06 Nov, 2025 - 12:25

Terni, addio al Posto di Teleconduzione: l’Umbria perde un altro presidio strategico dell’energia

Terni, addio al Posto di Teleconduzione: l’Umbria perde un altro presidio strategico dell’energia

Non è un trasloco qualunque. Da oggi il Posto di Teleconduzione di Enel Green Power lascia Terni per approdare a Montorio al Vomano, in provincia di Teramo. È un passaggio formale, ma dalle conseguenze sostanziali: l’Umbria perde un altro presidio strategico nel cuore del sistema idroelettrico nazionale. Un arretramento simbolico e operativo che pesa su un territorio già in difficoltà industriale, e che la Cisl Umbria definisce senza esitazioni “un colpo all’autonomia energetica e alla dignità industriale della regione”.

Un secolo di energia, tre fiumi e un confine che si sposta

Per oltre cent’anni, il Nucleo Idroelettrico di Terni ha rappresentato un cardine del Sistema Elettrico Nazionale. Un mosaico di 16 centrali, 7 dighe e 3 bacini collegati da un equilibrio idraulico che coinvolge i fiumi Tevere, Nera e Velino, e che abbraccia quattro province: Terni, Perugia, Rieti e Macerata. Una rete da 527 MW di capacità complessiva, costruita sulla competenza tecnica e sull’integrazione con il territorio.

Ma oggi il controllo di quella rete passa in Abruzzo. A Montorio al Vomano, Enel Green Power ha creato, come recita la nota ufficiale diffusa sui social, “una delle infrastrutture tecnologiche più avanzate d’Italia, capace di monitorare e gestire a distanza oltre cento impianti idroelettrici, tra cui 32 grandi dighe”. Una centralizzazione che risponde al piano di razionalizzazione nazionale, ma che lascia Terni con un ruolo marginale.

E mentre in Abruzzo si festeggia un modello di efficienza tecnologica, in Umbria si fa la conta di ciò che resta. I dati di Unioncamere-Tagliacarne, elaborati con la Camera di Commercio dell’Umbria, certificano il tracollo: la provincia di Terni è ultima nel settore manifatturiero. Un dato che ora trova eco nella perdita di un’altra infrastruttura strategica.

Cisl e Flaei: “Un depauperamento silenzioso del territorio”

La reazione dei sindacati è durissima. I segretari Riccardo Marcelli e Ciro Di Noia, rispettivamente Segretario regionale Cisl Umbria e Segretario generale Flaei Cisl Umbria, parlano di “un arretramento politico e industriale che non si può più ignorare”.

Il personale del Posto di Teleconduzione sarà riallocato altrove - assicurano azienda e sindacati - e formalmente nessun lavoratore sarà licenziato. Ma, sottolineano i rappresentanti dei lavoratori, “da un punto di vista matematico non si è perso un posto di lavoro, ma si sono perse dieci potenziali assunzioni di giovani. E per un territorio che si svuota, questo pesa più di qualsiasi trasferimento”.

La Cisl non contesta solo la scelta tecnica, ma il principio. “Si continua a ridurre la presenza operativa e decisionale dell’Umbria - scrivono in una nota - in un processo che mina la sicurezza idraulica e la tenuta del tessuto produttivo. È necessario rilanciare il diritto alla buona politica, quella che serve il bene pubblico e difende le competenze del territorio”.

Un segnale politico e simbolico: l’Umbria che arretra

Il trasferimento del Posto di Teleconduzione non incide solo sulle mappe aziendali. È un segnale di come l’Umbria stia progressivamente perdendo peso politico e tecnico nei tavoli strategici nazionali. La Cisl parla apertamente di “demolizione progressiva delle istituzioni territoriali” e invita a un cambio di rotta: “Occorre ristabilire valori e regole condivise, rispetto dei ruoli e spirito di servizio. Altrimenti assisteremo a un lento svuotamento dei centri strategici e delle persone che li rappresentano”.

L’eco della vicenda si estende oltre il settore energetico. Nelle stanze della politica locale il tema è già entrato nell’agenda, tra interrogazioni e richieste di chiarimento. Perché dietro al passaggio del Posto di Teleconduzione c’è una questione più ampia: quella di una regione che rischia di essere amministrata da lontano, con decisioni che si prendono altrove e con sempre meno capacità di indirizzo locale.

E così, mentre le luci si spengono nei locali ternani del centro di controllo, resta accesa una domanda scomoda: chi governerà davvero, da domani, l’energia dell’Umbria?

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Federico Zacaglioni
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