08 Dec, 2025 - 10:50

Si chiude con un successo Talento in Fiera a Terni: il “Patto” tra giovani, imprese e istituzioni per trattenere i cervelli e costruire comunità

Si chiude con un successo Talento in Fiera a Terni: il “Patto” tra giovani, imprese e istituzioni per trattenere i cervelli e costruire comunità

Non è stato solo il migliaio di euro del premio finale a dare valore alla giornata, ma il rumore di una sala gremita, l’attenzione palpabile di centinaia di studenti, il confronto serrato tra istituzioni nazionali e territori. La manifestazione “Talento in Fiera”, promossa da Eurointerim S.p.A. e chiusasi al Palasì di Terni, ha dimostrato che esiste un’Italia che prova a cambiare registro: l’orientamento non è più solo un adempimento burocratico, ma un patto concreto in cui scuola, impresa, università, terzo settore e politica provano a riconoscere e a far crescere insieme le capacità delle nuove generazioni.

Un'immagine ha riassunto lo spirito dell’intera manifestazione: quella di Nadia Pellegrini, responsabile della branch ternana di Eurointerim, che osservava il confronto serrato tra una giuria di istituzioni e sei gruppi di ragazzi. Non c’era soddisfazione da organizzatore, ma l’attenzione vigile di chi sa di aver costruito un ponte che deve reggere. Per tre giorni, “Talento in Fiera” è stata molto più di un evento: è stato un laboratorio civico in cui il dialogo tra generazioni ha trovato una grammatica nuova, fatta di ascolto attivo e progetti concreti.

Il culmine è stata la firma ideale del “Patto per il Talento”, un impegno reciproco tra scuola, imprese, istituzioni e giovani. Il premio in denaro del bando “Condividi il tuo sogno” è andato al toccante progetto di ristorazione sociale “Il cuore nel grembiule”, ma il tesoro più grande è rimasto l’energia palpabile di quella comunità in divenire.

Il Patto per il talento messo a disposizione di istituzioni, cittadini e imprese per sostenere i giovani

Non volevamo un evento una tantum”, aveva spiegato Pellegrini poco prima dell’inizio. “L’obiettivo era innescare un processo. Il Patto impegna tutti, ma soprattutto impegna noi adulti a essere partner affidabili dei ragazzi”. E in effetti, i partner istituzionali non sono mancati. A salire sul palco per ascoltare e dialogare sono stati l’onorevole Raffaele NeviValeria Alessandrini per il ministro Giuseppe Valditara, e il presidente della Provincia di Perugia Massimiliano Presciutti. La loro presenza ha segnato un riconoscimento alto a un metodo che prova a curare una piaga nazionale: la fuga dei talenti. “L’Italia forma un sacco di gente per l’estero”, ha detto senza mezzi termini Nevi, indicando proprio in iniziative come queste la strada per “creare collegamenti reali” e trattenere energie preziose.

Il cuore concettuale della manifestazione è stato proprio il “Patto per il Talento”, presentato non come una dichiarazione di intenti ma come un quadro di responsabilità reciproche e precise. “Il Patto impegna la scuola a personalizzare i percorsi, il mondo produttivo ad aprire spazi di esperienza reale, le istituzioni ad ascoltare e a tradurre le istanze in politiche”, ribadiva Nadia Pellegrini. “E, non da ultimo, impegna i ragazzi a mettersi in gioco con serietà, a passare dal sogno al progetto fattibile. È un cambio di passo culturale”.

