18 Nov, 2025 - 16:10

Tgroup Assisi, il tribunale riammette otto lavoratori licenziati: risarcimenti per 35mila euro a testa

Tgroup Assisi, il tribunale riammette otto lavoratori licenziati: risarcimenti per 35mila euro a testa

Il Tribunale di Perugia ha disposto la riammissione al lavoro di otto dipendenti della Tgroup di Assisi, licenziati nell'aprile 2024, con un risarcimento medio di 35mila euro a testa. Una sentenza che, secondo la Filt Cgil Umbria, stabilisce un principio giuridico rilevante: non si possono trasferire lavoratori a un'azienda ormai in liquidazione, priva della capacità di reimpiegarli. La vicenda riguarda personale che faceva parte di un ramo d'azienda affittato da un'impresa poi fallita, con l'intimazione di tornare a una realtà che, di fatto, non esisteva più.

La notizia è stata resa pubblica lunedì 17 novembre durante una conferenza stampa alla Camera del lavoro di Perugia, dove erano presenti il segretario generale della Filt Cgil Umbria, Ciro Zeno, il coordinatore merci e logistica Sandro Gentili, le avvocate Benedetta Sciarra e Anna Lombardi che hanno seguito la causa, oltre agli otto lavoratori coinvolti.

Una battaglia sindacale contro l'arbitrio aziendale

"Purtroppo, il settore merci e logistica è una giungla in cui spesso le aziende credono di fare delle lavoratrici e dei lavoratori ciò che vogliono, licenziandoli a loro piacimento", ha dichiarato Zeno, sottolineando la dimensione politica della vertenza. "Ma non può e non deve essere così, i lavoratori non sono merci e oggi siamo qui a dimostrarlo con i fatti".

Il segretario della Filt Cgil ha ribadito il ruolo del sindacato in una fase storica in cui la sua funzione viene messa in discussione: "Oggi si vuole far passare l'idea che i sindacati non servano più, ma questa sentenza dimostra l'esatto contrario. Chi ci attacca lo fa per lasciare alle imprese il potere assoluto di fare delle maestranze ciò che vogliono".

La vicenda ha coinvolto principalmente lavoratori ultracinquantenni, che hanno raccontato i momenti di sconforto e disperazione vissuti dopo il licenziamento. Per molti di loro, la perdita del posto di lavoro ha significato l'incertezza economica in una fase della vita in cui le possibilità di reinserimento professionale si riducono drasticamente.

La complessa vicenda dell'affitto di ramo d'azienda

La questione giuridica nasce dall'affitto di un ramo d'azienda da parte della Ponte logistica di Assisi alla Tgroup, anch'essa operante nel settore trasporti. Il contratto prevedeva il trasferimento di beni e personale. Alla scadenza dell'affitto, nell'aprile 2024, la Tgroup aveva comunicato agli otto dipendenti di dover tornare alla società cedente.

"Allo scadere del contratto d'affitto, l'azienda cessionaria aveva comunicato alle lavoratrici e ai lavoratori di dover tornare all'azienda cedente, con il piccolo particolare, però, che nel frattempo quest'ultima era stata messa in liquidazione e per cui, di fatto, non esisteva più", ha spiegato l'avvocata Lombardi. "Si trattava, in sostanza, di un ritrasferimento del ramo d'azienda, compresi i dipendenti, a una realtà che non c'era più".

La peculiarità della causa, secondo la legale, sta nell'aver stabilito "l'impossibilità di una retrocessione nel caso in cui l'azienda cessionaria sia in liquidazione e che quindi, non potendo svolgere attività lavorativa, non possa reimpiegare i dipendenti. In questo caso la legge garantisce i lavoratori e questa sentenza lo conferma".

Il principio giuridico: il datore non può "parcheggiare" i dipendenti

L'avvocata Sciarra ha evidenziato la portata della sentenza, che conferma quanto già espresso in passato dalla Cassazione: "Se potrebbe considerarsi normale che il personale segua l'azienda cessionaria, non lo è più nel momento in cui l'azienda è ormai un contenitore vuoto in cui non possono lavorare. Si viola un diritto imprescindibile".

Il giudice ha stabilito che "nel momento in cui si affitta un ramo d'azienda, il nuovo datore di lavoro si assume un impegno nei confronti del dipendente, anche nella conservazione del suo posto di lavoro", ha aggiunto Sciarra. "Non si può parcheggiare una lavoratrice o un lavoratore in un contenitore vuoto dove poi non vengono tutelati i suoi diritti. Per questo abbiamo vinto la causa e ottenuto un bel risarcimento del danno a favore di tutti i lavoratori".

La sentenza del Tribunale di Perugia rappresenta un precedente significativo per il settore della logistica e dei trasporti, dove le dinamiche di affitto e cessione di rami d'azienda sono frequenti. Il principio stabilito tutela i lavoratori da operazioni societarie che potrebbero lasciarli in un limbo giuridico e occupazionale, ribadendo che i diritti dei dipendenti non possono essere subordinati a manovre aziendali che ne annullano di fatto la possibilità di lavorare.

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Federico Zacaglioni
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