Nella mattinata di domenica 21 settembre 2025, nel carcere di Capanne a Perugia, una detenuta di 35 anni è stata trovata senza vita nella sezione femminile. La vicenda ha immediatamente richiamato l’attenzione delle istituzioni. La presidente della Regione, Stefania Proietti, insieme all’assessore al Welfare Fabio Barcaioli, ha espresso cordoglio e preoccupazione.
Il garante regionale dei detenuti, l’avvocato Giuseppe Caforio, ha parlato di “profondo dolore” e di un senso di “sconforto e sconfitta” per l’accaduto, definendolo “un fatto gravissimo” e ricordando come episodi simili si stiano moltiplicando nelle carceri umbre, già segnate da rivolte e atti di autolesionismo.
I fatti si sono svolti nella tarda mattinata di domenica all’interno del carcere di Capanne, l’unico penitenziario femminile della regione Umbria. La vittima, una donna italiana di 30 anni, si è tolta la vita mentre era reclusa nel reparto femminile. Secondo quanto riferito dal garante Caforio, si tratta di “un altro dolore, un altro sconforto e una sconfitta” che colpisce la collettività.
I dati ufficiali confermano che il sovraffollamento è un’emergenza costante: nel penitenziario di Capanne si contano 437 detenuti a fronte di una capienza di 363 posti, con una carenza di almeno 23 agenti di polizia penitenziaria. Il sovraffollamento e la mancanza di personale aggravano situazioni di fragilità psichica fra i reclusi.
La presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, e l’assessore al Welfare Fabio Barcaioli hanno espresso profondo cordoglio per la giovane vita spezzata. In una dichiarazione congiunta hanno definito il suicidio “una sconfitta collettiva”e hanno sottolineato che “non possiamo nemmeno immaginare quanto grande fosse il dolore che ha portato questa giovane donna a togliersi la vita”. Con voce commossa, Proietti e Barcaioli hanno affermato di essere rimasti “sconvolti di fronte a questa tragedia che lascia senza parole”.
Secondo la presidente e l’assessore, questo dramma deve scuotere la politica e l’opinione pubblica sulla condizione delle carceri. “La vicenda ricorda in maniera feroce quanto il tema delle carceri non possa più essere rinviato né trattato come un argomento secondario”, hanno dichiarato. Dietro le sbarre, dicono, “ci sono persone che vivono fragilità profonde, spesso aggravate dall’isolamento e dalla mancanza di strumenti di sostegno adeguati”.
La dichiarazione di Proietti e Barcaioli richiama l’attenzione sulle gravi criticità del sistema penitenziario umbro. Le carceri regionali sono sovraffollate in modo evidente: dati recenti indicano che complessivamente in Umbria si trovavano 1.593 detenuti a fronte di 1.324 posti previsti. In particolare, a Perugia (Capanne) il livello di affollamento supera del 20% la capienza regolamentare. Questa emergenza si accompagna a una forte carenza di personale. Secondo la relazione del Garante regionale, mancano decine di agenti e specialisti sanitari nelle strutture penitenziarie umbre.
Proietti e Barcaioli hanno ricordato che l’impegno alle riforme non può limitarsi alla mera custodia: “Non può essere solo sorvegliare e punire”. Al contrario, servono percorsi di reinserimento sociale, programmi formativi e soprattutto “un’attenzione reale alla salute mentale” di ogni detenuto. Senza questi strumenti, hanno ammonito, il dolore dei più fragili può tradursi in tragedie come quella di questa giovane donna.
Nel commentare l’istituzione imminente del nuovo Provveditorato regionale per Umbria e Marche a Perugia, Proietti e Barcaioli hanno aggiunto che questo passaggio, “attendevamo da tempo”, potrebbe finalmente “segnare una svolta nella gestione del sistema penitenziario”, a patto di nominare al più presto il dirigente responsabile.
Proseguendo il loro messaggio, Proietti e Barcaioli hanno sottolineato che “occuparsi delle carceri umbre è una questione morale oltre che giuridica, che riguarda la dignità delle persone”. Hanno ribadito l’urgenza di affrontare problemi concreti: ridurre il sovraffollamento, rafforzare il personale, nominare il provveditore regionale e potenziare i servizi di supporto psicologico.
Infine, la presidente e l’assessore si sono impegnati “con determinazione per migliorare le condizioni della comunità carceraria”, assicurando di portare a livello nazionale le istanze dei detenuti e degli agenti penitenziari. “Oggi quelle condizioni non sono garantite – hanno concluso – e questo è un limite che non può più essere ignorato”.