21 May, 2025 - 10:22

Umbria, stipendi sotto la media: ecco tutti i dati aggiornati

Umbria, stipendi sotto la media: ecco tutti i dati aggiornati

Per anni, l’Umbria è stata raccontata come il “Cuore verde d’Italia”, una definizione che richiama bellezza paesaggistica e centralità geografica. Ma quando si tratta di salari, quel cuore sembra battere a un ritmo più simile a quello del Mezzogiorno che al Nord produttivo. Come riportato da "Il Messaggero", il quadro che emerge dal Salary Outlook 2025 dell’Osservatorio Job Pricing non lascia spazio a interpretazioni ottimistiche: l’Umbria si colloca al dodicesimo posto nella classifica nazionale per retribuzione globale annua (RGA), con una media di 29.952 euro, appena sopra Abruzzo e Marche, ma ben distante da Emilia-Romagna, Lombardia e Trentino-Alto Adige.

Una fotografia nitida di un'Italia a due velocità, dove la latitudine continua a influenzare il valore del lavoro. Il dato umbrom seppur in crescita del 3,6% rispetto al 2023 (con un incremento di 1.045 euro), resta inferiore di 2.450 euro alla media nazionale. Un gap che pesa e che mostra tutta la difficoltà della regione nel tenere il passo delle aree più dinamiche del Paese.

Il paradosso umbro: impiegati in risalita, dirigenti in affanno

La disamina del report si fa ancora più interessante se si scompone il dato generale per categoria professionale. I dirigenti umbri, con una RGA media di 102.859 euro, guadagnano 12.600 euro in meno rispetto alla media nazionale, una differenza dell’11%, la più marcata tra le figure analizzate. Seguono i quadri, che con 55.301 euro annui si attestano al 6,8% sotto la media italiana. Un dato poco lusinghiero per le figure manageriali, spesso ritenute termometro della capacità attrattiva del sistema economico locale.

Al contrario, gli impiegati si rivelano un piccolo motore di tenuta: con 33.518 euro annui, il loro livello retributivo è solo l’1,3% sotto la media nazionale, e soprattutto hanno beneficiato dell’aumento più consistente registrato a livello nazionale: +4,7% nell’ultimo anno, pari a 1.495 euro in più.

Più problematico il quadro degli operai, che costituiscono oltre il 90% dei lavoratori nel privato e che in Umbria guadagnano in media 123 euro in meno al mese rispetto al dato nazionale, segnando un -5,9% annuo. Nonostante una crescita retributiva del +3,2% rispetto al 2023, la performance resta tra le più basse del Paese: quart’ultima.

Un’asimmetria che si riflette sul tessuto produttivo

La dinamica salariale umbra rivela un doppio squilibrio: da un lato un divario territoriale rispetto al Centro-Nord, dall’altro una polarizzazione interna tra categorie professionali. Se il salario degli impiegati tiene il passo, quello delle figure apicali arranca. Il dato, più che statistico, è politico: aziende che non attraggono o non trattengono talenti manageriali rischiano di restare ancorate a modelli produttivi poco innovativi.

La stessa Job Pricing lo sottolinea: “Le differenze retributive territoriali indicano che i livelli crescono salendo nella penisola”. Tra Nord e Sud esiste un divario retributivo medio di oltre 4.300 euro, che si riduce a 1.100 euro tra Nord e Centro, ma resta comunque indicativo della frattura sistemica. L’Umbria si ritrova, così, “nel mezzo del guado”, come una regione sospesa tra l’arretratezza salariale del Sud e le spinte produttive del Nord.

Inflazione sotto controllo, ma il potere d’acquisto resta fragile

Un elemento positivo arriva dal contenuto tasso d’inflazione regionale: nel 2024, l’Umbria ha registrato un incremento dei prezzi dello 0,9%, contro il 6,3% del 2023. Un contesto che ha permesso, almeno per impiegati e operai, un moderato recupero del potere d’acquisto. I dirigenti e i quadri, invece, con incrementi retributivi inferiori all’1,5%, hanno visto sostanzialmente stagnare la propria capacità di spesa, sebbene partendo da livelli retributivi più alti.

Rispetto al biennio precedente, il recupero appare ancora incompleto. Il 2023, con la sua fiammata inflattiva, ha eroso profondamente la capacità di spesa delle famiglie umbre, e l’attuale ripresa salariale, seppur concreta, non compensa ancora quanto perso.

Dieci anni di rincorsa: l’Umbria cresce, ma resta indietro

Guardando alla dinamica decennale, l’Umbria mostra un recupero salariale superiore alla media: dal 2015 al 2024, la retribuzione globale annua è cresciuta del 14,6%, quarto dato migliore a livello nazionale dopo Calabria, Molise e Abruzzo. Un incremento trainato soprattutto dagli impiegati (+16,5%) e dagli operai (+15,3%). Anche i dirigenti hanno visto una crescita del 12,1%, il secondo dato più alto d’Italia per la categoria.

Il grande assente, però, è la fascia dei quadri, la cui retribuzione è aumentata appena dell’1,1% in dieci anni: la peggiore performance nazionale. Un’anomalia che potrebbe riflettere il progressivo svuotamento del ceto medio produttivo, schiacciato tra impiegati in risalita e dirigenti in difficoltà.

Settori e qualifiche: la forbice si allarga

Il report offre anche una lettura per comparti. Le retribuzioni più elevate si concentrano nei servizi finanziari, dove predominano i ruoli dirigenziali e qualificati. All’estremo opposto, l’agricoltura e i servizi alla persona, settori ad alta intensità di lavoro operaio e bassa qualifica contrattuale, presentano salari medi significativamente inferiori. Nonostante ciò, proprio il settore primario ha fatto segnare nel 2024 una delle crescite salariali più elevate. Un segnale che potrebbe indicare una timida rivalutazione di comparti storicamente sottopagati, magari anche grazie alle difficoltà di reperimento di manodopera.

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Lorenzo Farneti
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