Su Stadio-Clinica si andrà in Tribunale. Una lunga riunione negli uffici comunali di Terni ha fatto da prologo alla definitiva stesura della memoria di costituzione in giudizio di Palazzo Spada e al suo deposito alla cancelleria del TAR dell'Umbria. Finisce, dunque, così il tempo delle mediazioni, degli sherpa, dei contatti informali, dello scambio di PEC e di messaggi per trovare un quadro di composizione della querelle innescata dal ricorso della Regione Umbria contro il progetto di partenariato pubblico-privato per riqualificare lo stadio Liberati grazie al supporto di una struttura sanitaria privata.
Il deposito dell'atto da parte degli avvocati del Comune di Terni, Paolo Gennari e Francesco Silvi, è avvenuto nel pomeriggio a seguito di un incontro che ha coinvolto la struttura comunale competente, guidata dal responsabile del procedimento architetto Piero Giorgini, firmatario della determina contestata da Palazzo Donini, gli assessori più vicini al progetto (Maggi, Schenardi, Iapadre e il vice sindaco Corridore) e i delegati di Ternana Calcio e Stadium, cointeressati dal ricorso regionale.
Sono state limate le strategie difensive della parte resistente in giudizio e apportate alcune modifiche al testo elaborato dagli uffici comunali, che ora consta di 29 pagine fitte di controdeduzioni rispetto alla richiesta di sospensiva cautelare avanzata, per l'avvocatura regionale, dai legali di Palazzo Donini, Luca Benci e Anna Rita Gobbo.

Domani toccherà alle parti controinteressate più rilevanti: la Ternana Calcio, della famiglia di Gianluigi Rizzo e Laura Melis, proponente del progetto, e la Ternana Women, che attende l'esito del giudizio del TAR per completare la cessione dei terreni e del ramo d'azienda clinica.
Saranno assistite in giudizio dall'esperto amministrativista ternano Giovanni Ranalli. La società veicolo Stadium Spa sarà patrocinata dall’avvocato Andrea Carmine Silvestri, dello studio romano Legalit, che ha seguito fin qui tutta la vicenda.
Probabili anche le costituzioni di altre parti cointeressate, come la Provincia di Terni e la USL Umbria 2, partecipanti alla Conferenza dei Servizi decisoria del 2022, chiusasi con parere positivo e prescrizioni.
Sono proprio quelle prescrizioni al centro del giudizio che oppone la Regione Umbria e il Comune di Terni.
Il cuore del contenzioso è la determina con cui il Comune, dopo la conclusione positiva della Conferenza dei Servizi, prende atto che tutte le condizioni poste dai pareri critici sono state superate, compreso l’unico dissenso manifestato dal settore Salute e Welfare della Regione.
La Regione Umbria, ricorrente, lamenta una serie di violazioni: incompetenza del Comune, eccesso di potere, mancanza di motivazione e trasparenza, violazione della normativa sanitaria regionale e nazionale. Chiede l’annullamento degli atti comunali ritenuti lesivi delle attribuzioni regionali sulla programmazione sanitaria.
Di contro, il Comune di Terni, tramite la sua Avvocatura, sostiene che la Regione sia priva di interesse concreto a ricorrere, dal momento che la Conferenza dei Servizi si è chiusa positivamente e la procedura seguita rispetta tutte le norme. Il dissenso del settore sanitario regionale, peraltro non esercitato con gli strumenti previsti, non può bloccare, secondo Palazzo Spada, il percorso avviato, che resta sottoposto a ulteriori verifiche regionali in sede di autorizzazione ed esercizio della struttura sanitaria.
Il dibattito tecnico fra i legali dei due enti si incentra su una distinzione formale e sostanziale fra autorizzazione alla costruzione dello stabile che dovrà ospitare la clinica e autorizzazione all’esercizio dell'attività sanitaria, due fasi distinte del procedimento.
Il Comune sostiene di poter, secondo legge e giurisprudenza amministrativa, rilasciare l’autorizzazione alla realizzazione in presenza di compatibilità con la programmazione regionale (delibera Tesei che assegna 80 posti letto convenzionati alla provincia di Terni), mentre le successive fasi di accreditamento e convenzionamento restano di competenza regionale e saranno avviate solo a struttura realizzata.
La vera battaglia dell'udienza del 18 novembre sarà sulla richiesta di sospensiva cautelare avanzata dalla Regione Umbria.
Il Comune di Terni, tramite il sindaco Stefano Bandecchi, aveva mostrato disponibilità a ridiscutere i contenuti della determina dirigenziale nell'ambito di una composizione collaborativa con la presidente della Regione Stefania Proietti, ma sull'ipotesi di accordo non si è trovata la quadra.
Da Palazzo Spada filtra ottimismo per l'esito del ricorso, che vedrà impegnata come giudice relatore la dottoressa Floriana Venera Di Mauro, giudice di notevole esperienza con un curriculum importante nelle sedi TAR più prestigiose, quelle di Milano e Roma.
La Regione ha sollevato due aspetti necessari per la sospensiva cautelare: il Fumus boni iuris, la presunta fondatezza giuridica del ricorso, cioè l’esistenza di profili di illegittimità o violazione di legge negli atti impugnati. E il Periculum in mora: il rischio concreto, grave e attuale di subire un danno irreparabile.
Mentre Palazzo Donini avrà l’onere di dimostrare l’esistenza di queste due condizioni, a Terni le parti coinvolte sono convinte di poter smontare le argomentazioni regionali e, in caso di accoglimento, di poter ribaltare l’esito di un giudizio negativo di fronte al Consiglio di Stato.
Nel frattempo, la vicenda sta generando reazioni molto pesanti da parte della Ternana e di Stadium, che lamentano nelle diffide inviate alla Regione dell'Umbria il rischio che il castello di aspettative e ritorni economici costruito sul progetto Stadio-Clinica si possa sgretolare.
Documenti alla mano (dal bilancio 2025 del club alle lettere inviate da Melis, Pucci e Mangiarano alla presidente Proietti), il mancato avveramento della plusvalenza da 14 milioni per la cessione del ramo d'azienda clinica determinerebbe un rischio concreto di default del club.
A questo si aggiungono le difficoltà di chiudere le trattative con istituti di credito e investitori per la gestione dell’attività ordinaria e per il finanziamento dell’operazione di riqualificazione dello Stadio, tanto da convincere gli amministratori unici di Ternana e Stadium, Tiziana Pucci e Giuseppe Mangiarano, a paventare la messa in liquidazione delle due società.