È una puntata che corre veloce quella di DiVenerdì su UmbriaTv–Canale 10. In studio Marco Brunacci, davanti a lui Stefano Bandecchi: sindaco di Terni, presidente della Provincia, personaggio che divide e catalizza.
Il clima è teso il giusto, ma c’è curiosità; il “nuovo tono” è il filo narrativo della serata.
Si parla di tutto: Gaza, il nuovo ospedale, Ternana, clinica stadio, tassazione regionale. Bandecchi non elude, spiega, punteggia di esempi concreti e di ironia, tenendo insieme pragmatismo e colore.
Il dialogo tra Marco Brunacci e Stefano Bandecchi si è aperto subito sul tema che da sempre divide: il rapporto del sindaco con la stampa. Le polemiche sul web, i video che lo hanno reso virale, le tensioni con i cronisti.
Bandecchi non ha fatto marcia indietro, ma ha chiarito la sua linea: non si tratta di attacchi, bensì del diritto di replica. “Io non mi sottraggo mai al confronto”, ha ribadito. Una presa di posizione che ha dato subito il tono della serata: diretto, ma senza scivolare nello scontro.
Uno dei momenti più delicati della diretta è arrivato quando Brunacci ha chiesto a Bandecchi di tornare sulle frasi che avevano fatto discutere in merito a Gaza. Il sindaco non ha schivato l’argomento, ma ha scelto di raccontare esperienze personali, vissute anni fa durante missioni in Libano, per dare contesto alle sue parole.
Ha ricordato scene drammatiche di guerra: miliziani nascosti dietro a donne e bambini, usati come scudi umani. Immagini forti che, secondo lui, aiutano a capire la durezza del conflitto e le diverse logiche che lo governano.
Bandecchi ha poi spiegato che, nelle culture islamiche tradizionali, la percezione dell’età e del ruolo dei bambini non coincide con quella occidentale. Ha citato l’usanza, ancora diffusa in alcune aree, di matrimoni molto precoci, che agli occhi europei appaiono inconcepibili ma che lì rientrano in un quadro considerato “normale”. Ha aggiunto che, anche in Italia, secoli fa, accadeva qualcosa di simile.
Il punto, nelle sue parole, non era giustificare né condannare, ma sottolineare come secondo il suo punto di vista il termine “bambino” assuma significati diversi a seconda dei contesti culturali. Per questo, ha ribadito, è importante interpretare frasi e giudizi calandoli nella realtà da cui nascono.
La parte centrale della diretta è stata dedicata alla sanità. Bandecchi ha attaccato la gestione della Asl 2 negli ultimi trent’anni, sottolineando come l’aumento di 184 milioni di tasse sia stato scaricato sui cittadini. “Non sono soldi pubblici, sono i contributi di lavoratori e aziende”, ha detto.
La questione delle risorse è stata al centro: per il sindaco, l’ospedale nuovo non può essere finanziato con i fondi Inail, perché sono pur sempre soldi dei contribuenti. Serve un intervento diretto dello Stato, con risorse chiare e destinate alla Regione.
Sulle ipotesi di localizzazione, Bandecchi è stato netto. Due le opzioni: mantenere il sito di Colle Obito, dove già esistono spazi e strutture riutilizzabili, oppure costruire tutto ex novo sull’aviosuperficie comunale. La sua preferenza va al Colle, più sicuro e meno esposto a rischi ambientali.
Con tono diretto ha escluso l’idea di un ospedale “rattoppato”: “Già oggi i cittadini umbri spendono 50-60 milioni per mantenere una struttura che non funziona. Non possiamo buttare via altri soldi”.
Il discorso si è spostato poi sui pronto soccorso. Bandecchi ha descritto con immagini forti la situazione: “Con due medici e quattro infermieri hai sei eroi disperati”. Per lui, la vera priorità è assumere personale, non solo costruire muri.
Da imprenditore ha portato un esempio emblematico: macchine per asfaltare valutate sei milioni nel prezzario regionale, ma acquistate a 800mila. Un caso che, a suo dire, dimostra come in Italia si spenda tanto, ma male. “Dobbiamo tornare a spendere bene, non a tagliare a caso”, ha sottolineato.
Infine, uno sguardo più ampio. Da presidente della Provincia, Bandecchi ha rilanciato l’idea di rivedere la geografia istituzionale dell’Umbria: due province più equilibrate, una da circa 450mila abitanti e l’altra da 350mila, al posto della divisione attuale. Un tema che, nelle sue parole, va affrontato senza indugi dal governo centrale.
Tra battute, ricordi personali e analisi pungenti, è emerso un Bandecchi diverso, come ricordato dallo stesso Brunacci: meno incline allo scontro diretto, più riflessivo e concreto. Eppure fedele a se stesso, con il suo linguaggio schietto, le frasi colorite e la capacità di trasformare i numeri in immagini vive.