del personale minuto, quali che ne siano le effettive condizioni di lavoro e di organizzazione, piuttosto che - conclude - verso la 'luna' delle colpe di un apparato che non riesce più a svolgere debitamente i compiti che la legge gli ha affidato nell'interesse della Collettività".
Leo Beneduci segretario generale dell'Osapp, organizzazione sindacale autonoma Polizia Penitenziaria, ha ricordato anche di come l'evasione di Taulant Toma sia "purtroppo" da record: "Felice Maniero, boss della Mala del Brenta detto 'faccia d'angelo', che negli anni '90 aveva collezionato tre evasioni clamorose dal carcere, viene superato dall'albanese Taulant Toma".
"Nel 2025 un detenuto - ricorda Beneduci - riesce a trasformare un carcere di massima sicurezza in un trampolino verso l'esterno, segando sbarre e calandosi con lenzuola annodate, mentre l'amministrazione penitenziaria continua a collocare detenuti di tali rilevanza e caratteristiche accanto ad aeroporti, ferrovie, autostrade e a poca distanza dai confini nazionali".