24 Sep, 2025 - 15:00

Spoleto, le indagini proseguono: non sono emersi elementi "decisivi"

Spoleto, le indagini proseguono: non sono emersi elementi "decisivi"

Un uomo di 33 anni risulta indagato per l'omicidio di Obi, il 21enne ucciso e fatto a pezzi a Spoleto. Al vaglio degli inquirenti, al momento, gli elementi acquisiti nell'abitazione dell'indagato per l'omicidio del giovane il cui corpo è stato trovato in un sacco a Spoleto ma non sembrano esserci elementi decisivi per il risultato dell'indagine.

Spoleto, cosa sta emergendo dalle indagini?

Un cuoco 33enne di nazionalità ucraina, che abita non distante dal luogo del macabro ritrovamento, è indagato per la morte di Obi, all’anagrafe Bala Sagor, il 21enne originario del Bangladesh ucciso e i cui resti sono stati ritrovati in un sacco in contrada Casette nella serata di lunedì 22 settembre.

I militari hanno esteso i sequestri già in corso all’abitazione del 33enne in via Pietro Conti e anche alla vettura, una Lancia Y, posta sotto sequestro. Come riportato dall'agenzia Ansa, al momento, non sembra siano emersi elementi decisivi per l'indagine, tra quelli al vaglio. I rilievi dei carabinieri, anche quelli specializzati nelle analisi scientifiche, sono proseguiti fino alla tarda serata di ieri. Un punto sulle indagini potrebbe essere fatto in giornata in un vertice tra il procuratore di Spoleto Claudio Cicchella, il sostituto titolare del fascicolo e i carabinieri.

Intanto l'utilitaria (una Lancia Y) dell'indagato sarebbe stata messa sotto sequestro e il sospettato, assistito dall’avvocata di fiducia, Maria Donatella Aiello, ha scelto la via del silenzio durante l’interrogatorio avvenuto nel tardo pomeriggio di venerdì nella caserma dei Carabinieri di Spoleto, alla presenza del procuratore capo Claudio Cicchella.

Possibile, secondo gli inquirenti, che a scatenare la furia assassina dell'uomo sia stato un litigio scoppiato per motivi economici. Il 33enne, stando alle verifiche effettuate dai carabinieri, aveva problemi di denaro e, in più di un'occasione, aveva chiesto prestiti e anticipi sugli stipendi.

Omicidio Obi a Spoleto, cosa sappiamo fino a ora?

Come gli investigatori siano arrivati a lui resta coperto dal riserbo istruttorio. Un punto, tuttavia, sembra consolidarsi: le telecamere di sorveglianza di via Primo Maggio – la strada in cui lunedì sera è stato rinvenuto il sacco con i resti – avrebbero registrato movimenti ritenuti interessanti dagli inquirenti.

C’è poi un altro elemento al vaglio: il 33enne e Obi si conoscevano. Fino a dicembre 2024 avevano infatti condiviso la cucina di un ristorante del centro storico. In questo quadro si inserisce l’ipotesi – non confermata – di un prestito di denaro che la vittima avrebbe concesso al sospettato senza riuscire a rientrare della somma, scenario che aprirebbe al movente di una lite degenerata.

La cronologia degli eventi: dalla scomparsa al ritrovamento

Obi, originario del Bangladesh e in Italia da due anni, viveva tra Spoleto e la frazione di Baiano, dove era ospite di una struttura d’accoglienza. Lavorava come aiuto cuoco. Di lui si perdono le tracce giovedì 18 settembre, verso le 11.00. Gli amici denunciano la scomparsa, il telefono risulta spento, nessuno sa niente.

Lunedì 22 settembre, intorno alle 19.00, un residente del quartiere Casette nota una bici elettrica abbandonata e un grande sacco nero in un’area tra i giardini e i binari. La chiamata ai Carabinieri porta alla scoperta dei resti umani. La bicicletta viene riconosciuta come quella del 21enne: un tassello che indirizza da subito l’identificazione.

La Procura ha disposto l’autopsia sui resti: dovrà chiarire causa della morte, arma, ora del decesso e compatibilità con eventuali scenari di smembramento successivo. Resta un elemento ancora oscuro e inquietante: gli arti superiori e inferiori non sono stati rinvenuti. La raccolta dei rifiuti nella zona è stata sospesa per consentire ispezioni a tappeto di cassonetti e pertinenze; finora senza esito.

L'accusa formulata è quella di omicidio e ora c'è un primo iscritto nel registro degli indagati. Dalla Procura, però, emerge un invito alla massima prudenza.

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Emanuele Landi
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