E' finita con un nulla di fatto, anzi con un irrigidimento delle posizioni, la telefonata che Stefania Proietti ha fatto in serata a Stefano Bandecchi che era diretto in Campania per la campagna elettorale. In ballo un ultimo tentativo di cercare una strada di collaborazione istituzionale su Stadio-Clinica, che è partito però da presupposti inaccettabili per il Comune di Terni.
Dal giorno in cui la Regione ha deliberato in giunta di adire la via del tribunale amministrativo regionale contro la determina Giorgini, che autorizzava la costruzione del nuovo Stadio Liberati e della clinica privata che dovrà sostenere economicamente l'opera pubblica nell'ambito del project financing, la governatrice non ha cambiato posizione. E anche nel pomeriggio è tornata a chiedereil ritiro della determina, ottenendo - come era preventivabile - il secco no del sindaco Bandecchi, che è convinto della correttezza amministrativa dell'operato degli uffici comunali e dell'esito della Conferenza dei Servizi che aveva autorizzato l'intervento con prescrizioni.
"La presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, ha telefonato e scritto al sindaco di Terni Stefano Bandecchi - recita il comunicato diffuso da Palazzo Donini - invitandolo a far ritirare la determina 2088 del 23 luglio 2025 al fine di ridiscutere tutti i contenuti della vicenda stadio e clinica e far ripartire l’iter. La Presidente ha ribadito, come già fatto nell’incontro del 4 novembre e in tutte le interlocuzioni telefoniche, la ferma volontà della Giunta regionale a ricondurre il percorso nel corretto binario amministrativo, mettendolo in sicurezza, garantendone la realizzazione nel più breve tempo possibile".
Il colloquio, secondo le indiscrezioni raccolte in ambienti del centrosinistra, sarebbe avvenuto dopo un vertice della governatrice coi suoi fedelissimi, assessori, collaboratori più stretti e consiglieri politici. Inizialmente avrebbero dovuto partecipare anche esponenti ternani del centrosinistra, ma poi la scelta è stata quella di soprassedere a un coinvolgimento allargato.
E così la proposta - considerata irricevibile da Palazzo Spada - è ancora quella esplicitata dal senatore PD Walter Verini e già archiviata a Terni come impraticabile. Non solo perché porterebbe al fallimento della Ternana, ma anche perché affosserebbe il progetto nella sua interezza e indivisibilità, secondo il dettato della Legge Stadi e l'esito della Conferenza dei servizi.
"La presidente - continua la nota di Palazzo Donini -. ha ribadito la piena disponibilità della Regione a fare la propria parte per lo stadio sia in termini tecnici ed economici. È volontà della Regione inoltre garantire il pieno riequilibrio territoriale sulla base dei fabbisogni sanitari definiti nel nuovo piano sanitario che sarà portato a compimento nei prossimi mesi".
Insomma, stadio da finanziare separatamente e clinica, che eventualmente verrebbe inserita nel nuovo piano socio-sanitario che deve scontare ancora tempi lunghissimi di partecipazione, stesura, preadozione e approvazione definitiva. Un percorso che durerà almeno un anno e che è fallito già due volte con le passate giunte regionali. Ma questa è un'altra storia.
"In conclusione la presidente ha sottolineato che la piena volontà di risolvere la vicenda - si conclude la nota regionale - e che c’è sempre stata e ci sarà la massima attenzione per i bisogni e alle esigenze della comunità ternana. Un impegno senza precedenti verso il territorio ternano dimostrato in primo luogo dall’Accordo di programma Ast e dall’iter per la realizzazione del nuovo ospedale".
Stefano Bandecchi in viaggio per la Campania sceglie di non ripetere il video della sera precedente, quando aveva parafrasato Winston Churchill affermando rivolto alla presidente Proietti che: "Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra".
Le reazioni che si raccolgono a Palazzo Spada, però sono fra lo stupito e l'irritato per il contenuto della telefonata. Se la proposta da reiterare per l'ennesima volta era l'ultimo tentativo di mediazione, fanno sapere dalla cerchia ristretta dei collaboratori del sindaco Bandecchi, Proietti si sarebbe potuta risparmiare la telefonata. Ma c'è di più, perché nel Palazzo vengono evidenziate quelle che sono considerate "marcate contraddizioni" della posizione regionale, in alcuni casi anche segnate da profili di dubbia legalità.
In Comune rilevano che un sindaco non ha il potere diretto di far ritirare una determina emessa da un dirigente, che ha competenza esclusiva nella gestione amministrativa e nell'adozione degli atti che impegnano l'amministrazione. La revoca o il ritiro di un atto amministrativo spettano al dirigente che lo ha emanato o all’autorità competente per legge o regolamento, non certo al sindaco che infrangerebbe il TUEL. E poi viene fatto notare come Palazzo Donini si contraddica quando pretende di garantire legalità e legittimità dei percorsi ingerendosi e tentando di condizionare le autonome decisioni amministrative di un altro ente nella sua piena autonomia.
Insomma, le parti dall'inizio di questa storia non si sono mosse di un millimetro e le posizioni restano congelate. Come abbiamo detto più volte la via dell'accordo, che era già stretta, è stata resa del tutto impercorribile dalla volontà della Regione di percorrere la soluzione giudiziaria a tutti i costi. Una soluzione della quale si poteva fare a meno se la politica avesse svolto fino in fondo il proprio ruolo senza affidarsi alle toghe e che, a breve, dirà come evolverà la situazione.