08 Dec, 2025 - 12:00

Terni, la città che produce ma trattiene poco valore: margini industriali troppo bassi frenano lo sviluppo

Terni, la città che produce ma trattiene poco valore: margini industriali troppo bassi frenano lo sviluppo

Mentre i tavoli degli Stati Generali dell'economia voluti dall’assessore allo sviluppo economico Sergio Cardinali provano a disegnare il futuro, i bilanci delle imprese raccontano un presente che arranca. Terni cresce, ma fatica a capitalizzare la sua produzione. I numeri snocciolati dalla Camera di Commercio dell’Umbria dipingono il ritratto di un sistema produttivo vigoroso, con un cuore industriale pulsante, ma afflitto da una redditività anemica. Il margine operativo lordo (Ebitda) medio delle società ternane si ferma al 6,1%, un valore che lascia la città non solo sotto la media nazionale (9,3%) e del Centro (9,5%), ma anche al di sotto di quella regionale (8,3%). Persino Perugia, pur in un contesto non esaltante, segna un +0,4%, arrivando al 6,5%. La distanza, però, non si misura in pochi decimali. È una questione di struttura e, soprattutto, di capacità di generare e trattenere valore per innovare e competere.

Il dato diventa una cartina di tornasole ancora più nitida se si guarda al motore principale dell'economia cittadina: il manifatturiero. A Terni il settore industriale pesa per il 47% del valore aggiunto, il doppio rispetto a Perugia (23,9%). Eppure, quando si passa ai conti in tasca delle aziende, il quadro si ribalta. L'Ebitda margin dell'industria ternana nel 2024 è solo del 4,6%, un dato che appare striminzito se confrontato con il 12,5% del capoluogo. Una forbice che spiega più di qualsiasi analisi la sfida del territorio. “I dati mostrano un sistema ternano produttivo ma con margini ancora troppo bassi rispetto all’Umbria, al resto del Paese e anche a Perugia”, commenta Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria. “Questo ci conferma che occorre rafforzare la capacità delle imprese di generare valore, perché solo così si costruisce crescita duratura”.

Il paradosso industriale: tanto peso, pochi margini

La storia recente del comparto industriale ternano è una sequenza di margini compressi. Dopo aver toccato un minimo del 2,7% nel 2022, l’indicatore è risalito al 5,3% nel 2023, per attestarsi oggi sul 4,6%. Oscillazioni che denotano una vulnerabilità strutturale agli shock dei costi (energia, materie prime) e una difficoltà cronica a trasferire questi rincari a valle della filiera, mantenendo una redditività accettabile. È il cuore del paradosso: un settore ipertrofico nella sua capacità produttiva e contributo all’occupazione, ma che fatica a trasformare il fatturato in risorse da reinvestire. Risorse che, in un ciclo economico sano, servono per l'innovazione di processo e di prodotto, per la digitalizzazione, per formare il personale e per competere sui mercati internazionali non solo sul prezzo, ma sul valore.

La Camera di Commercio dell’Umbria è impegnata a sostenere questa transizione, promuovendo percorsi di digitalizzazione, innovazione tecnologica e transizione ecologica, oggi decisivi per aumentare competitività e redditività”, prosegue Mencaroni. La strada indicata è quella di un salto di qualità. Un aumento anche solo di due o tre punti percentuali nel margine industriale avrebbe un effetto moltiplicativo sull'intero tessuto economico cittadino, liberando risorse preziose. Ma la sfida è complessa e chiama in causa l’intera filiera, dalle dimensioni aziendali spesso medio-piccole alla specializzazione produttiva, fino alla capacità di internazionalizzazione.

Costruzioni e settori tecnologici alzano il livello della "fabbrica delle idee"

Il quadro ternano, però, non è uniformemente grigio. Accanto al tallone d'Achille dell'industria, spiccano settori in forte salute. Le costruzioni, in particolare, mostrano un dinamismo notevole, con un Ebitda margin che raggiunge il 13,1%, quasi il doppio rispetto alla performance perugina (7,5%). Un segnale di vitalità del comparto edilizio e, forse, della capacità di cogliere le opportunità del Pnrr.

Stabile, anche se con margini contenuti, il commercio (3,8%), che nel 2023 aveva addirittura superato Perugia in redditività. Ma è soprattutto il capitolo delle attività professionali, scientifiche e tecniche a riservare sorprese positive e indicare una possibile via d'uscita. A Terni questo settore ad alta intensità di conoscenza pesa per il 12,8% del valore aggiunto, quasi il doppio che a Perugia (7,4%), e vanta una redditività robusta, pari al 16,3%. Si tratta di un patrimonio di capitale umano qualificato – ingegneri, progettisti, consulenti IT, tecnologi – che rappresenta un asset strategico. Questa "fabbrica delle idee" potrebbe infatti diventare il motore della trasformazione dell'industria tradizionale, accompagnandola verso l'innovazione e l'alta tecnologia.

Arretrano i comparti dell'accoglienza: valore aggiunto basso e margini ridotti, serve fare sistema

A completare il mosaico, una nota dolente: il comparto alloggio e ristorazione, con un margine del 4,6% contro il 9,9% di Perugia. Il dato fotografa in modo impietoso il divario in termini di attrattiva turistica e capacità di fare sistema, un altro fronte su cui la città è chiamata a lavorare.

La fotografia che emerge è quindi chiara: Terni è una città che produce molto ma trattiene poco valore. La sfida, ora, è proprio questa: trasformare il potenziale produttivo in sostenibilità economica. Come sottolinea Mencaroni, il lavoro della Camera di Commercio punta anche sulla leva delle competenze: “Stiamo investendo con decisione anche nella formazione delle competenze, affinché le imprese possano accedere a nuove tecnologie e nuovi modelli organizzativi. Allo stesso tempo crediamo nei giovani: li accompagniamo verso l’imprenditorialità”. Senza un salto di qualità nei margini, ogni discorso sulla crescita rischia di essere un esercizio accademico. Con margini più solidi, invece, quella stessa energia oggi dispersa potrebbe alimentare un circolo virtuoso di investimenti, innovazione e nuovo sviluppo. La partita è aperta.

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Federico Zacaglioni
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