Un attacco legale chirurgico che scava nelle contraddizioni di Palazzo Donini. Il ricorso incidentale della Ternana Calcio al TAR Umbria non si limita a respingere le accuse della Regione Umbria, ma ne smonta sistematicamente le tesi: dalla Legge Stadi che prevede progetti unitari, al silenzio-assenso dopo l'approvazione della programmazione sanitaria, fino alla lettura "a due velocità" di una Conferenza dei servizi che invece si era conclusa positivamente per l'intero pacchetto Stadio-Clinica.
La Ternana Calcio, assistita dall’avvocato Giovanni Ranalli, porta al TAR una doppia offensiva legale per difendere il progetto Stadio-Clinica: da un lato chiede di bocciare nella sua totalità il ricorso della Regione Umbria, dall’altro domanda ai magistrati amministrati di paralizzare o limitare la possibilità di accoglimento del ricorso principale stesso, considerando illegittimi tutta una serie di parti specifiche di atti varati dalla Regione con il chiaro intento di bloccare la clinica, così da salvaguardare il pacchetto unico: nuovo Liberati più struttura sanitaria privata.
Nell’atto si ricorda che l’intero iter nasce dentro la cosiddetta “Legge Stadi”, cioè l’art. 1, comma 304, della legge 147/2013, oggi sostituito dall’art. 4 del d.lgs. 38/2021. Questa normativa consente di approvare con una Conferenza dei servizi un “progetto unico”, dove lo stadio può essere affiancato da opere private, come la clinica, pensate per garantire l’equilibrio economico-finanziario dell’intervento senza usare risorse pubbliche.
Proprio per questo, la Ternana sostiene che non è possibile spezzare il progetto in un “sì stadio” e “no clinica”: l’intervento stadio-clinica è stato presentato, istruito e approvato come un blocco inscindibile, in coerenza con la logica della legge speciale sugli impianti sportivi.
Nel ricorso la società rossoverde mette subito in chiaro un punto: non ha mai chiesto scorciatoie sull’accreditamento sanitario, né “posti letto garantiti” in anticipo. L’oggetto della domanda è sempre stato uno solo: ottenere le autorizzazioni edilizie e urbanistiche per realizzare una nuova clinica privata accanto al nuovo Liberati, dentro il project financing previsto dalla Legge Stadi.
La Ternana contesta quindi l’idea, rilanciata nel parere sanitario del 3 novembre 2022 e poi nel ricorso regionale, secondo cui il club avrebbe fatto dipendere il progetto da un accreditamento e da un convenzionamento “ex ante”, prima ancora di costruire la struttura. Secondo il ricorso, quella lettura “sposta il tiro” su una richiesta che non esiste negli atti: la Conferenza dei servizi doveva valutare la compatibilità della nuova struttura sul territorio, non concedere in anticipo titoli sanitari all’esercizio della clinica.
Le carte ricordano che l’intervento Stadio-Clinica nasce e viene approvato come progetto unitario, fondato esclusivamente su capitali privati e sulle entrate generate dalle due componenti: impianto sportivo e struttura sanitaria. Il Piano economico-finanziario asseverato indica due pilastri: i ricavi dello stadio (ristorazione, spazi commerciali, subconcessione, pubblicità) e i ricavi della clinica, prima come canone di locazione e poi, nella versione aggiornata, come cessione del ramo d’azienda “clinica più terreno” per 14 milioni di euro.
Una ulteriore smentita della fake news, che viene cicclicamente ripetuta e che viene rilanciata anche in queste ore in ambienti politici e sui social, che la Ternana avrebbe chiesto un accreditamento preventivo dei posti letto della clinica.
Nel ricorso si sottolinea che l’equilibrio del PEF non è agganciato a un ipotetico contratto con il Servizio sanitario regionale, ma “regge” su un prezzo di mercato pagato da un operatore privato per acquistare la clinica chiavi in mano e sulle entrate ricorrenti legate alla gestione commerciale del nuovo Liberati. Per questo la Ternana accusa l’ufficio sanitario regionale di aver travisato la struttura economica del progetto quando afferma che tutto dipenderebbe da un futuro convenzionamento di metà dei posti letto. Anche qui viene messa nel mirino un'altra leggenda metropolitana, usata ad arte per sostenere il no alla clinica.
Un capitolo rilevante del ricorso è dedicato al parere richiesto dalla Regione all’ex ministro della Salute Renato Balduzzi. Secondo la Ternana, il quesito inviato al giurista è stato impostato in modo fuorviante, concentrandosi sulla possibilità di ottenere “in Conferenza” le autorizzazioni sanitarie all’esercizio, e non sulla semplice autorizzazione a costruire una nuova struttura, che era l’unico oggetto del progetto stadio-clinica.
Ma il punto più delicato, evidenziato dalla difesa, è un altro: letto per intero, il parere Balduzzi non chiude affatto alla clinica. Al contrario, riconosce che la valutazione di compatibilità con il fabbisogno sanitario può essere svolta prima della costruzione e che, anche in presenza di criticità sul percorso proposto dal promotore, la Regione può comunque “mantenere la possibilità di autorizzare la realizzazione della struttura sanitaria”. Proprio questa apertura, secondo la Ternana, è stata ridotta o messa in ombra, mentre sarebbe decisiva per dimostrare che la clinica è compatibile con un’autorizzazione anticipata alla costruzione.
