Il Pronto Soccorso di Terni torna sotto i riflettori dopo due gravi aggressioni ai danni di operatori sanitari. A denunciarne con forza la gravità è Devid Maggiora, segretario provinciale della Lega Terni, che chiede un presidio fisso di polizia attivo 24 ore su 24 all’interno dell’area triage: “Troppi episodi di violenza, serve una presenza costante per garantire sicurezza a operatori e pazienti”. All’appello politico fa eco la voce istituzionale dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche (OPI) di Terni, che esprime piena solidarietà ai colleghi coinvolti, sottolineando come l’emergenza sia ormai diventata sistemica, con ripercussioni non solo cliniche ma anche psicologiche per chi subisce aggressioni durante il lavoro.
Sul fronte politico, il segretario provinciale della Lega Terni Devid Maggiora ha ribadito la necessità di un intervento immediato, sollecitando le istituzioni di pubblica sicurezza: “Non basta più un ufficio di polizia aperto saltuariamente. Nei prossimi giorni chiederemo un incontro al Questore per sollecitare l’istituzione di un presidio fisso di agenti all’interno dell’area triage del pronto soccorso, attivo 24 ore su 24. Solo una presenza costante delle forze dell’ordine può restituire serenità e tutela al personale sanitario e ai pazienti”.
Maggiora ha ricordato come il Governo abbia già inasprito il quadro normativo: pene fino a cinque anni di carcere e multe fino a 10 mila euro per chi aggredisce o minaccia operatori sanitari, oltre all’aggravamento delle sanzioni per il danneggiamento delle strutture ospedaliere. Tuttavia, secondo il segretario, le misure legislative non sono sufficienti senza controlli puntuali e permanenti: “Le leggi ci sono, ma occorre un presidio reale e quotidiano, in grado di prevenire sul campo gli episodi di violenza”.
I fatti risalgono al fine settimana. Un utente, in evidente stato di agitazione psicomotoria, ha aggredito un infermiere in servizio, provocandogli una lesione al tendine sottoscapolare e sovraspinoso della spalla sinistra. L’episodio, già gravissimo, non è stato isolato. Nella giornata successiva un altro professionista sanitario, sempre in servizio presso l’ospedale Santa Maria di Terni, ha subito un’aggressione ancora più violenta, riportando una frattura ossea.
L’OPI di Terni, in un comunicato ufficiale, ha condannato con fermezza quanto accaduto: “Eventi come questi sono assolutamente inaccettabili e non più tollerabili. È impensabile che le professioni sanitarie, impegnate quotidianamente a tutela della salute pubblica, continuino ad essere bersaglio di atti di violenza in un contesto già segnato da carenze di organico e condizioni di lavoro al limite del burn out”.
Secondo l’Ordine, la vicenda non rappresenta un’eccezione, ma l’ennesima conferma di una criticità strutturale che colpisce da tempo i pronto soccorso italiani e che a Terni ha assunto dimensioni particolarmente allarmanti.
Oltre alla richiesta di maggiore vigilanza, l’Ordine degli Infermieri di Terni pone l’accento su un aspetto spesso trascurato: le conseguenze psicologiche delle aggressioni sugli operatori sanitari. “Le conseguenze non sono solo fisiche ma si traducono in traumi emotivi e ricadute psicologiche profonde. Serve un supporto strutturato per chi vive esperienze così traumatiche”, scrive l’Ordine in una nota.
L’OPI sottolinea inoltre che, nonostante l’entrata in vigore da quasi un anno della Legge n. 171 del 2024, pensata per introdurre misure di prevenzione e punizioni più severe, i risultati sul campo restano insoddisfacenti. “Non è più tollerabile che i professionisti della salute lavorino in un clima di paura. Le istituzioni hanno il dovere di garantire protezione a chi si prende cura dei cittadini”.
Il ripetersi di aggressioni all’interno di ospedali e pronto soccorso segnala una tendenza che non può più essere derubricata a singolo episodio isolato. A Terni, come in altre città italiane, la questione della sicurezza nei luoghi di cura sembra essere arrivata a una fase critica.
Da un lato c’è la richiesta politica, affidata alle parole di Devid Maggiora, che invoca un presidio costante delle forze dell’ordine presso il pronto soccorso del Santa Maria. Dall’altro, la voce istituzionale degli infermieri, che prima ancora dei dati rivendica il diritto alla sicurezza e al sostegno psicologico per chi vive quotidianamente il reparto di emergenza come una trincea.
La discussione è aperta, ma i fatti degli ultimi giorni spingono in un’unica direzione: la necessità di un intervento immediato, articolato e concreto, che affianchi norme severe a misure operative capaci di prevenire e arginare la spirale di violenza che sta investendo la sanità.