Settantaquattro donne, residenti o domiciliate nella provincia di Terni, vivono sotto la scorta silenziosa ma costante dello Stato. Sono i numeri, freddi e al tempo stesso drammaticamente eloquenti, della violenza di genere nel territorio ternano, resi noti dalla Prefettura in occasione del convegno “Convenzione di Istanbul - Importanza della prevenzione e dell’educazione nelle relazioni”, organizzato dal Soroptimist International Club Terni nella sala BCT della Biblioteca comunale. Un presidio istituzionale e civile, quello promosso in vista della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, che ha messo al centro non solo le statistiche ma le storie, le paure, e il ricordo di Ilaria Sula, la giovane estetista ternana uccisa a soli 22 anni nell’agosto del 2022.
Un’aula gremita di autorità, forze dell’ordine, rappresentanti del mondo della scuola e dell’associazionismo ha ascoltato i dati che delineano un fenomeno sommerso ma tenuto sotto controllo da un dispositivo di sicurezza articolato. La legge 168 del 2023, che ha integrato il cosiddetto “Codice Rosso”, ha infatti conferito al Prefetto Antonietta Orlando il potere di adottare misure di protezione - come la vigilanza dinamica - su richiesta delle Forze di polizia e d’intesa con l’autorità giudiziaria. Misure che scattano in presenza di “concreti e rilevanti elementi di pericolo di reiterazione della condotta” violenta. Un lavoro di squadra, coordinato dal Prefetto, che decide gli interventi dopo attente valutazioni nelle riunioni periodiche di coordinamento.
Il Prefetto di Terni, intervenuto al convegno, ha posto l’accento sulla natura trasversale del fenomeno, definendolo senza mezzi termini “un crimine che rappresenta una violazione fondamentale dei diritti umani che attraversa tutte le culture, classi, etnie, livelli di istruzione, di reddito e fasce d’età”. Una piaga che non conosce confini sociali o culturali e che richiede una risposta altrettanto pervasiva, fatta di repressione ma anche, e soprattutto, di prevenzione e educazione. A simboleggiare l’impegno della città, il Palazzo Bazzani, sede della Prefettura, si è tinto della luce arancione, colore scelto a livello internazionale per dire “no” alla violenza.
Accanto all’azione di contrasto, cresce e si rafforza la rete di supporto e accoglienza. Viviana Altamura, assessore alle Pari Opportunità del Comune di Terni, ha tracciato un bilancio dell’impegno dell’amministrazione comunale, evidenziando come “negli ultimi tre anni la rete antiviolenza di Terni è cresciuta, grazie all’impegno di nuove associazioni che si dedicano a proteggere donne e ragazzi e a diffondere valori fondamentali come rispetto, amicizia e amore, veri pilastri dell’educazione”. Un lavoro che sta dando frutti tangibili: “L’alta percezione delle denunce sul territorio dimostra che la rete sta operando in modo efficace”.
I dati forniti dall’assessore Altamura completano il quadro di un’emergenza che ha bisogno di risposte concrete. Solo nell’ultimo anno, più di novanta donne hanno trovato rifugio e assistenza nelle strutture di protezione gestite dal Comune di Terni, come le case rifugio e il centro antiviolenza. Sono madri, figlie, professioniste, studentesse che hanno avuto il coraggio di uscire dall’inferno domestico. Ma il ricordo di chi non ce l’ha fatta è una ferita aperta per l’intera comunità. L’assessore Altamura non ha usato giri di parole: “Non possiamo dimenticare Ilaria Sula, una figlia della nostra città, per lei e con lei siamo chiamati a portare avanti tutte le azioni necessarie a tutela delle donne sul territorio”.
Il convegno del Soroptimist non è stato quindi solo un momento di analisi, ma un presidio di memoria attiva e di progettualità. Portare il tema della Convenzione di Istanbul - trattato internazionale che fissa gli standard per prevenire la violenza, proteggere le vittime e perseguire i colpevoli - nelle scuole e tra i giovani, significa agire sulle radici culturali del problema. Significa smantellare stereotipi e insegnare il rispetto, perché i 74 casi sotto osservazione e le 90 donne accolte non siano solo statistiche di un bollettino di guerra, ma il punto di partenza per un cambiamento che non ammette più ritardi.