Tra le voci di spesa che continuano a mettere a dura prova i bilanci delle famiglie italiane, la Tari si conferma un salasso difficile da digerire. A Perugia, l’ennesimo rincaro non fa eccezione, e i contribuenti si ritrovano con una bolletta sempre più gonfia. L’analisi della UIL non lascia spazio a illusioni: il sistema della raccolta rifiuti è un mosaico di disparità, dove alcune città sembrano cavarsela, mentre altre arrancano tra tariffe esorbitanti e servizi che non migliorano di una virgola.
Quanto costa la Tari a Perugia rispetto al resto d'Italia
A Perugia, la Tari continua a mordere i bilanci familiari senza fare sconti. Nel 2024, la bolletta dei rifiuti è salita a 421 euro l’anno per una famiglia tipo, un bel 9% in più rispetto all'anno scorso. Un rincaro che si incastra nel solito schema: tariffe in crescita e servizi che restano quelli che sono.
L'indagine della UIL ha passato al setaccio i numeri in 109 capoluoghi di provincia, prendendo come modello una famiglia standard con quattro componenti, una casa di 80 metri quadrati e un reddito ISEE di 25.000 euro. La fotografia che ne esce è quella di un Paese dove la Tari è una roulette: ad alcuni capita la stangata, altri se la cavano con tariffe più umane.
Le città italiane dove la Tari costa di più
Perugia si piazza in una terra di mezzo, lontana dai record poco invidiabili delle città più tartassate, ma comunque con una bolletta che non fa sorridere nessuno. A Pisa, la Tari raggiunge vette da capogiro con 595 euro annui, seguita da Brindisi (518 euro), Trapani (511 euro) e Genova (508 euro). Anche Napoli, Pistoia e Reggio Calabria non scherzano, con un esborso che supera i 480 euro ogni anno. In questo panorama, per i contribuenti di Perugia il salasso è meno feroce, ma di certo non un affare.
Le città dove la tassa rifiuti è meno cara
Nel Nord Italia, alcuni comuni riescono a tenere a bada il costo della Tari, senza far piangere il portafoglio dei cittadini. A La Spezia una famiglia spende circa 170 euro annui, una cifra che nel resto del Paese sembra ormai un miraggio. Belluno e Novara seguono a ruota con una tariffa che resta sotto i 190 euro, mentre Brescia, Ascoli Piceno, Trento e Macerata si confermano tra i pochi fortunati con un esborso inferiore ai 210 euro. Un club ristretto che sembra aver capito come non trasformare la raccolta rifiuti in un salasso.
Le grandi città e il peso della tari sui bilanci familiari
Tra le città metropolitane, Genova si prende il poco invidiabile primato con 508 euro annui, un conto salato che batte persino Napoli (493 euro) e Reggio Calabria (487 euro). Più fortunati i cittadini di Milano (306 euro) e Bologna (228 euro), che riescono a contenere la stangata. Roma e Firenze, invece, giocano a fare le gemelle con 326 euro annui, un prezzo che potrebbe sembrare equo se il servizio fosse davvero all’altezza delle aspettative.
Quanto incide la tassa rifiuti sui redditi familiari
L'analisi UIL racconta una storia fin troppo nota: la Tari non pesa allo stesso modo su tutto il territorio. Nel Mezzogiorno, la bolletta dei rifiuti diventa un fardello, arrivando a rappresentare l’1,34% del reddito netto familiare, più del doppio rispetto allo 0,64% che si registra nel Nord-Est. Qui il problema non è solo la cifra da sborsare, ma un sistema che zoppica. Mancano infrastrutture adeguate, gli impianti di trattamento sono insufficienti e la gestione è tutt'altro che brillante.
I comuni umbri che si distinguono per il riciclo
In Umbria, mentre alcuni comuni arrancano sotto il peso della Tari, altri dimostrano che gestire i rifiuti con criterio è possibile. Sono 16 i Comuni Ricicloni che nel 2024 hanno alzato l’asticella, con un incremento di sette unità rispetto all'anno scorso. In prima fila Calvi dell’Umbria e Otricoli, che si sono meritati il titolo di “Rifiuti Free”, mantenendo il secco residuo sotto i 75 kg annui per abitante. Un risultato che non arriva per caso, ma grazie a strategie ben calibrate e cittadini che fanno la loro parte.
Assisi dimostra che turismo e sostenibilità possono andare a braccetto: con un tasso di raccolta differenziata del 72,1%, la città serafica si guadagna il titolo di “Comune Riciclone 2024”, dando una lezione di efficienza a molti altri centri umbri.
Anche Arrone, Attigliano, Avigliano Umbro, San Gemini, Montecastrilli, Lugnano in Teverina e Valfabbrica sono riusciti a spingere la raccolta differenziata oltre la soglia minima della decenza, dimostrando che quando si lavora con metodo, i numeri migliorano davvero.