I sei progetti finalisti: la mappa dei sogni concreti di una generazione

I progetti finalisti hanno composto un ritratto vivido e maturo delle priorità dei giovani: inclusione sociale, salute mentale, sostenibilità ambientale, innovazione digitale, dignità nei luoghi di fragilità, scuola come bene comune. Ecco l’elenco completo e definitivo delle proposte che hanno animato la giornata conclusiva:

  1. “Il cuore nel grembiule” (Progetto vincitore) - Nato dall’esperienza della Casa di Jonathan e dei percorsi di “Cooking Therapy”, punta a creare un servizio di ristorazione leggera inclusiva. Gestito da giovani con disabilità, over 65 autosufficienti e giovani del territorio formati attraverso un protocollo di cucina terapeutica, il progetto trasforma la preparazione e la condivisione del cibo in uno strumento di cura, autonomia e inclusione lavorativa. La cucina diventa palestra di competenze cognitive, emotive e relazionali.

  2. “DreamsNet: la piattaforma dell’inclusione sociale”. Un progetto di innovazione digitale al servizio del sociale. L’idea è creare un’app che metta in connessione imprese sociali, creando una rete nazionale di condivisione. La piattaforma ospiterebbe una mappa interattiva delle organizzazioni, profili verificati, una bacheca di eventi, spazi comunitari e sezioni dedicate a tirocini e volontariato. Tutti i contenuti sarebbero accessibili, con video in LIS e versioni audio, con l’obiettivo di dare voce a chi costruisce inclusione ogni giorno, rendendo la fragilità una forza condivisa.

  3. “VGO” (Vertical Green Office). Realizzato dall’IPSAR “Luigi Savoia” di Città Ducale (Rieti) con il contributo di Lazio Innova, è un progetto di design sostenibile. Si tratta di un’installazione verticale per pub, locali, bar e ambienti sociali, composta da un pannello in materiale naturale che ospita una coltivazione idroponica. L’installazione funge sia da elemento di arredo naturale – un vero e proprio “bosco verticale” in miniatura per interni – sia da simbolo tangibile di un nuovo approccio ecologico negli spazi di lavoro e di ritrovo.

  4. “Il futuro oltre quelle quattro mura” di Ettore Pellerucci. Questo progetto, presentato come sogno professionale, mette al centro la dignità dei detenuti e il loro reinserimento. L’idea è creare un’associazione, poi un’impresa sociale, che sviluppi laboratori educativi, percorsi culturali e opportunità lavorative dentro e fuori dal carcere, con un focus sulle misure alternative. L'obiettivo è evitare che chi esce dal circuito penitenziario venga lasciato solo e stigmatizzato, costruendo ponti concreti con la comunità.

  5. “La società che vogliamo”. Ideato da una classe del corso serale dell’istituto professionale socio-sanitario serale di Terni, propone di riconvertire spazi scolastici inutilizzati in hub sociali aperti a studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES) e disabilità, anziani del quartiere e associazioni locali. Gli studenti stessi fungerebbero da promotori e tutor di attività ludico-sportive, contrastando l’isolamento e mettendo in pratica le competenze socio-sanitarie studiate.

  6. “Gioca la filosofia!” di Nicola Porcari. Un gioco di società con tabellone e schede che abbinano concetti filosofici ad attività pratiche: debate, esercizi teatrali, mindfulness, arteterapia. L’obiettivo è dimostrare che la filosofia può essere una pratica educativa viva, utile per allenare il pensiero critico e l’intelligenza emotiva in contesti scolastici, terapeutici e persino aziendali.

Il ruolo della scuola, dell'impresa e della cultura e l'impegno per dare opportunità ai giovani talenti 

La presenza del Ministero dell’Istruzione e del Merito ha dato un peso istituzionale forte alla chiamata all’ascolto. Valeria Alessandrini, dopo aver osservato la sala piena, ha dichiarato: “Il talento c’è, ed è vivo. Basta solo creargli spazio”. Una frase che riassume la visione di una scuola chiamata a riconoscere la pluralità delle intelligenze. “Per il Ministero il talento non è solo eccellenza scolastica”, ha precisato Alessandrini, “ma creatività, competenze pratiche, abilità tecniche, capacità artistiche e scientifiche che chiedono contesti in cui potersi esprimere”.