Nel mirino finisce anche l’atteggiamento della Direzione Salute e Welfare della Regione, guidata dal direttore Massimo D’Angelo. Nel verbale della Conferenza dei servizi decisoria, lo stesso D’Angelo, dopo il confronto con Comune e proponente, riconduce il suo “dissenso” a una condizione temporanea: la necessità di attendere l’approvazione della nuova programmazione sanitaria regionale, allora in corso.
In quella sede, il verbale registra che, una volta definito il quadro programmatorio e verificata la compatibilità dei posti letto richiesti, il Comune avrebbe potuto procedere con le procedure per l’autorizzazione alla realizzazione della struttura sanitaria, senza obiezioni formali da parte degli altri enti al tavolo. Nel ricorso, invece, la Ternana sostiene che, a distanza di tempo, la Regione ha trasformato quella “condizione” in un vero e proprio diniego strutturale alla clinica, ignorando sia il passaggio in Conferenza sia il fatto che la nuova programmazione – con la DGR 1399 del 2023 – ha effettivamente previsto per Terni un pacchetto di 80 posti letto destinati al privato accreditato, più 42 privati puri.
Un passaggio che la Ternana valorizza molto è quello delle comunicazioni formali tra Comune e Regione dopo la nuova programmazione sanitaria. Con una nota del 26 marzo 2024, il Comune informa Palazzo Donini che, alla luce della DGR 1399/2023, “porrà in essere tutte le azioni amministrative di propria competenza” per approvare il progetto esecutivo e procedere alla realizzazione dell’intervento, “comprensivo della struttura sanitaria così come proposta”, richiamando espressamente gli esiti positivi della Conferenza dei servizi.
La Regione risponde il 28 marzo 2024 limitandosi a prendere atto della comunicazione e a richiamare la Determina 11253/2022, cioè l’atto che certificava la conclusione positiva della Conferenza, senza formulare alcun divieto né contestare la prosecuzione dell’iter tecnico-amministrativo, né sulla parte stadio né sulla parte clinica. Nel ricorso si sottolinea che quella nota di risposta è indirizzata anche alla Direzione Salute e Welfare, che quindi viene messa a conoscenza del fatto che il Comune intende procedere “stadio più clinica” e non solleva alcuna opposizione formale.
Un’altra linea di attacco riguarda il modo in cui la Regione legge oggi l’esito della Conferenza dei servizi del 2022. La Determina regionale 11253 parla di “conclusione positiva con prescrizioni e condizioni” del progetto “Valorizzazione, gestione, in condizioni di equilibrio economico-finanziario, dello Stadio Libero Liberati di Terni”, cioè lo stesso titolo con cui viene identificato l’intero pacchetto stadio-clinica previsto dalla Legge Stadi.
Per la Ternana, da qui discende una regola chiara: la Conferenza si chiude o con esito favorevole sull’intero progetto, magari con prescrizioni, oppure con esito negativo. Non è possibile spacchettare l’atto finale in una metà “sì stadio” e una metà “no clinica”. Nel ricorso si richiama la giurisprudenza amministrativa più recente, secondo cui il provvedimento conclusivo della Conferenza sostituisce tutti i singoli atti di assenso o dissenso e ha una valenza unitaria, superando i dissensi che non si traducono in un rigetto complessivo dell’intervento.
Sul piano sanitario, la Ternana richiama le norme che regolano l’autorizzazione alla realizzazione di nuove strutture: art. 8-ter del d.lgs. 502/1992 e regolamento regionale 6/2017. Queste disposizioni affidano alla Regione un compito preciso: verificare la compatibilità del progetto rispetto al fabbisogno complessivo e alla distribuzione territoriale delle strutture, per garantire accesso equo ai servizi, non bloccare a tempo indeterminato l’iniziativa privata in assenza di una programmazione perfetta.
Secondo il ricorso, la Direzione Salute e Welfare non avrebbe mai svolto questa valutazione concreta: nel parere del 3 novembre 2022 non c’è un’analisi della situazione di Terni, dove oggi non esiste alcuna clinica privata, né un confronto con la provincia di Perugia, che conta più strutture. Al contrario, la successiva delibera di programmazione 1399/2023 dimostra che la Regione stessa ha riconosciuto l’esistenza di un fabbisogno di posti letto per il privato nel territorio ternano, confermando – agli occhi della Ternana – la piena compatibilità della clinica con il disegno della rete ospedaliera.
Insomma, sul piano processuale, la strategia è duplice. Da un lato la Ternana chiede che il TAR respinga il ricorso principale della Regione, confermando la legittimità della determina comunale 2088/2025 che ha dato il via libera al cantiere del nuovo Liberati e della clinica. Dall’altro, per non lasciare scoperto neanche un punto possibile della difesa, propone un ricorso incidentale condizionato: se il giudice dovesse sposare la lettura regionale del punto 5 della Determina 11253 e degli atti collegati, la società chiede di annullare solo la porzione viziata da illegittimità di quei passaggi, eliminando solo le frasi che oggi vengono usate per dire “la clinica non si può fare”, lasciando in piedi tutto il resto.
In termini comprensibili al lettore, il messaggio al TAR è sintetizzabile così: il progetto Stadio-Clinica è stato approvato come blocco unico nell’ambito della Legge Stadi, finanziato senza soldi pubblici e compatibile con la programmazione sanitaria; se ci sono righe ambigue o scritte male negli atti regionali, vanno corrette, ma senza rimettere in discussione l’impianto complessivo che Comune e Ternana considerano già autorizzato a procedere.