La giornata del 16 settembre si è aperta con il ritorno in caserma dei familiari di Andrea Fiorelli. Moglie, figlia, figlio e la fidanzata di quest’ultimo si sono presentati negli uffici dell’Arma in via Radice attorno alle 9.00 del mattino e sono rimasti a lungo davanti ai carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dal pm Raffaele Pesiri.
I colloqui, nel più stretto riserbo investigativo, servono a ricomporre con maggiore nitidezza la cronologia delle ore precedenti al ritrovamento del 22 agosto, quando il padre dell’ex maresciallo delle Fiamme Gialle Andrea Fiorelli scese nel garage della villetta di strada di Prisciano e lo trovò senza vita.
Sul tavolo degli inquirenti restano due piste: l’ipotesi iscritta è quella di omicidio volontario a carico di ignoti, ma non viene esclusa la possibilità del gesto autolesivo. Intanto, gli esperti del RIS di Roma e i tecnici informatici stanno incrociando i dati estratti dagli apparati sequestrati, mentre prosegue l’ascolto di persone informate sui fatti e l’analisi dei rapporti familiari e delle condizioni di salute dell’uomo.
Qualche giorno fa sono formalmente iniziati, inoltre, gli accertamenti tecnici irripetibili sui dispositivi informatici raccolti in casa: pen drive, laptop, smartphone. Le operazioni, svolte nel comando provinciale dei carabinieri di Terni, procedono in questo ordine: prima memorie esterne, poi pc, quindi smartphone – questi ultimi in analisi al RIS di Roma, già all’opera nella villetta per isolare impronte, tracce biologiche e sostanze compatibili con l’uso degli strumenti rinvenuti.
Le perizie informatiche puntano invece a verificare messaggi, accessi, ricerche, contatti e ogni elemento capace di restituire la sequenza delle azioni di Fiorelli nell’ultima settimana. A vigilare sulle lavorazioni, oltre ai consulenti dell’Arma, c’è anche un consulente di parte nominato dai legali del figlio, l’esperto Marco Burchi. Le difese hanno attivato ognuna una propria tutela tecnica: per la moglie l’avvocato Roberto Romani, per il figlio gli avvocati Francesco Donzelli e Marco Ravasio, per la figlia l’avvocato Massimo Oreste Finotto.
Nei giorni scorsi gli avvocati del figlio hanno diffuso una ricostruzione che sposta l’attenzione sul quadro psicologico dell’ex finanziere. "Si è voluta accreditare l’immagine di un uomo privo di problematiche psichiatriche e privo di intenti suicidari. Tuttavia, la documentazione in nostro possesso e i messaggi inviati da Andrea Fiorelli al figlio Lorenzo mostrano una realtà completamente diversa", hanno scritto i legali in una nota, sostenendo che l’uomo valutasse "un proprio ricovero psichiatrico".
Nelle stesse note i legali riferiscono cinque messaggi inviati tra il 19 e il 21 agosto (consegnati ai carabinieri dal figlio) in cui Fiorelli avrebbe manifestato "la volontà di porre fine alla propria vita". Secondo la difesa, negli ultimi tempi l’uomo descriveva di sentirsi seguito e controllato. In questo contesto, agli atti risulterebbero anche le frasi mostrate ai militari e ai legali dal ragazzo. Saranno ora i riscontri tecnici su pc e smartphone a dire se, quando e da dove siano partite quelle comunicazioni.
La scena del 22 agosto resta il cuore dell’indagine. Fiorelli viene rinvenuto a bordo dell’auto di famiglia nel box, portiere serrate e chiave nel quadro; poco distante una motosega a filo ancora connessa alla corrente. Gli inquirenti stanno valutando compatibilità e incongruenze: posizione del corpo e dell’attrezzo, impronte, eventuali microtracce, sostanze residue.
Nel frattempo, si allargano i cerchi d’interesse: gli ultimi contatti, gli spostamenti, i rapporti domestici, gli episodi precedenti che oggi possono assumere un significato differente. L’obiettivo è distinguere tra dinamica autolesiva e intervento di terzi, evitando zone d’ombra.
La Procura resta prudente, ma gli atti parlano: l’ipotesi iscritta è quella di omicidio volontario a carico di ignoti, indagini a 360 gradi, analisi scientifiche in corso. In attesa dei referti dei RIS e delle perizie informatiche, il mosaico comincia a delineare contorni più netti. La verità processuale, però, resta appesa ai tasselli che la scienza potrà confermare o smentire nelle prossime settimane.