Nel quadro generale di un’Umbria che fatica a ritrovare slancio economico, Terni si distingue per una crescita sorprendente nel settore culturale. Secondo il più recente rapporto Tagliacarne–Unioncamere, realizzato con il supporto della Camera di Commercio dell’Umbria, il capoluogo di provincia è primo in Italia tra le 107 province per incremento del valore aggiunto nel comparto pubblico e culturale, con un +4,88%, superiore alla media nazionale e al dato regionale.
Insomma, al di là del fatalistico "a Terni non succede mai niente", la città - secondo i numeri ufficiali e le rilevazioni di enti terzi come l’Istituto Tagliacarne - si sta dando una nuova identità culturale, abbinata alla capacità di creare i frutti di un’industria creativa che va oltre la visione un po’ elitaria (anche se spesso anticipatrice) delle avanguardie.
Un risultato che, secondo l’amministrazione comunale guidata da Stefano Bandecchi, non nasce dal caso, ma da una precisa visione politica e amministrativa: quella di una cultura intesa come infrastruttura civile e come investimento sociale.
Ne abbiamo parlato con Michela Bordoni, assessore alla Cultura e al Bilancio del Comune di Terni.
Assessore Bordoni, Terni è prima in Italia per valore aggiunto nel settore pubblico e culturale. Cosa c’è dietro questo risultato?
Questo primato è il segno di una città viva, coraggiosa e capace di guardare avanti. Non è un numero freddo, ma la fotografia di un lavoro silenzioso, fatto di passione, di ascolto e di partecipazione. Abbiamo scelto di lavorare con determinazione, spesso con risorse molto limitate, credendo che la cultura non sia un costo, ma un investimento sul futuro della città e dei suoi cittadini. Dietro a questo risultato ci sono volontari, operatori culturali, artisti e tantissimi ternani che hanno scelto di esserci. E noi, come amministrazione, abbiamo scelto di esserci con loro. Di camminare accanto, non davanti, costruendo ponti invece di muri.
Lei parla spesso di cultura come “infrastruttura civile”. Come si traduce questa idea nella pratica quotidiana dell’amministrazione?
Significa prima di tutto rimettere le persone al centro. Io credo che il compito principale di chi amministra sia creare le condizioni perché le energie del territorio possano esprimersi. Quando ci siamo insediati, abbiamo deciso di puntare tutto sulle associazioni culturali, perché sono il cuore pulsante della nostra città. Ci sono realtà piccole che devono ancora farsi conoscere e crescere, e ci sono realtà consolidate che hanno bisogno di essere sostenute. Per questo abbiamo scelto di bandire contributi ogni anno, in modo da garantire continuità e trasparenza.
Lo abbiamo fatto nel 2023, nel 2024 e anche quest’anno. E la partecipazione è cresciuta tantissimo: siamo passati da 13 associazioni partecipanti nel primo bando a 30 nel 2025. È un dato che racconta una voglia di fare, di esserci, di ricostruire una comunità intorno alla cultura. Non è solo una questione di eventi o di spettacoli: è la dimostrazione che, quando si dà fiducia alle persone, queste rispondono con entusiasmo e responsabilità.
Il rapporto Tagliacarne–Unioncamere sottolinea che, mentre il settore industriale arretra, quello pubblico e culturale mostra un volto più dinamico. È una direzione che Terni intende consolidare?
Assolutamente sì. Terni non ha mai smesso di credere nella forza della cultura come motore di sviluppo. In un periodo storico in cui molte città si chiudono, noi abbiamo scelto di aprire spazi, di favorire la collaborazione tra istituzioni, associazioni, scuole e cittadini. È un lavoro quotidiano, che richiede tempo e costanza, ma che dà frutti concreti. Quello che mi rende più orgogliosa è vedere che la cultura non è più percepita come un lusso o un accessorio, ma come una necessità, un modo per sentirsi parte di qualcosa di più grande.
Ha spesso denunciato la mancanza di sostegni economici diretti da parte della Regione. La situazione è ancora ferma?
Purtroppo sì. Da tempo chiedo con fermezza alla Regione di attivare strumenti di sostegno concreti per i Comuni, perché senza trasferimenti liberi diventa complicato programmare e sostenere le attività locali. Questi fondi non sono un privilegio, ma un elemento vitale per garantire autonomia amministrativa e progettuale. Sia la passata che l’attuale Giunta regionale, però, non hanno ancora dato risposte. Eppure, proprio i dati di Unioncamere dimostrano che dove si investe in cultura si genera valore, coesione e crescita. Noi continueremo a farlo, con o senza aiuti, perché Terni ha imparato a non fermarsi più.
Guardando avanti, quali sono le priorità per il 2026?
Ci stiamo già muovendo. Stiamo lavorando a una nuova struttura dei bandi, più flessibile e inclusiva, che permetta anche alle realtà più piccole di accedere ai fondi e di crescere. Allo stesso tempo vogliamo rafforzare la collaborazione con le grandi associazioni che rappresentano un punto di riferimento per la città. L’obiettivo è creare un sistema integrato della cultura, dove ognuno possa dare il proprio contributo. Perché la cultura, per funzionare, deve essere un ecosistema: vitale, aperto, partecipato.
La classifica nazionale assegna a Terni un primato simbolico ma importante. Che messaggio arriva da questa città?
Il messaggio è chiaro: anche in una regione che fatica, noi scegliamo di costruire. Non di lamentarci, ma di agire. Terni dimostra che anche con risorse modeste, quando c’è visione, passione e libertà, si può creare valore. Continueremo a investire in ciò che unisce, in ciò che fa crescere. La cultura non conosce crisi quando incontra l’energia di una comunità che crede in se stessa. Ed è questo, alla fine, il vero risultato di cui andare fieri: non un numero, ma una città che ha riscoperto la voglia di raccontarsi e di rinascere insieme.