p>Un rinvio sulla diffusione dei conti della sanità che per l'opposizione equivale a un'ammissione di sconfitta. Il dibattito sulla tenuta dei bilanci delle aziende sanitarie e ospedaliere umbre, il dossier più caldo e spinoso per la Regione, è esploso nell'arena del consiglio regionale in tutta la sua asprezza, trasformando l'interrogazione di Fratelli d'Italia in un duello politico senza esclusione di colpi.
Da un lato, la presidente Stefania Proietti che, chiamata a rispondere sullo stato dei bilanci delle quattro aziende sanitarie, ha delineato un orizzonte di incertezze nazionali e di attesa, fissando al marzo 2026 la scadenza per un quadro definitivo. Dall'altro, i consiglieri di FdI Eleonora Pace, Paola Agabiti e Matteo Giambartolomei, che alla replica della presidente hanno opposto un muro di indignazione.
Il motivo? L'ammissione della governatrice Proietti che “i risultati economici al terzo trimestre risultano in linea con quelli del 2024”, un'eredità pesante che secondo l'opposizione dimostra il fallimento delle politiche di risanamento vantate dalla giunta.
A innescare la polemica più dura è stata proprio questa continuità nel disavanzo. Se i conti del 2025 ricalcano quelli del 2024, argomenta FdI, significa che il famoso “buco” da 243 milioni di euro, usato un anno fa come leva politica e poi parzialmente ridimensionato, non è stato colmato.
La ricostruzione della presidente Proietti è stata un tentativo di inquadrare la questione in una cornice più ampia, fatta di ritardi e criteri che penalizzano l'Umbria. Il punto di partenza è un'Intesa Stato-Regioni del 24 novembre, ancora non sottoscritta, che blocca il riparto di risorse fondamentali. In questo scenario, ha spiegato la presidente, il Servizio Sanitario Nazionale è “indebolito strutturalmente”, con una spesa che cresce del 4% a fronte di un finanziamento statale aumentato solo dell'1,35%.
L'Umbria, in questo contesto già critico, sconterebbe un ulteriore svantaggio: il criterio di riparto del Fondo Sanitario Nazionale che, considerando il calo demografico, assegna alla Regione un incremento dell'1%, inferiore alla media nazionale. La nota positiva, sottolineata con forza da Proietti, è la modifica della “quota premiale”, un fondo una-tantum che per il 2025 è stato calibrato anche sul criterio della ‘dispersione territoriale’. “Grazie all’inserimento di questo criterio la Regione Umbria ‘guadagna’ oltre 19 milioni in più”, ha affermato, presentandolo come un successo della sua azione di governo.
Per governare una spesa complessa, la Giunta ha quindi istituito una cabina di regia per il controllo mensile e gruppi tematici.
“Il disavanzo nel 2025 non verrà azzerato ma contiamo in una riduzione”, è stata l'unica previsione operativa, in un mare di variabili ancora aperte come i pay-back farmaceutici e la mobilità passiva, quest'ultima stimata in 50 milioni di euro per il 2025. Un dato che, da solo, concorre in modo significativo al disavanzo.
“Senza parole per la mancanza di risposta”, ha tuonato Eleonora Pace in Aula, replicando a Proietti. “Volevo i dati al terzo trimestre ma non li ho avuti. Sappiamo solo che siamo in linea con il 2024 e quindi avremo lo stesso disavanzo, nonostante i 184 milioni di euro di tasse e le presunte iniziative straordinarie”. Una situazione che, secondo la capogruppo di FdI, ha radici lontane: “Questo disavanzo strutturale, ci è stato finalmente chiarito, viene da lontano, probabilmente dal 2015, ben prima della Giunta Tesei”.
La reazione di Fratelli d'Italia non si è fatta attendere e si è cristallizzata in un duro comunicato stampa. Il tono è di denuncia senza appello: “Imbarazzante la 'non risposta' all'interrogazione”, si legge, e “la presidente Proietti pensava di avere la bacchetta magica e invece dal cilindro estrae solo disavanzi in linea col 2024”.
Il partito di opposizione accusa la maggioranza di centrosinistra di aver “costruito una narrazione distorta” e di aver “tassato pesantemente gli umbri per ripianare i fantasiosi, inesistenti disavanzi, decisamente sovrastimati”. La delusione per i dati “in linea” si trasforma in allarme per il futuro: “Una situazione che porta con sé l'implicita minaccia di nuove tasse”.
L'azione politica annunciata è duplice: da un lato la richiesta formale di accesso agli atti per “conoscere, nel dettaglio, i dati che la presidente non ha fornito in Aula”, dall'altro l'impegno a “opporsi con ogni mezzo a nuova pressione sulle tasche dei cittadini”. Il comunicato chiude con un attacco frontale alla maggioranza, colpevole di vantarsi di “non aver peggiorato la situazione”, un atteggiaggio definito “vergognoso” alla luce delle “500 mancate assunzioni” e delle “liste d’attesa raddoppiate”.
A difesa della presidente e della sua linea è scesa in campo la compatta nota dei gruppi di maggioranza all’Assemblea legislativa. Il quadro illustrato da Proietti viene definito “puntuale e innegabile”, e le criticità sono attribuite al “ritardo dell’Intesa Stato-Regioni” e a una “condizione di indebolimento strutturale del Servizio sanitario nazionale”.
La maggioranza ribadisce il valore del lavoro avviato dalla Giunta: “monitoraggio rigoroso, riqualificazione della spesa, governance avanzata” sono presentati come la “risposta concreta, responsabile e necessaria” a una crisi di sistema. “I risultati registrati al terzo trimestre, in linea con l’anno precedente nonostante pressioni maggiori, dimostrano che la direzione intrapresa è quella giusta”, si legge nella nota, ammettendo però che “le sole misure di efficientamento non bastano a riequilibrare un disavanzo strutturale ereditato dagli anni passati”.
La chiusura è un endorsement totale all'operato di Proietti e un impegno a proseguire con il nuovo Piano Socio-Sanitario, “indispensabile per restituire solidità efficienza e sostenibilità al sistema umbro”.
In un momento segnato da incertezze, la risposta della maggioranza è un muro di sostegno alla propria guida, lasciando intendere che la strada per il risanamento sarà ancora lunga e che la battaglia politica in Aula è solo rimandata.