Un confronto acceso e dai toni netti ha caratterizzato la seduta del Consiglio comunale di Terni, chiamato a esprimersi sull'atto di indirizzo presentato dal Movimento 5 Stelle in merito al riconoscimento dello Stato di Palestina, alla tutela dei diritti umani nei territori occupati e allo stop alla vendita di armi a Israele.
L'iniziativa, promossa dal consigliere Claudio Fiorelli, non ha ottenuto l'approvazione dell'aula: 16 i voti contrari, 5 i favorevoli, altrettanti gli astenuti e ben 7 gli assenti. Un risultato molto diverso da quello di Perugia di qualche giorno fa. A pesare, la posizione netta del sindaco Stefano Bandecchi, che ha bocciato la proposta pur ribadendo la necessità di fermare l'escalation militare in corso.
L'obiettivo dell'atto era ambizioso e fortemente politico: impegnare il Comune di Terni a farsi portavoce, presso il governo italiano e l'ANCI, del riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina, sostenere iniziative a favore dei diritti umani nei territori palestinesi e chiedere la cessazione della vendita di armi a Israele, almeno per quelle autorizzate prima dell'8 ottobre 2023. Il consigliere Claudio Fiorelli ha ricordato che “l'articolo 2 dello Statuto comunale impone all'amministrazione di promuovere la cultura della pace e dell'amicizia tra i popoli”, sottolineando che il riconoscimento della Palestina non è solo un gesto simbolico, ma un passo verso una soluzione giusta e duratura del conflitto.
Nel suo intervento, Fiorelli ha fatto appello all'umanità prima ancora che alla politica: "Non si parla di uno schieramento contro l’altro, le ragioni che hanno portato l’aggressione di uno verso l’altro sono andate oltre. Qui si è perso completamente il controllo di quello che sta succedendo. Se vogliamo pensare al futuro dobbiamo iniziare a farci sentire come comunità".
Il consigliere ha ricordato che il 74% degli Stati membri dell'ONU ha già riconosciuto la Palestina e che anche in altri Comuni italiani simili mozioni sono state approvate. Ma a Terni, la proposta si è scontrata con una maggioranza trasversale contraria o scettica.
Il sindaco Stefano Bandecchi ha scelto di non fare sconti e ha segnato una netta linea di demarcazione: sì alla condanna della violenza, no al riconoscimento della Palestina così come proposta nell'atto del M5S. "Israele oggi sta esagerando, troppi morti, troppe vittime innocenti. Dobbiamo chiedere lo stop delle operazioni militari" ha dichiarato, ma con altrettanta fermezza ha chiarito: "Non posso riconoscere uno Stato di Palestina che in questo momento è in mano a un'organizzazione terroristica come Hamas".
Il primo cittadino ha fatto appello a una difesa esplicita dell'identità occidentale e laica: "Non condivido niente di ciò che Hamas pensa. Siamo uno Stato laico e così deve rimanere, in casa mia il Papa non comanda e io mi innervosisco quando vedo i diritti delle donne cancellati e quelli di certi uomini azzerati". Per Bandecchi, insomma, è legittimo pretendere il rispetto dei diritti umani a Gaza ma guai a legittimare, anche indirettamente, chi non offre garanzie democratiche. "Se questo indirizzo intende dire che Israele deve fermarsi, cessate il fuoco, basta uccidere" - dice - "allora lo sottoscrivo. Ma se si tratta di riconoscere uno Stato oggi in mano a terroristi, non posso farlo".
Durante la discussione consiliare, non sono mancati apprezzamenti per la volontà del M5S di portare in aula un tema tanto complesso. Ma le posizioni si sono rivelate molto più articolate. Anche il centrodestra ha espresso dubbi sull'efficacia di un'iniziativa di questo tipo in sede comunale. Ferranti (FI) ha definito l'atto “un gesto dal valore simbolico più che concreto”, ribadendo la posizione del partito a favore di “due popoli in due Stati”, ma sottolineando la necessità che Hamas riconosca l'esistenza di Israele.
Più netto Verdecchia (AP), che ha giudicato la mozione squilibrata: “Non si può ignorare il 7 ottobre. Il documento sottovaluta il ruolo di Hamas e rischia di passare per una concessione a un'organizzazione terroristica”.
Diverso l'approccio del Partito Democratico. Gubbiotti ha parlato di un atto che “risponde alla vocazione pacifista della città di Terni”, ricordando che “il nostro compito, pur nei limiti del Consiglio comunale, è quello di non voltare lo sguardo davanti a una tragedia umanitaria di queste proporzioni”. Ha inoltre auspicato che il dibattito serva a “far crescere la consapevolezza civica e la pressione per una soluzione politica al conflitto”.
Il voto finale ha chiuso il confronto con un nulla di fatto. Ma il dibattito in aula ha evidenziato quanto il genocidio di Israele nei confronti del popolo palestinese e l'ambizione di una risoluzione veloce attraverso la teoria dei "due popoli, due Stati", pur nella sua complessità internazionale, tocchi corde profonde anche nella politica locale. E, ancora una volta, ha mostrato le difficoltà di tradurre in azione amministrativa una sensibilità politica globale.