L’intervento dell’onorevole Raffaele Nevi ha ancorato la discussione a un dato nazionale drammatico: la fuga dei cervelli. “Talento in Fiera è un’iniziativa molto significativa perché entra nel merito delle criticità”, ha affermato, evidenziando come la forza dell’evento stesse nel “mettersi in dialogo scuola, istituzioni e imprese”. Nevi ha visto nel territorio ternano, per la sua vicinanza a Roma e la presenza universitaria, un laboratorio potenziale per invertire questa tendenza. Il suo impegno a restare ad ascoltare tutta la giornata per “raccogliere idee da trasferire dentro le sedi istituzionali” ha dato concretezza politica all’evento.

Tra gli interventi che hanno maggiormente colto nel segno, quello del presidente della Provincia di Perugia, Massimiliano Presciutti, ha restituito con chiarezza il senso di un nuovo patto intergenerazionale. Presciutti ha definito Talento in Fiera “un vero progetto di comunità”, sottolineando come l’iniziativa costruisca uno “spazio di dialogo strutturato e inclusivo” tra giovani e mondo del lavoro.  Poi, una dichiarazione che ha strappato un applauso spontaneo e lungo, perché andava a ribaltare la gerarchia tradizionale tra istituzioni e cittadini, soprattutto se giovani: “Chi ricopre incarichi pubblici ha il dovere di mettersi a volte ‘un gradino sotto’ rispetto a voi. Dovete spronarci, sollecitarci. Siamo di passaggio in queste stanze e abbiamo il dovere di lasciarle migliori di come le abbiamo trovate”. Un’ammissione di responsabilità e una chiamata alla corresponsabilità che ha dato sostanza concreta all’idea di “patto”, mostrando una politica disposta non solo a ricevere idee, ma a farsi mettere in discussione.

La scelta di includere in giuria Michela Bordoni, assessore alla Cultura del Comune di Terni, è stata a sua volta significativa. Ha rimarcato che parlare di futuro e talento non può prescindere dalla dimensione culturale, intesa come strumento per interpretare la realtà e forgiare una cittadinanza attiva. I progetti presentati, dalla piattaforma digitale DreamsNet al design sostenibile di VGO, lo dimostravano: non si limitavano a cercare uno sbocco lavorativo, ma portavano con sé un’idea di comunità e una grammatica di valori.

La sfida: trattenere i cervelli e costruire il futuro, con un occhio speciale al mondo del lavoro

A chiudere il cerchio è stata di nuovo la voce di Eurointerim, attraverso Nadia Pellegrini: “Quello che abbiamo visto oggi è la prova che quando si offrono strumenti seri e un contesto di ascolto reale, i ragazzi rispondono con una progettualità sorprendente. Il ‘Patto per il Talento’ ora deve vivere. La nostra agenzia, ponte naturale tra mondo della formazione e mondo del lavoro, si farà carico di monitorare questi progetti, di facilitare i contatti con le imprese del territorio e di tenere accesi i riflettori sulle istituzioni. Il talento non si celebra, si accompagna”.

Talento in Fiera lascia quindi in eredità al territorio umbro più di un elenco di idee premiate. Lascia un metodo di lavoro basato sul patto concreto e una domanda urgente rivolta a tutti gli attori in campo: quanto si è disposti a investire, in tempo, risorse e cambiamenti reali, per far sì che i sogni di quella sala gremita – dalla ristorazione inclusiva alla piattaforma digitale DreamsNet, dal bosco verticale alla dignità in carcere – non rimangano sulla carta, ma diventino il motore di una comunità che non si rassegna a veder partire i suoi giovani più brillanti? La risposta, ora, passa dall’attuazione quotidiana di quel Patto, dal rispetto di quelle promesse, dalla capacità degli adulti di farsi davvero, come chiedeva Presciutti, “un gradino sotto” per spingere i ragazzi un passo avanti.

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Federico Zacaglioni
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